La Scienza e l'uomo


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Il negazionismo nello Spazio

. Intervista al Mauro Canali, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Camerino l

di Emanuela Gialli
(e.gialli@rai.it)

La morte di Neil Armstrong ha riportato alla luce vetuste teorie che confutano la discesa dell’uomo sulla Luna. Al di là dell’opinabile gusto nel rispolverare presunte tesi in tale triste occasione, restano i fatti, dall’indiscutibile fondamento scientifico, che le contrastano. Intervista al Mauro Canali, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Camerino.

In quale contesto geopolitico è maturata la sfida della Nasa e dell’esplorazione umana dello Spazio negli anni Sessanta?
Paradossalmente, questa sfida spaziale inizia e muove i primi passi in un periodo in cui viene avviata tra le due superpotenze Urss e Usa quello che poi fu chiamata una fase di “disgelo”, nel senso che i due colossi mondiali iniziano una sorta di dialogo a distanza che lascia ben sperare sull’abbandono sostanzialmente di quello che era stato fino a quel momento “l’equilibrio del terrore”. Ricordiamo che le due potenze avevano entrambe armi nucleari e quindi in qualche modo non si combattevano in guerra aperta, ma la consapevolezza che l’altro avversario-nemico avesse armi micidiali costringeva i due a una sorta di guerra a distanza, cosiddetta “Guerra fredda”.

Cosa succede negli anni ’50?
A partire dalla metà degli anni Cinquanta fino alla metà degli anni Sessanta si assiste a un tentativo di disgelo, cioè quel tentativo di confronto che fino a quel momento si era mosso sul piano della minaccia militare si sposta sulla competitività economica. E quel periodo coincide con la morte di Stalin, l’avvio da parte di Krusciov della destabilizzazione e quindi l’apertura anche all’interno verso un clima di cultura politica un po’ più aperto. Poi c’è un terzo personaggio che sale alla ribalta della scena internazionale che è Papa Roncalli. C’è l’elezione al soglio pontificio di Giovanni XXIII, nel 1958. Si deve tenere presente che fino al ’58 Pio XII aveva in qualche modo ancorato la Chiesa a una posizione di intransigenza verso il mondo comunista, di scomunicare chi in Italia avesse votato il partito comunista.

Con Giovanni XXIII c’è un cambiamento?
Ecco, con Papa Roncalli si assiste a una politica di maggiore equidistanza verso questi due mondi. E l’ultima cosa da notare è l’avvento alla presidenza degli Stati Uniti di John Fitzgerald Kennedy, che succede a Einsenhower. Però, con l’inizio della corsa alla Spazio, questi elementi di disgelo si mescolano in modo contraddittorio ad elementi di crisi politica. Quindi quello che avviene è un processo che si muove in modo tortuoso con forte volontà da parte dei protagonisti mondiali a trovare un dialogo, ma con ricorrenti crisi, qualcuna che mette in discussione la pace nel mondo. Come la crisi dei missili a Cuba, nel 1961. Quindi è un momento abbastanza contraddittorio. Una cosa è certa: che tutti sono consapevoli , in particolare le due superpotenze, che la corsa allo Spazio non è soltanto una rincorsa verso un primato scientifico, e quindi di prestigio, ma è anche la corsa ad acquistare il dominio di questa nuova dimensione dello Spazio, molto importante per controllare la Terra, il pianeta.

