Dal 2007 al 2011 creati 55mila posti di lavoro


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La cultura paga, aziende a caccia di laureati

Unioncamere: ma pezzo di carta non basta, serve l'esperienza laureato_estero_296

Le imprese della cultura hanno fame di laureati. Secondo l'indagine Excelsior, realizzata da Unioncamere e Ministero del Lavoro e presentata al Meeting di Rimini, la domanda di lavoro in questo settore si dimostra molto orientata verso figure di alto profilo (quasi la metà delle assunzioni non stagionali programmate quest'anno riguardano professioni high-skill), quando nel caso delle altre imprese dell'industria e dei servizi non si va oltre un quinto del totale.

Dietro all'innalzamento qualitativo del fabbisogno occupazionale delle industrie culturali risiede un'elevata attenzione nei confronti del titolo di studio, che si tramuta in un'ampia richiesta di laureati (quasi 30 assunzioni non stagionali su 100 nel 2012, piu' del doppio rispetto alle altre imprese, dove questa quota supera di poco il 14%).

Ma tra i titoli di studio richiesti gli indirizzi umanistici trovano poco spazio: le imprese del sistema produttivo culturale - secondo l'indagine Unioncamere-Ministero del Lavoro - manifestano piuttosto forte attenzione verso indirizzi dall'elevato contenuto scientifico, tecnologico, così come strettamente tecnico.

Tra i primi cinque indirizzi di laurea richiesti, ben tre sono legati all'ingegneria, a cui si affiancano quello scientifico-matematico assieme a quello economico. Basti pensare che il solo indirizzo dell'ingegneria elettronica e dell'informazione assorbe poco più di un terzo del totale assunzioni di laureati previste.

Inoltre, a contare è anche l'esperienza: una volta usciti dal percorso di studi i giovani non sembrano trovare maggiori spazi occupazionali nelle imprese legate alla cultura rispetto alle altre imprese. A riprova della specificità del settore, vale sottolineare il valore dato all'esperienza ai fini dell'assunzione. Per lavorare nel mondo della cultura ne serve decisamente di più rispetto agli altri tipi di imprese: la ritiene importante al momento dell'assunzione il 63,6 contro 53,4% della media delle imprese, con un picco del 71% per le professioni strettamente culturali.