di Nella Rega
(n.rega@rai.it)
Giri di fatture false per importi da capogiro, frodi architettate fin nei minimi dettagli, costituzioni di società fantasma col solo scopo di evadere. “La passione” che attanaglia sempre di più l’Italia è la stessa, “croce e delizia” di un popolo spesso in cerca di “senso dello Stato”.
Cambiano le modalità, i soggetti, ma il risultato è sempre lo stesso: privare lo Stato delle imposte dovute. Nei primi 4 mesi di quest’anno la Guardia di Finanza ha denunciato 2.226 persone che avevano utilizzato (nel 27% dei casi) o emesso (19%) fatture false, non presentato le dichiarazioni (17%), occultato o distrutto la contabilità (14%), nascondendo al fisco redditi per oltre 4 miliardi di euro di redditi ed evadendo l’Iva per oltre mezzo miliardo. Le Fiamme Gialle hanno anche sequestrato immobili, denaro, gioielli, auto per 160 milioni di euro. Per 80 persone sono anche scattate le manette.
A Perugia, partendo dal possesso di Ferrari, Maserati e Mercedes, a bordo delle quali un imprenditore edilizio veniva spesso visto sfrecciare, le Fiamme gialle hanno scoperto che le auto in realtà erano intestate alla madre di lui. C’è voluto poco per capire che l’uomo in soli 3 anni aveva nascosto al fisco redditi per 7 milioni di euro ed evaso quasi 800 mila euro di Iva. Cifre a sei zero anche per la frode fiscale scoperta a Sondrio, organizzata e messa in atto da due aziende di giocattoli. Così come a Mantova, Trento, Brindisi, Isernia, Pescara. E la lista è solo all’inizio.
A Napoli, da sempre “capitale” dell’illecito e dei contrabbandi, si aggiunge l’elemento criminalità che amplifica il fenomeno dell’evasione fiscale e innesca intrecci internazionali e di riciclaggio. “Nella provincia di Napoli le famiglie camorristiche si aggirano attorno a 30, ciascuna composta da 300-400 membri. Basta questo numero per capire quanto possano rendere alla malavita l’evasione fiscale e le frodi. Per non parlare di contrabbando di sigarette, traffico di droga e contraffazione. Un euro investito nella droga ne fa guadagnare 3, 1 euro impegnato nella contraffazione, ben 6”. Il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, generale Giuseppe Grassi, sintetizza così il fenomeno nel capoluogo partenopeo e continua con le cifre. “Nella nostra provincia abbiamo un bacino di imprese e un mercato interno composto da circa 228 mila imprese. Nei primi mesi di quest’anno, lavorando per contrastare l’economia sommersa, abbiamo scovato il 35% di evasori totali. Un soggetto controllato su tre è risultato completamento sconosciuto al fisco. Per non parlare del settore del lavoro. Nel periodo gennaio-marzo 2012 su un totale di 132 lavoratori non in regola, 123 sono risultati in nero. Circostanza, questa, tendenzialmente confermata nello stesso periodo del 2011.
E che dire degli scontrini: la percentuale degli esercizi commerciali che, sul totale dei controlli effettuati, sono stati colti a non emettere scontrini o ricevute fiscali supera il 70%”. Cifre che certamente non sono confortanti e con le quali tutti i giorni le Fiamme gialle devono fare i conti. “Questi dati non possono, però, da soli farci dire che esiste un ‘sistema Napoli’ di evasione fiscale. Come nel resto del Paese abbiamo esempi diversissimi tra di loro: si va dalla piccola evasione dello scontrino a quella grande, operata da gruppi industriali con modalità a dir poco complesse”. Il colonnello Nicola Altiero, comandante del Nucleo di Polizia tributaria della Gdf di Napoli, non nasconde però quel “quid” in più tutto partenopeo: la criminalità organizzata. Questa, nel corso degli anni, ha affinato le sue tecniche, affiancando il riciclaggio, l’usura, lo smaltimento rifiuti e i rapporti sempre più stretti con i paradisi fiscali. “Un esempio tra tutti è l’operazione ‘Bad Iron’.
Un’azienda familiare che, grazie alla vicinanza della camorra, era riuscita a evadere il fisco per oltre 200 milioni di euro, a corrompere membri della Commissione tributaria di Napoli, a tessere una rete di società ‘cartiere’ con frodi ‘carosello’. Abbiamo lavorato 3 anni e alla fine sono scattate manette e sequestri per recuperare quanto dovuto allo Stato. Così come il caso di usura scoperto nell’hinterland napoletano che ha permesso di arrestare un imprenditore al quale sono stati sequestrati 150 immobili, tra i quali hotel di lusso, centri sportivi, quasi 300 auto di lusso e conti correnti per centinaia di milioni di euro. Questi sono alcuni delle nostre ultime operazioni. Ma il lavoro continua e noi non molliamo”. E cosa può fare il cittadino, nel suo piccolo, per pretendere che tutti paghino le tasse? “Il cittadino è il primo controllore sul territorio. Deve pretendere sempre lo scontrino o la fattura e non pensare che tocchi solo allo Stato esigere le tasse. Oltre 60 milioni di cittadini controllori sul nostro territorio nazionale potrebbero sicuramente dare una mano concreta. Così come a Napoli che ha il primato per il numero di falsi invalidi, falsi contributi per indigenza, spesa sanitaria, pratiche per percepire indebitamente la pensione. A volte basta poco per segnalare un’evasione. L’importante è saper rispondere a tono a quel commerciante che, alla vista dei nostri finanzieri che chiedevano spiegazioni sugli scontrini ha detto: ‘Se qualcuno mi chiede la ricevuta, mi offende’”.
>>> L'OPERAZIONE 'BAD IRON'
>>> CONTROLLI SU SCONTRINI FISCALI (VIDEO)
>>> OPERAZIONE ANTI USURA (VIDEO)
>>> LE ATTIVITA' ANTI EVASIONE (FOTO)