Pianeta Giustizia


Stampa

‘La formazione del magistrato è importantissima’

Intervista al presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli sabelli_rodolfo_anm_296

Il ministro della Giustizia Severino durante il Plenum del Csm, ha annunciato che entro giugno assumerà i 325 magistrati vincitori di concorso che da mesi attendevano di essere assunti. Una battaglia che avete vinto come Anm. E’ soddisfatto?
Certo, sono soddisfatto dell’impegno che il ministro della Giustizia Severino ha voluto ribadire. L’iter di assunzione dei nuovi magistrati, però, non dipende solo dal ministro della Giustizia ma occorrono un decreto del presidente del consiglio dei ministri, un intervento della Corte dei Conti, la variazione di bilancio. Insomma è un iter complesso, ma l’impegno del ministro di fronte al Plenum del Csm è certamente un segnale positivo.

Il ministro ha parlato anche di temi quali il contenimento dei costi della giustizia e in particolare ha ipotizzato per la gestione delle intercettazioni una gara a livello nazionale. Cosa ne pensa?
Sono d’accordo sul contenimento dei costi, anche perché quello che non è accettabile è che il ricorso a uno strumento insostituibile per le indagini possa essere condizionato da un problema di spesa. Noi come Anm ci facciamo carico di questo aspetto, contenere i costi vuol dire però anche maggiore disponibilità di risorse da impiegare sul fronte investigativo. Vediamo come verrà attuata questa gara la cui gestione è certamente delicata. Sono comunque favorevole a una soluzione che miri al risparmio e che non pregiudichi qualità e segretezza del servizio.

La magistratura moderna è preparata alle sfide del futuro, soprattutto nella lotta alla criminalità?
La formazione del magistrato è importantissima e dura quanto l’attività del magistrato, il quale deve aggiornare costantemente le tecniche investigative, per seguire l’evolversi delle tecniche sempre più sofisticate della criminalità. Io sono entrato in magistratura nel 1987 e già allora il Csm organizzava dei corsi molto articolati anche di diverse settimane, dove oltre all’aspetto giuridico si approfondivano tecniche investigative e scientifiche utilissime nel lavoro.

Il codice di procedura penale ha molti punti critici. Quali riforme auspicabili per snellire i tempi della giustizia e rendere più efficiente il sistema?
Bisogna distinguere quelle che sono le previsioni di legge da quelle che sono le soluzioni concrete applicative e organizzative. Sul piano generale, ciò su cui si dovrebbe intervenire è una semplificazione del rito. Per esempio, in sostanza noi applichiamo le stesse regole processuali sia per un delitto di strage sia per una contravvenzione di molestie. Questo non è ragionevole. Per questo noi chiediamo di semplificare il rito soprattutto per i reati non solo di minore gravità ma anche più semplici sul piano dell’investigazione e dell’acquisizione della prova. Poi c’è il problema legato alle notifiche o ad altre forme di garanzia “apparente”, cioè di garanzia solo formale: basta pensare alla proliferazione delle notifiche, che costringono gli ufficiali giudiziari a recarsi presso gli studi legali o le case degli imputati, spesso irreperibili. Basterebbe rendere l’uso della posta elettronica certificata più generalizzato per ovviare a questo problema. Poi c’è la questione dei processi contumaciali a carico degli irreperibili che distoglie magistrati, tempo e risorse economiche.

La prescrizione?
Devo premettere che la prescrizione è un istituto di diritto sostanziale cioè disciplinato dal codice penale, ma è chiaro che, poiché determina l’estinzione del reato dopo il decorso di un certo tempo, essa è legata alla durata dei tempi del processo. I termini di prescrizione devono essere rivisti, in quanto la recente riforma del 2005 ne ha accorciato considerevolmente la durata, il che ha avuto ripercussioni negative anche su reati che sono di notevole allarme sociale, come la corruzione, i reati societari e tributari. Assistiamo al paradosso che il furto semplice prevede una sanzione molto più pesante rispetto alla corruzione e di conseguenza si prescrive in tempi più lunghi rispetto alla corruzione o al falso in bilancio o all’evasione fiscale.

Sarebbe auspicabile uniformare la legislazione italiana alla maggior parte dei paesi europei dove la prescrizione inizia quando il reato viene accertato e non da quando è stato compiuto?
Innanzitutto bisogna rivedere i termini, cioè la durata della prescrizione. Va anche detto che in altri ordinamenti europei, a differenza dell’Italia, il decorso della prescrizione si interrompe al momento dell’esercizio dell’azione penale. Peraltro, occorre anche intervenire sui tempi del processo, creando le condizioni affinché duri di meno, come auspica l’Europa.

