Rapporto di Legambiente


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Ecomafia, 16,6 miliardi il fatturato nel 2011

Sciolte nel 2012 già 18 amministrazioni comunali ecomafia_296_3

Un fatturato da 16,6 miliardi di euro, 33.817 reati, 8.765 sequestri, 305 arresti, 27.969 persone denunciate. Sono i numeri dell'ecomafia nel 2011 secondo il rapporto di Legambiante. Si contano inoltre, già nel 2012, 18 amministrazioni comunali sciolte per infiltrazione mafiosa, un numero superiore anche agli anni Novanta. Il numero dei reati ambientali, prosegue l'associazione, è aumentato del 9,7% rispetto al 2010 e sono stati scoperti quasi 93 reati al giorno. In crescita anche i reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d'arte e dei beni archeologici; triplicano gli illeciti nel settore agroalimentare.

Si tratta, spiega Legambiente che presenta il Rapporto 2012 Economafia (con prefazione di Roberto Saviano), di un "attacco smisurato al Belpaese e al suo patrimonio ambientale, paesaggistico, culturale e artistico da parte di ecocriminali e ecomafiosi che saccheggiano e distruggono il territorio mettendo in pericolo la salute dei cittadini e il futuro del Paese".

L'ingente business illecito, prosegue l'associazione, viene contrastato con impegno e perizia dalle forze dell'ordine che, solo nel 2011, hanno effettuato 8.765 sequestri, 305 arresti (100 in più, rispetto all'anno precedente con un incremento del 48,8%), con 27.969 persone denunciate (7,8% in più rispetto al 2010).

I clan, prosegue Legambiente, continuano a prosperare: 296 quelli censiti sino ad oggi, sei in più rispetto allo scorso anno. A cambiare invece, sembra essere l'immagine del mafioso di professione, che si è evoluto nel corso delle generazioni e ora si contraddistingue per buona educazione e cultura, conoscenza delle lingue straniere, aspetto distinto.

"Il confine tra legalità e illegalità è sempre più labile. Vizi privati - ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - e relazioni pubbliche tendono a fondersi in un'unica zona grigia dove lecito e illecito si mischiano e si sostengono a vicenda, spesso con la mediazione di figure interne alla pubblica amministrazione, grazie al collante della corruzione sempre più diffusa. Questa mafia, evoluta e trasformata per meglio penetrare nei contesti legali e diffondersi ovunque, sembra non essere intaccata nemmeno dagli arresti dei boss, mentre l'unico strumento che si è dimostrato efficace, la destinazione sociale dei beni confiscati, rischia di essere rimessa in discussione col rischio che torni in campo l'ipotesi della vendita ai privati e quindi la scontata possibilita' che i beni tornino in mano ai mafiosi. Su oltre 10.500 beni confiscati infatti, solo 5.835 sono stati destinati per finalita' istituzionali o sociali. Il resto e' bloccato in un limbo, spesso a causa delle ipoteche bancarie".

La maggior parte dei reati registrati (il 47,7%) riguarda ancora una volta le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania in testa (con 5.327 infrazioni), seguita dalla Calabria (3.892), dalla Sicilia (3.552) e dalla Puglia (3.345). Mantiene il quinto posto il Lazio (2.463), mentre la prima regione del nord in classifica è la Lombardia (con 1.607 reati) seguita dalla Liguria (1.464).

Il fenomeno delle ecomafie riguarda tutto il Paese. Basti pensare che non mancano comuni sciolti per mafia anche al Nord come Bordighera e Ventimiglia in provincia di Imperia, Leinì e Rivarolo in provincia di Torino, come non mancano i coinvolgimenti con i cosiddetti 'colletti bianchi', soggetti dalla fedina penale pulita, con ruoli nelle pubbliche amministrazioni e in grado di gestire a fini illegali i loro canali burocratico-amministrativi.

Un capitolo a sé, secondo Legambiente, merita il traffico dei rifiuti. Le inchieste sui traffici organizzati dalla data della prima applicazione del delitto ad oggi sono 199, con ben 1.229 persone sottoposte ad ordinanza di custodia cautelare, 3.654 persone denunciate e ben 676 aziende coinvolte in tutte le regioni, Val d'Aosta esclusa.

Le inchieste hanno riguardato anche 23 paesi esteri, sempre più coinvolti nei traffici internazionali di rifiuti in partenza dall'Italia (dal 2001 al 30 aprile 2012 sono state 32 e hanno interessato ben 23 paesi tra Europa, Asia e Africa), per cui è necessario segnalare il recente e significativo fenomeno delle materie prime sottratte alle aziende e ai consorzi di riciclaggio legali che vanno ad arricchire le organizzazioni criminali. Rifiuti in plastica e rottami ferrosi risultano essere infatti tra i materiali più ambiti dai trafficanti di mestiere che attraverso trattamenti fittizi e giri bolla movimentano il pattume fino alla sua destinazione finale: all'interno di piloni e strade, in vecchie cave, in cantieri edili o in siti oltreconfine.