di Sandro Calice di Adam Shankman, Usa 2012, musicale (Warner Bros.)
con Diego González Boneta, Dakota Sage Grant, Julianne Hough, Tom Cruise, Alec Baldwin, Russell Brand, Erica Frene, Bryan Cranston, Michael Olusczak, Anthony Bellissimo.
Se siete stati ragazzi nei colorati anni ’80, “Rock of Ages” è un simpatico promemoria delle atmosfere e della musica di quel periodo. Se invece non c’eravate, o eravate impegnati in altro, beh, potreste divertirtirvi lo stesso.
1987. Sulla Sunset Strip a Hollywood va in scena il rock, e The Bourbon Room è il suo tempio. Sherrie (Hough) arriva da una cittadina del Midwest con una valigia piena di dischi e il sogno di fare la cantante. Incontra Drew (Boneta) un onesto cameriere con l’anima del rocker, che le propone un lavoro al Bourbon, ma dovrà decidere il proprietario del club, lo stropicciato Dennis Dupree (Baldwin), capello fluente, pancia da birra e una vita per la musica. Per Sherrie è il sogno che si avvera, ma il Bourbon in realtà è sommerso dai debiti e sta per giocarsi tutto in un unico concerto: il frontman degli Arsenal, il dio del rock Stacee Jaxx (Cruise) vuole tornare per l’ultimo concerto col suo gruppo proprio nel locale che l’ha battezzato. L’idea è del suo manager, il cinico Paul Gill (Giamatti), per rilanciare una carriera in declino, ma la moglie del sindaco, l’apparentemente puritana Patricia Withmore (Zeta-Jones), si mette di traverso e lancia la sua campagna contro il Bourbon e la musica del diavolo.
Fatta la tara delle superficialità e delle scorciatoie insite nella struttura stessa di un musical (trame altrimenti complesse che si risolvono nello spazio di una canzone, coreografie non sempre all’altezza), “Rock of Ages” mantiene quello che promette, cioè una patinata storia d’amore al ritmo del pop rock (chiamarlo solo Rock è eccessivo) dei rutilanti anni Ottanta. Già dalle prime scene, infatti, si è tentati di canticchiare i successi di Guns ‘n Roses, Foreigner, Starship, Reo Speedwagon, Journey, Bon Jovi, Extreme, solo per citare alcuni pezzi della succulenta colonna sonora. E il regista Adam Shankman (“Hairspray”), adattando per il cinema il musical che Chris D’Arienzo (il titolo è quello di una canzone dei Def Leppard) ha portato al successo a Broadway, riesce nel suo intento di costruire un lungo, credibile, armonico videoclip musicale. Il punto di forza vero, però, l’unico a ben pensarci, è nelle interpretazioni degli attori. Eccettuato infatti il minimo sindacal-adolescenziale di quelli che dovrebbero essere i due protagonisti, c’è una Zeta-Jones perfetta nella parte della finta bigotta infoiata, diciamo, per il rock. Un Paul Giamatti che ormai è tra quegli attori capaci di recitare solo alzando un sopracciglio. Un irresistibile Alec Baldwin icona vivente di un passato vissuto e fatto di sesso, musica e birra. E poi Tom Cruise, idolo prigioniero del suo personaggio, dio sfatto dall’alcol e dal successo, serpente da palcoscenico e irresistibile oggetto sessuale, con il fisico e le movenze di qualunque icona rock di quegli anni vi venga in mente. Certo, in qualche momento è troppo caricaturale e fa ridere, ma come in fondo fanno ridere tutti gli “dei” quando li guardi da lontano.
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