L’Unione europea chiede di modificare le norme italiane sulla responsabilità civile dei magistrati. Secondo la legge 117 del 1988, il giudice italiano è chiamato a rispondere di un suo errore solo in caso di “dolo o colpa grave”. L’Anm ha duramente criticato il provvedimento approvato dalla Camera, che ha recepito l’emendamento Pini, sulla responsabilità diretta del magistrato. Perché siete contrari?
Perché la riforma della legge 117 che attualmente regola la responsabilità civile del magistrato, a nostro avviso, va nella direzione sbagliata. Lo strumento di controllo della correttezza dell’esercizio della funzione giudiziaria non è la responsabilità civile ma quella disciplinare che già esiste e viene valutata con rigore. L’emendamento Pini mira a introdurre l’azione diretta per cui qualsiasi cittadino potrebbe agire direttamente contro un magistrato per far valere una responsabilità che in molti casi non è del magistrato ma dello Stato. Ciò può costituire un effetto intimidatorio nei confronti del magistrato, visto il numero potenzialmente illimitato di azioni civili che potrebbero essere esercitate contro di lui. Pensi a quante azioni, magari infondate e temerarie, potrebbero essere intentate contro i magistrati da chi è stato condannato o non ha avuto soddisfazione in sede civile!! Inoltre la riforma intende ampliare i casi di responsabilità civile rispetto a quelli attualmente previsti, con particolare riferimento alle ipotesi di violazione della legge, che oggi coincidono esattamente con l’ambito della responsabilità disciplinare del magistrato. La modifica prevista potrebbe far ricadere sul magistrato le responsabilità di un sistema che effettivamente ha numerose criticità e lacune, ma di cui il giudice non ha alcuna colpa. Pensi alla violazione dei termini ordinatori: perché il magistrato è costretto a non rispettarne i termini? Perché ci sono delle regole processuali spesso inadeguate, un carico di lavoro eccessivo e quindi è costretto a incorrere in quella che, formalmente, è una violazione di legge, solo perché non può fare altrimenti. Se nel processo penale il giudice dovesse rispettare i 10 giorni di rinvio da un’udienza all’altra, concretamente non si riuscirebbe a celebrare più alcun processo! Quindi prima si deve intervenire sull’organizzazione, rimuovendo la cause di inefficienza del sistema giustizia, e poi si possono far valere in modo adeguato le responsabilità individuali. Certo anche i magistrati possono sbagliare e se sbagliano e provocano un danno per dolo o colpa grave allora devono risponderne in sede disciplinare e civile.

Il ministro della Giustizia Severino ha parlato di un “intervento di riduzione e redistribuzione degli uffici giudiziari” e durante la relazione al Plenum ha chiesto al Csm “la piena collaborazione” per portare a termine la riforma. L’Anm è d’accordo al taglio degli uffici?
L’Anm non da ora considera necessaria una revisione delle circoscrizioni giudiziarie e questa riorganizzazione si inquadra in una generale necessità di razionalizzazione delle risorse. I criteri devono tenere conto degli indici di lavoro e dei carichi, in modo da realizzare, laddove serva, una soppressione o accorpamento di uffici o anche redistribuzione di risorse umane, magistrati e personale ausiliario. Vorrei sgombrare il campo dai luoghi comuni per sottolineare che gli incarichi extra giudiziari che il Csm autorizza consistono in misura prevalente nell’insegnamento e il Csm quando li autorizza verifica la produttività del magistrato anche durante lo svolgimento dell’incarico. Inoltre, il magistrato quando svolge questo tipo di incarichi extra giudiziari non sottrae tempo alla sua attività ordinaria

Corruzione, il testo contiene della novità, anche sollecitate dall’Europa, cosa ne pensa?
Il testo predisposto dal ministro della Giustizia interviene su punti importanti, introducendo ad esempio il reato di corruzione privata; tuttavia le pene previste sono basse: tre anni al massimo, inferiore addirittura al furto aggravato, il che non consente strumenti investigativi seri quali le intercettazioni. Ma il problema è che bisognerebbe intervenire non con misure settoriali ma di carattere generale come sulla questione della prescrizione. Ad esempio, la corruzione è un reato che si prescrive in 7 anni e mezzo. Considerando che in genere non viene scoperto subito ma a distanza di alcuni anni e che è un reato che richiede investigazioni lunghe e complesse, il tempo utile per fare le indagini e celebrare il processo fino alla Cassazione è talmente breve che di fatto si giungerà a una prescrizione. Poi bisognerebbe intervenire sul sistema sanzionatorio, rivedendo la coerenza delle pene previste, laddove attualmente abbiamo per reati meno gravi sanzioni molto più elevate rispetto ai reati di maggiore entità. Inoltre alla pena detentiva, tuttora vista come cardine di tutto il sistema sanzionatorio, bisognerebbe aggiungere più efficaci sanzioni patrimoniali e interdittive: è necessario, quindi, operare in un’ottica generale e meno settoriale.

Gli obiettivi dell’Anm per il futuro?
Difesa dell’indipendenza e dell’autonomia della giurisdizione. Per fare questo bisogna presentarsi con un volto credibile e la nuova Giunta dell’Associazione, nel solco della precedente, ha posto l’accento sulla questione morale dei magistrati, i quali non devono solo rispettare la legge, ma anche tutte le regole etiche e deontologiche che devono ispirare coloro ai quali è affidato il controllo di legalità. Oltre a questo abbiamo a cuore l’efficienza del sistema giustizia non soltanto con l’impegno che costituisce il nostro dovere istituzionale, ma anche esprimendo pareri, attraverso la partecipazione alle audizioni nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato, su materie importanti come la responsabilità civile dei magistrati, il disegno di legge sul falso in bilancio. A questo si aggiunge l’azione più tipicamente sindacale, che peraltro non deve essere mai corporativa.

(FdJ)