Julian Assange


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L'odissea giudiziaria di Mr. Wikileaks

Chiuso in ambasciata, inseguito dalla Svezia con lo spettro Usa assange_estradizione_296

L'asilo politico concesso dall'Ecuador a Julian Assange - che però si trova bloccato nell'ambasciata del Paese latinoamericano a Londra, dove il governo britannico non intende fargli lasciare la sede diplomatica da "uomo libero" - complica ulteriormente la già intricata e lunga vicenda diplomatico-giudiziaria dell'australiano cofondatore di Wikileaks.

Assange si considera perseguitato per aver rivelato migliaia di documenti riservati della diplomazia statunitense, e non solo, su Wikileaks. L'australiano è inseguito dalla giustizia della Svezia, Paese dove ha vissuto e dove due donne lo accusano di delitti di natura sessuale, una pendenza giudiziaria che lui e i suoi sostenitori ritengono pretestuosa. Nella loro accusa, presentata nell'agosto del 2010, entrambe hanno sostenuto di essere state vittime di abusi: interrogato dalla polizia, Assange ha negato ogni addebito, sostenendo di aver avuto rapporti sessuali consensuali con le due svedesi e di non aver compiuto alcun reato.

Il 27 agosto del 2010 il fondatore di Wikileaks ha lasciato la Svezia per la Gran Bretagna e qualche giorno dopo una pm di Stoccolma, Marianne Ny, ha richiesto il suo arresto per poterlo interrogare. Dopo una serie di ricorsi legali, il 6 dicembre 2011 la polizia britannica ha comunicato al cofondatore di Wikileaks che era stato emesso un mandato europeo di arresto per i delitti di prevaricazione e abuso sessuale.

Assange si è presentato alla polizia a Londra ed è stato arrestato, ma il 16 dicembre ha ottenuto la libertà su cauzione. I giudici gli hanno concesso gli arresti domiciliari nell'abitazione di un amico a Ellingham Hall, nel Norfolk, con l'obbligo di indossare un braccialetto elettronico. Fra febbraio a giugno gli avvocati di Assange hanno presentato una serie di ricorsi presso le autorità giudiziarie britanniche, sostenendo che la sua estradizione in Svezia doveva essere negata per una lunga serie di ragioni.

Il 30 maggio la Corte Suprema britannica ha respinto l'ennesimo ricorso dei suoi avvocati contro l'estradizione ed è quindi maturata la decisione di rifugiarsi, lo scorso 19 giugno, nella missione diplomatica dell'Ecuador a Londra, e di chiedere a Quito l'asilo politico. Assange si considera infatti perseguitato.

L'ex magistrato spagnolo Baltasar Garzon, che coordina la difesa di Assange, il 3 agosto ha dichiarato che l'australiano non teme l'estradizione verso la Svezia. Il suo vero timore - ha precisato - e che questa possa "rivelarsi una cortina fumogena per coprire la sua consegna agli Stati Uniti", dove potrebbe essere processato per spionaggio e dove rischia pene molto severe.