L'invecchiamento al femminile


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Milano e gli anni d’argento

Città troppo veloce e poco solidale anziana_296

di Ivan Miceli

Milano non è una città a ‘misura di anziani’, cresciuti negli ultimi 30 anni dal 14 al 24%, superando la soglia dei 300 mila residenti ultra 65enni di cui 124 mila uomini e 190 mila donne. Non lo è anche nelle piccole cose, come il giallo ai semafori a volte troppo rapido, i servizi pubblici non sempre idonei alle difficoltà dell’età, barriere architettoniche, adozione di atteggiamenti assistenziali (dall’accompagnamento con badanti al ricovero in strutture protette) motivati più da condizioni di comodo o di sgravio di un peso che da reale necessità fisica.

Sono tutte situazioni, dunque, che mettono gli anziani ‘in panchina’ e ne condizionano la partecipazione sociale, quando invece potrebbero essere una risorsa. Solo a Milano circa 100 mila persone vivono in solitudine e in isolamento forzato, una condizione che porta l’anziano verso un ‘lasciarsi morire’ per sofferenza sociale e morale, la cosiddetta ‘fair to try’. In Italia sono ogni anno oltre 1800 le morti ‘senza motivo’, cioè che non trovano riscontro in reali malattie, che si verificano nell’83% dei casi fra gli anziani con un rapporto donne-uomini di 2:1.

Ciò che appare è una società milanese impreparata a interpretare e gestire l’invecchiamento, un fenomeno inedito e progressivo, anche dal punto di vista medico. Sono infatti ridotti i trial clinici che prendono in considerazione pazienti ultra 65enni o che facciano distinzione con terapie di genere; evidente è inoltre la penalizzazione dell’anziano nei trattamenti terapeutici, spesso non in linea nemmeno con le raccomandazioni standard. Insufficienti anche le azioni che tutelano l’anziano, aiutandolo a integrarsi e vivere con dignità e sicurezza gli anni d’argento.

Sono le donne in particolare ad avvertire il peso di una società poco amica verso le quali vengono innalzate, oltre che barriere di età, anche di razza e cultura. Sono questi alcuni degli spunti affrontati in occasione del Convegno “L’invecchiamento al femminile” organizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna “Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – spiega Francesca Merzagora, Presidente di O.N.Da – la salute dell’anziano non si identifica più soltanto con buone condizioni fisiche, ma anche con un positivo stato psico-affettivo. Forte è il monito che arriva dal World Economic Forum: in funzione della sempre più massiccia presenza degli anziani nella nostra società, occorre ripensare con una nuova mentalità, nel rispetto di criteri di benessere specifici per l’età e per sesso.

Va inoltre considerato il fatto che la donna vive più a lungo con nel 70% dei casi due o più malattie croniche invalidanti, fra le principali le malattie osteoarticolari, l’osteoporosi, l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito di tipo II, i disturbi cognitivi compresa la malattia di Alzheimer, le malattie autoimmuni, il colon irritabile e l’incontinenza. Mentre fra le cause di morte prevalgono le malattie cardiovascolari e il tumore invasivo al seno che può colpire 1 donna su 8 nell’arco della vita. Il 2012, anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, costituisce una occasione importante per pensare ad una visione dell’anziano non solo in funzione medica ma bio-psicosociale che valorizzi l’importanza dell’anziano all’interno della nostra società”.

“In Italia a metà del secolo scorso gli anziani rappresentavano l’8% della popolazione e l’attesa di vita alla nascita era di 64 anni, oggi sono il 20% e la vita media è di 80 anni – commenta Carlo Vergani, dell’Università degli Studi di Milano –. E l’Assemblea Generale dell’ONU ha organizzato un meeting ad alto livello sulla prevenzione e il controllo delle malattie croniche non trasmissibili che interessano principalmente l’anziano e, su questa linea, il 2012 è stato proclamato Anno Europeo dell’invecchiamento attivo mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dedicato all’invecchiamento il Giorno mondiale della salute.

Recentemente anche il Fondo Monetario Internazionale ha lanciato un allarme per l’invecchiamento della popolazione mondiale e così l’anziano è diventato un soggetto inedito che occupa l’agenda delle principali organizzazioni internazionali. L’assistenza di cui necessita è continuativa, multidimensionale e integrata cioè socio-sanitaria. E’ importante che l’anziano elabori e accetti la sua nuova normalità, mettendosi al passo e riprogrammando le attese. In questa visione la vecchiaia diventa una sfida adattativa contro la tirannia del normale, che si identifica oggi coi comportamenti e i paradigmi privilegiati di una società giovanilistica. L’invecchiamento prestigioso è dovuto non tanto alla condizione fisica favorevole quanto piuttosto ai fattori psico-sociali positivi quali la capacità adattativa del soggetto e il supporto sociale”.