Strage alla prima di Batman


Stampa

Holmes, nel supermarket delle armi

Nel Bass Pro Shop di Denver, dedicato alla vita all'aperto, canne da pesca e armi e fucili per tutti. Qui il killer ha acquistato le armi usate per l'assalto al cinema k

"Si, qui ha comprato il fucile mitragliatore, le altre armi in un altro negozio e le munizioni su Internet. Ma tutto in modo legale". Tommy è un commesso di mezza età del Bass Pro Shop di Denver, il supermercato di armi e non solo, in cui James Holmes un paio di mesi fa comprò una delle armi che faceva parte del suo arsenale di morte. All'ingresso, sotto la facciata enorme in legno, ornata di corna di cervo, la bandiera americana a mezz'asta. Ma è questo l'unico dettaglio che ricorda la strage compiuta ieri a una quindicina di miglia da qui. Per il resto, in questo ennesimo centro commerciale, del tutto identico a quelli che sorgono ovunque in America, è un sabato normalissimo.

E' un grande magazzino dedicato alla vita all'aperto, dove si può trovare di tutto: dalle tende all'abbigliamento da montagna, dai ramponi per le scalate alle canoe per andare lungo il fiume. Al secondo piano, accanto alle canne da pesca, c'è poi l'enorme reparto dedicato alle armi. Da un lato ci sono fucili da caccia, accanto alle tute mimetiche che ricordano quelle usate dall'esercito. Poi le tantissime scatole di munizioni. E infine, lungo il muro, il grande comparto delle armi da guerra. E qui troviamo esposto il fucile mitragliatore AR-15, uno di quelli che sono serviti al killer a compiere la strage nel cinema. Costa 1.146 dollari, e non è tra i più cari.

"Ne vendiamo tanti, direi circa più di uno a settimana", mi spiega il commesso. Tra i banconi, a scegliere munizioni, molte donne con i bambini piccoli nei carrelli, come un nostro normale supermarket. "Si, certo che ho armi a casa, più una", risponde sulle prime gentile un giovane papà con il figlio nel passeggino. "Ma perché lo vuole sapere?", aggiunge piuttosto irritato. Mi qualifico come giornalista. "Lo sapevo. Non ho niente da dire, mi lasci in pace". Cerco di spiegargli che non volevo giudicare nessuno. Ma lui mi respinge con durezza: "Ho detto basta, non voglio più parlare con te.". E si allontana irritato.

Poco dopo vengo avvicinato dai dirigenti del negozio che mi invitano a non disturbare la clientela: "Non siamo autorizzati a parlare dell'incidente. Se vuole delle dichiarazioni prenda contatto con il nostro ufficio stampa", mi intima una sorta di capo commesso, con una polo di colore diverso. Mi concedono di fare alcune foto, ma non vedono l'ora che esca dal loro negozio. Fuori dalla porta, mentre continuano ad affluire famiglie sorridenti, c'é una macchina della polizia parcheggiata. L'agente è molto più comprensivo: "Devi capire che avere un'arma è qualcosa di personale, informarsi di quante ne hanno é come chiedere come si chiamano i tuoi figli. E poi dopo la tragedia nessuno ha voglia di parlarne". Nello sterminato parcheggio davanti al Bass Pro Shops arriva una famiglia bianca, tutti semi obesi a partire dal padre. Posteggiano il loro suv e scaricano tutto l'occorrente per fare il barbecue in una zona verde poco lontana. Un modo come un altro per trascorrere il sabato in questo angolo di Far West.