Il parere dell'esperto


Stampa

'Marte non sarà mai abitabile'

Intervista a Paolo Ferri, responsabile delle operazioni delle missioni interplanetarie dell’Esa curiosity_296

di Emanuela Gialli
(e.gialli@rai.it)

Curosity, il rover della Nasa, è atterrato su Marte lunedì scorso, 6 agosto. Come un turista, ha cominciato a inviare foto di sé e dell’ambiente che lo circonda. Sono immagini che per il momento non hanno un particolare valore scientifico, sono soltanto “prove di trasmissione”. Ogni ripresa inviata finora sta infatti a confermare che i sistemi a bordo funzionano e che non si sono danneggiati durante il complesso atterraggio.

“Good luck” allora a Curiosity, che per i prossimi due anni dovrà percorrere 20 km all’interno del cratere dove è atterrato che ne misura, di diametro, 50.

Un missione targata Usa, quella del robot-laboratorio, che parla comunque italiano. Grazie all’”Autoritratto” e al “Codice sul volo degli uccelli” di Leonardo da Vinci che la Rai, con il programma “Leonardo”, realizzato dalla redazione giornalistica e dal Centro di Produzione Tv di Torino, ha chiesto di inviare a bordo di Curiosity, qualche giorno prima della sua partenza, a novembre del 2011.

E parla italiano anche per le nostre tante “eccellenze” presenti negli ambiti della Ricerca, in questo caso spaziale, che accompagnano missioni così sofisticate e ambiziose. L’Europa segue con il suo satellite, Mars Express dell’Agenzia spaziale europea, da anni in orbita intorno a Marte, l’escursione di Curiosity sul pianeta rosso e soprattutto l’invio delle immagini alla Terra.

Televideo ha intervistato Paolo Ferri, responsabile delle operazioni delle missioni interplanetarie dell’Esa, nella sede di Darmstadt, in Germania.

Le immagini che sta mandando in questi giorni Curiosity non sono particolarmente significative dal punto di vista scientifico. Se il rover della Nasa avesse un profilo, sarebbero foto da allegare alle mappe di Facebook.
In effetti è così. Lei immagini un complesso laboratorio scientifico che viaggia per nove mesi nello Spazio e poi atterra su Marte. Anche se è stato soffice, l’atterraggio è stato decisamente difficile per i delicati strumenti a bordo. E tutto deve essere testato e provato. Le prime immagini servono soprattutto a verificare che tutto funzioni e a calibrare le telecamere che ci sono a bordo.

La zona di Marte dove Curiosity è atterrato, un cratere, che caratteristiche ha e in base a quali criteri è stata scelta dalla Nasa?
Il processo per scegliere l’area di atterraggio è stato molto complesso, ha coinvolto decine e decine di scienziati, ingegneri anche, per più di un anno. Questo cratere, che si chiama Gale, è molto interessante per vari motivi. Prima di tutto si trova ai margini delle terre del Nord di Marte che sono decisamente più basse rispetto alla parte centrale e meridionale del pianeta. L’interesse per questa zona è legata al fatto che si cercano segni possibili di vita passata, di vita legata all’acqua. L’acqua va sempre verso le parti bassi quindi si pensa che nelle pianure basse del Nord ci siano più possibilità di trovare queste tracce. Il cratere è grande ed espone tantissimi strati sotto la superficie. Quindi atterrare in un cratere permette di andare a vedere i vari strati, se si riesce a viaggiare nelle zone giuste di questo cratere. E’ dunque una zona ideale, dal punto di vista scientifico. Dal punto di vista ingegneristico, c’è da dire che non è che si può atterrare ovunque su Marte. E’ una questione di traiettoria, di densità dell’atmosfera e di terreno: non si voleva atterrare in zona troppo accidentata, per non rischiare il ribaltamento del rover. E le prime immagini confermano che l’atterraggio è stato dolce e che il terreno intorno è ideale per il movimento del robot.

Le strumentazioni a bordo di Curiosity permettono di andare oltre lo strato superficiale dell’area dove il rover è atterrato?
Si è possibile, ma di poco. Nel senso che possono raccogliere campioni scavati nella roccia, anche roccia molto dura, ma entro pochi centimetri. Il rover diciamo analizzerà la composizione chimica del terreno e può acquisire fino a settanta campioni per tutta la sua vita (due anni, ndr). Può scaldare i campioni e analizzare nel suo laboratorio con spettrometri la loro composizione, ma non può scavare più di qualche centimetro sotto la roccia.