Quindi si trasferisce negli spazi siderali una competizione che sulla Terra si stava smorzando per una serie di fatti concomitanti.
Esatto. Si trasporta nello Spazio questa tendenza sì a un dialogo, ma anche a una competizione che comunque non significava l’abbandono da parte dell’Unione Sovietica dell’obiettivo di espandere il proprio sistema politico, ma di trasferirlo su un terreno di maggiore competizione industriale, scientifica e agricola. In questo periodo, ad esempio, ricordo il primo viaggio di Krusciov negli Stati Uniti, nel ’59, invitato da Einsenhower. Ricordo il primo discorso all’Onu di Krusciov, che passò come un’icona del Novecento, la foto di Krusciov che batte con la scarpa sul seggio delle Nazioni Unite, reclamando un maggiore riconoscimento per l’autorità e la potenza dell’Unione Sovietica. Però ricordo quasi contemporaneamente la gravissima crisi dei missili a Cuba, quando la Russia cerca di installare testate atomiche a Cuba e non ci riesce solo per la grande fermezza di Kennedy,che stava muovendo i suoi primi passi alla presidenza Usa, e che porta il mondo sull’orlo di una guerra atomica, che sarebbe stata terribile e fatale per il pianeta.

Poi interviene il muro di Berlino.
Che serve per capire questa divisione del mondo che continua ad esserci anche in modo critico, tragico e drammatico. Ecco, in tutto questo la corsa allo Spazio assume una valenza importantissima. Perché. Intanto, perché consente all’Unione Sovietica, ad esempio con il lancio del primo Sputnik.

Nel 1957.
Esatto. Come viene utilizzato dal punto di vista propagandistico? L’impatto è enorme. Scuote il mondo occidentale. L’Unione Sovietica dimostra un primato tecnologico, in un settore nuovissimo, che in qualche modo era stato sottaciuto. Anzi, era stato dato per scontato che su quel terreno che gli Stati Uniti fossero avanti.

E quindi grande stupore.
Ma anche shock.

E schiaffo alla potenza tecnologica degli Stati Uniti.
E certo. Uno schiaffo che viene seguito immediatamente da altri schiaffi. Subito dopo il primo lancio dello Sputnik, c’è un altro lancio dello Sputnik, un mese dopo, con la cagnetta Laika. Un fatto di un’importanza enorme. Perché qui c’è un essere vivente che viene mandato in orbita.

E come rispondono gli americani?
Nel gennaio del 1958 con il primo satellite, l’Explorer. Ma la Russia, un anno dopo, fa subito un passo avanti e manda verso la luna la serie dei Lunik, 1-2-3. Ricordo il Lunik 2 del settembre del ’59 che è il primo oggetto costruito dall’uomo che tocca il suolo lunare. Poi finisce per schiantarsi sulla Luna, ma anche qui grande impressione. Poi la Russia lancia Lunik 3, che gira intorno alla Luna e fotografa per la prima volta la faccia nascosta della Luna e ce la trasmette. E gli Stati Uniti sembrano, come dire, impotenti.

Poi è la volta di Yuri Gagarin.
Sì. E qui è uno shock più grande per gli Stati Uniti. Perché qui siamo all’uomo che comincia ad abitare lo Spazio.

Quindi si era innescata una forte competizione tra le due superpotenze.
La risposta degli Stati Uniti è con Shepard. Viene chiamato ironicamente in quel periodo dai giornali “l’uomo cannone”. Perché non è un’orbita intorno alla Terra ma è un lancio suborbitale. E questo avviene nel maggio 1961.

E la Russia come risponde?
Nell’agosto del 1961 i russi mandano Titov, a bordo del Vostok 2, nella prima attività extra-veicolare. I russi mandano in giro foto dove si vede questo secondo astronauta, anzi cosmonauta, come lo chiamavano, attaccato con un cordone che esce dalla navicella e si muove nello Spazio. Ma prima ancora c’è l’intervento, credo decisivo, il soprassalto d’orgoglio americano, con il famoso discorso di Kennedy del 25 maggio del 1961, dove lui davanti al Congresso dice: “Noi, prima che finiscano gli anni Sessanta, manderemo un uomo sulla Luna, lo faremo camminare sulla Luna e lo riporteremo sulla Terra sano e salvo”.

