Isaac sferza la Louisiana


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Uragani, come si formano e come si misurano

Esperto, con cambio clima in futuro più forti e più estesi uragano_296

L'Uragano Isaac ha raggiunto gli Usa con venti che raggiungono i 130 chilometri orari. Ed è proprio in base alla velocità del vento che viene effettuata la classificazione di fenomeni come gli uragani, che secondo gli esperti con la 'tropicalizzazione' dei mari in futuro potrebbero essere più forti e arrivare a latitudini impensabili, anche a Washington.

Gli uragani si formano nelle zone tropicali e subtropicali, quando la temperatura del mare raggiunge i 25-27 gradi formando perturbazioni che portano in alto l'aria calda e umida. Questa, arrivata in quota, si condensa e attira altra aria calda provocando così una sorta di reazione a catena.

Nel frattempo, le correnti d'aria circostanti cominciano a ruotare in senso antiorario (in quello orario nell'emisfero meridionale) a causa della rotazione terrestre, trascinando con se' le nuvole della perturbazione. Man mano che sale a nord, l'uragano perde la sua energia.

E arrivato sulla terraferma, a causa della frizione dei venti con il suolo, comincia a indebolirsi in modo consistente e poi si disintegra, a meno che non venga alimentato nuovamente dal calore e dall'umidita' del mare.

La scala d'intensità messa a punto nel 1969 dall'ingegnere Herb Saffir e dal metereologo Bob Simpson si basa sulla misurazione della massima velocita' continua del vento, rilevata a 10 metri di altezza. La scala è divisa in due parti, con due categorie iniziali riservate alle tempeste (da 0 a 62 Kmh e da 63 a 177 Kmh) seguite da altre cinque per gli uragani, l'ultima delle quali, definita 'catastrofica', con venti che superano i 250 chilometri orari. La scala non tiene conto di effetti collaterali come rovesci d'acqua e inondazioni.

Secondo Vincenzo Ferrara, climatologo dell'Enea, ''dal 1970 al 2005-2006 il numero degli uragani non è aumentato, ma negli anni la potenza e' sempre piu' distruttiva. Per quelli più violenti è superiore all'impatto di una bomba atomica''.

Per Ferrara, inoltre, con la 'tropicalizzazione' dei mari causata dai cambiamenti climatici gli uragani del futuro saranno più forti e potrebbero arrivare a latitudini impensabili. ''Negli ultimi anni abbiamo visto che le temperature dell'acqua si stanno scaldando tanto che la zona definita come tropici diventa sempre più larga - spiega l'esperto -. Questo fa sì che ci sia più energia accumulata dai mari che dà vita a uragani più forti e in grado di spingersi sempre più a nord, sia sull'Atlantico che sul Pacifico. In un futuro potremmo vedere colpita anche la stessa capitale degli Usa, Washington''.