Perché il suolo di Marte ha una natura rocciosa, vero? Anche nelle zone pianeggiante, dove sostanzialmente c’è sabbia?
Esattamente. La polvere superficiale non è molto profonda. Anche perché su Marte c’è poca atmosfera e ci sono dei venti. A meno che non si vada in una duna, ma questa è una cosa che si è cercato di evitare. Se non si vanno a cercare le dune, dunque, si cammina su un terreno roccioso, sopra qualche centimetro al massimo di polvere. E poi si va cercare delle rocce isolate, oppure delle zone impervie, dove non c’è assolutamente polvere, ma si possono osservare gli strati e anche analizzarli.

Nei suoi due anni programmati di vita, Curiosity resterà all’interno di questo cratere?
Sì. Il cratere ha un diametro di 50 km e Curiosity può viaggiare fino a 20 km. Ma secondo me, in base al successo dei rover precedenti, che erano molto più limitati e che hanno viaggiato per anni, si andrà anche oltre i 20 km.. Ma è stato progettato per questa distanza. E comunque resterà all’interno del cratere.

Una domanda pragmatica. Supponiamo che su Marte ci sia stata qualche miliardo di anni fa una forma di vita. Adesso però le condizioni, anche per una vita umana, sono totalmente proibitive, perché è un pianeta freddo, per le tempeste, le radiazioni solari. Come si può pensare che possa diventare la nostra Terra suppletiva?
Pensare che si possa abitare su Marte in un futuro è più una cosa da fantascienza. C’è persino gente che dice che si può “terraformare” Marte, cioè che si possono mettere delle piante. Il vero obiettivo della ricerca su Marte non è di trovare forma di vita passata o presente particolarmente evoluta, come animali o piante. Si cercano invece tracce di vita microscopica o segni di batteri, di vita microbiologica praticamente. E l’obiettivo non è quello di verificare se ci si può abitare: con quell’atmosfera molto sottile che ha, con l’esposizione alle radiazioni e alle variazioni termiche non è un ambiente abitabile e non lo sarà mai.

Quindi Marte potrà diventare al massimo un laboratorio, a disposizione dell’uomo. Perché un domani l’uomo potrebbe scendere su Marte, fare i prelievi che attualmente fanno i robot e farli più mirati ed efficaci, dal punto di vista dei risultati.
Qui in effetti c’è un grande dibattito. Se l’obiettivo è vedere la storia di Marte e farne un paragone con il nostro pianeta, questo avrebbe una natura scientifica. Scoprire tracce di vita su questo pianeta a fianco al nostro significherebbe dire che la vita è abbastanza diffusa nell’ Universo sarebbe una rivoluzione filosofica, più che scientifica. L’obiettivo fondamentale comunque non è quello necessariamente di portare su Marte degli esseri umani. C’è chi sostiene che l’essere umano, come si è visto con l’ultima missione sulla Luna quando fu mandato un geologo, garantisce un salto di qualità nella ricerca. E’ chiaro che l’uomo è tutta un’altra cosa. Se questo, inviare l’uomo su Marte, valga la pena in fatto di investimenti e tecnologia necessaria è ancora in discussione. L’aspirazione resta comunque quella di atterrare un giorno con un uomo su Marte.

Quanto dista Marte dalla Terra?
Marte gira intorno al sole a una distanza che è una volta e mezza quella della Terra. Se la Terra gira a una distanza di 150 milioni di km dal Sole, Marte è altri 70-75 milioni di km più lontano. Questo vuol dire che a seconda di dove i due pianeti sono nell’orbita, possono essere a circa 70 milioni di km di distanza, questa è la più vicina, o addirittura a 200-220 km di distanza. In questo momento Marte è a 250 milioni di km di distanza da noi. Quali sono i riferimenti cronologici per Marte? L’anno marziano è pari a circa due anni terrestri, che è il tempo che impiega per ruotare intorno al Sole. La rotazione su sé stesso, intorno al proprio asse, avviene in circa 23-24 ore, quindi molto simile a quella della Terra. Un giorno marziano si chiama “sol”.

Perché l’atmosfera è così sottile su Marte?
Marte è molto più piccolo della Terra, è un quarto della Terra, ha meno gravità e attraverso vari processi geologici, che si stanno studiando, ha sviluppato un’atmosfera non è densa come quella terrestre, addirittura è del 2-3% della densità dell’atmosfera terrestre.

