Fanno bene le leggi anti 'bionde'

-26% infarti gravi tra non fumatori, i benefici maggiori nei giovani g

Le leggi antifumo fanno bene al cuore. Soprattutto a quello dei non fumatori, vittime delle 'bionde' altrui. Uno studio, presentato al Congresso dei cardiologi europei (Esc 2012), ha calcolato i benefici delle normative che mettono al bando le sigarette nei luoghi pubblici, varate in molti Paesi europei, Italia compresa.

Il divieto di fumo in bar e ristoranti, calcolano gli autori, si traduce in un calo pari al 16% degli infarti gravi nella popolazione generale (tabagisti e non). La riduzione riguarda essenzialmente i non fumatori, fra i quali gli attacchi cardiaci si riducono di oltre un quarto (-26%), mentre il numero di infarti tra i fumatori resta più o meno stabile, anzi aumenta di un 4%. In particolare, tra chi non fuma i vantaggi maggiori in termini di infarti evitati li fanno registrare i giovani: grazie alle leggi contro la sigaretta passiva, negli under 65 la riduzione e' del 31%. Un calo di quasi un terzo.

"La nostra ricerca suggerisce che i non fumatori, soprattutto quelli under 65, traggono grandi benefici dalle leggi contro il fumo passivo", commenta Schmucker. "Queste normative sono quindi la strada giusta contro uno dei primi killer cardiovascolari, e vanno adottate da sempre più Paesi - raccomanda lo specialista - per riuscire ad abbattere ulteriormente gli infarti Stemi nel prossimo futuro".

Un altro studio presentato al meeting annuale della Società europea di cardiologia ha indagato sul meccanismo attraverso il quale la sigaretta passiva avvelena i non fumatori. La conclusione è che respirare il fumo altrui, anche per pochi minuti, aumenta l'attivazione piastrinica: un passaggio chiave nella cascata di eventi che favorisce la formazione di 'tappi' nelle arterie, le autostrade del sangue.

La ricerca ha coinvolto 55 giovani volontari sani non fumatori (30% maschi) ai quali, prima e dopo aver trascorso un'ora in un 'fumoir', sono stati misurati nel sangue tre parametri indicatori del grado di attivazione piastrinica (volume di piastrine, livelli di carbossiemoglobina e livelli di lattato). Tutti e tre aumentavano dopo il tempo passato nella smoking room. ''Abbiamo evidenziato - spiega Kaya - che un'ora di esposizione al fumo passivo è sufficiente ad aumentare l'attivazione piastrinica, che quindi sembra essere il meccanismo con il quale il fumo passivo aumenta il rischio di trombosi nei non fumatori senza problemi di salute''. Secondo lo studioso, ''è probabile che l'effetto del fumo passivo sulle 'spie' di attivazione piastrinica sia ancora più marcato per periodi di esposizione superiori''.