E questo è stato un modo per alzare la posta da parte degli Stati Uniti.
E’ stato un modo di rispondere e di chiedere soldi al Congresso. E mettono così in piedi una gigantesca operazione di drenaggio dei soldi dal budget pubblico, che vengono dirottati sulla Nasa.

Da quel momento in avanti che succede?
Comincia l’operazione. L’anno dopo va su John Glenn, intorno alla Terra, e mettono subito in cantiere i 7 astronauti, tra cui ci sarà anche Armstrong, che saranno i primi a inaugurare il progetto Mercury, che termina nel 1967 proprio con l’avvio dell’Apollo.

In questi anni di impegno per gli Stati Uniti la Russia che fa?
Si muove in un’altra direzione. Punta a un altro obiettivo: la stazione spaziale. Non quella attualmente in orbita. Mi riferisco alla Mir. Per tentare di raggiungere la Luna attraverso questa stazione spaziale.

E il disgelo Urss-Usa che fine fa?
Si interrompe bruscamente con la morte di Kennedy, nel novembre del 1963, con la caduta di Krusciov e l’avvento di Breznev, durante il quale si registra un inasprimento della “Guerra fredda”. E il contributo americano alla guerra del Vietnam. A questo punto la corsa allo Spazio assume decisamente il carattere che comunque già aveva di corsa al prestigio, con scopi apertamente militari.

Di controllo, dunque.
Sì, di controllo intorno alla Terra e comunque di ormai, per quanto riguarda la conquista della Luna, di puro prestigio. Con tutta un’altra serie di lanci, a carattere scientifico, ma anche con lo scudo spaziale. Vengono progettati missili intercontinentali che riescono a portare testate atomiche sul territorio nemico e lo scudo spaziale diventa una risposta alla minaccia atomica dei missili intercontinentali. E questi sono gli anni più bui della “Guerra fredda”.

Fino agli anni ’80.
Sì, fine anni Sessanta, tutti gli anni Settanta e fino a metà degli anni Ottanta. Si deve aspettare l’epoca Gorbaciov e la presidenza Reagan perché si riapra un discorso tra le due superpotenze sugli equilibri atomici.

Il resto è più vicino ai giorni nostri. Vorrei terminare questa intervista con una considerazione. Questo excursus è utile e ci fa bene, perché si comprendono meglio i meccanismi e i processi della Storia, che avvolgono anche quelle che sono le conquiste della Scienza. Però, in tutto questo, visto che la discesa degli uomini sulla Luna è il risultato di un processo che è durato almeno dieci anni, come è potuta emergere questa teoria secondo la quale quel tocco del suolo lunare da parte dell’uomo è frutto di una ricostruzione cinematografica?
Guardi, io adesso le dico negli ambienti scientifici più seri non si discute di questo. Chi sostiene questo è un “outsider” della Scienza, gente che si diletta a dire queste cose. Io non ho mai trovato una voce autorevole in campo scientifico, nella schiera di scienziati, che abbia osato mettere in discussione tutto il processo di avvicinamento e di allunaggio. Basti pensare alle centinaia di migliaia di tecnici e scienziati che hanno lavorato attorno a questi progetti. Sarebbero tutti complici di un complotto? E poi ci sono prove oggettive. Ormai si fotografano le cose lasciate dai satelliti che orbitano intorno alla Luna. Gòi stessi oggetti lasciati dall’uomo sulla Luna confutano questa teoria.

Questi sono fatti.
Sì e pensiamo al dramma dell’Apollo 13. E’ stata tutta una scena, una montatura?

Per questo è importante riepilogare i fatti. Possiamo derubricare quella che da alcuni viene definita come teoria, invece come una chiacchiera destituita di fondamento?
Ma sì, sono chiacchiere che anche in altri settori emergono. C’è una parte del mondo, quella malata di complottismo, che si muove e vive, grazie anche agli interessi che ci sono sotto, di queste tesi. E poi c’è quell’elemento di anti-americanismo che è cieco. Facciamo parlare la scienza.