Un’atmosfera più densa è uno scudo intorno al pianeta, lo protegge. E’ così?
Esattamente. Si pensi alle radiazioni. La terra ha uno “scudo” di ozono che protegge dalle radiazioni solari. Su Marte no. Sulla Terra ci possono essere nubi, venti, spostamenti di vapore acqueo, tutti elementi che aiutano a mitigare l’effetto diretto delle radiazioni solari. Su Marte, ripeto, non è così.

La Terra sappiamo che dentro è in continuo movimento, con i vulcani, con le placche che si muovono e che danno origine ai terremoti, quindi c’è un’energia molto forte negli strati più profondi del nostro pianeta che io associo a un’energia molto calda. Mentre Marte è tutta roccia, fino in profondità, oppure ci sono movimenti tellurici simili ai nostri. C’è un magma nel cuore di Marte?
Si pensa di sì, che non sia semplicemente un pianeta morto all’interno. Però quello che sicuramente non c’è oggi è il vulcanismo e la tettonica a zolle come sulla Terra che determina la fuoriuscita di magma. Ma il fenomeno vulcanico sicuramente c’è stato nel passato, tanto è vero che su Marte c’è il vulcano più alto del sistema solare, che misura 23 km. Praticamente tre volte l’Everest. Quindi possiamo dire che la crosta è morta, però all’interno ci sono strati più vivi.

Per chiudere vorrei tornare al dibattito uomo sì, uomo no su Marte. L’Esa è divisa da questo punto di vista o segue un obiettivo unitario, univoco?
L’obiettivo rimane non solo all’interno dell’Agenzia spaziale europea, ma addirittura tra le varie agenzie mondiali. Tutti sono convinti che il volo umano nello Spazio debba continuare e che una delle destinazioni che dà più senso al volo umano è proprio Marte. Ad esempio, in questo momento la Nasa sta pensando non se andarci o non andarci, ma come arrivarci. Sta ipotizzando delle tappe intermedie. Nessuno mette in dubbio che in un certo futuro l’uomo arriverà su Marte, che l’uomo debba lasciare la Luna, la Terra e andare su altri pianeti. Il vero dibattito è all’interno della comunità scientifica, che ritiene che sì mandando degli uomini si ottengono risultati scientifici importanti, ma vale la pena spendere cifre notevolmente superiori a quelle previste per l’invio di robot? Le agenzie nazionali, come l’Esa, la Nasa e quelle di russi e cinesi perseguono un obiettivo che non è solo puramente scientifico, ma anche politico e tecnologico. Il volo umano è una sfida incredibile ed è un catalizzatore politico molto importante. C’è gente che sostiene che se si perdesse il sogno del volo umano verso i pianeti si perderebbe addirittura l’interesse a studiare i pianeti. E’ una tesi eccessiva, ma dà l’idea degli interessi coinvolti.

Perché la scienza si alimenta di scienza e ciò è comprensibile. Però bisogna anche considerare che mettere a rischio la vita di uomini e donne per andare su Marte quando vediamo che sono utili anche i robot fa riflettere. L’Esa parteciperà alle future missioni di robot su Marte nel 2016 e nel 2018?
Devo precisare che ancora non è intervenuta l’autorizzazione della Conferenza interministeriale di tutte le Nazioni che partecipano all’Esa. La decisione arriverà alla fine di novembre. Solo allora il programma prenderà forma. Intanto, noi dobbiamo prepararci. Noi a Darmstadt lavoriamo sul “segmento di Terra”, su stazioni, computer, centri di controllo che serviranno a questa missione, e anche l’industria europea, dove quella italiana gioca un ruolo importante, si sta preparando sul “segmento di volo”, cioè i satelliti e gli altri dispositivi che arriveranno su Marte. Ma l’approvazione arriverà alla fine di novembre.

Le date sono il 2016 e il 2018?
La prima missione non è un rover è un satellite che resterà in orbita intorno a Marte e servirà solo per misure scientifiche e per fare da ponte di comunicazione per gli elementi che atterreranno su Marte. Ci sarà anche un modulo di atterraggio che però non è un rover, in pratica non si muoverà, resterà fermo sul suolo di Marte. La seconda missione del 2018 invece è molto simile a Curiosity, ma il rover dell’Esa sarà molto più piccolo. Gli americani lo fanno già da 30 anni e sono più avanti.