di M.Vittoria De Matteis
(mv.dematteis@rai.it)
Capacità di gestire il processo di ricerca ed innovazione, miglioramento del livello di istruzione dei cittadini europei e creazione di una forte richiesta di ‘tecnologie sostenibili’. Di questo si è parlato presso l’Auditorium del Cnr di Roma al convegno organizzato dall’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea, sul tema della ricerca e delle risorse economiche ad essa destinate. L’incontro è stata un’ opportunità di conoscenza più dettagliata delle nuove iniziative lanciate dalla Commissione Europea sulle Politiche di Ricerca ed Innovazione, ed in particolare il ruolo che essa intende affidare ai partenariati pubblico-privati.
“Per favorire la crescita del Paese occorre insistere nella rete delle eccellenze scientifiche e produttive”, ha dichiarato Luigi Nicolais, - presidente Cnr e Adite (acronimo dell’Associazione dei Distretti Tecnologici) in apertura dell’incontro sulle risorse da destinare alla ricerca. Il ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur) Francesco Profumo ha affermato che “Una delle priorità dell’azione politica è quella di avviare una nuova generazione di politiche distrettuali basata su cluster nazionali. Nei prossimi giorni - ha aggiunto il ministro - lanceremo un bando per le regioni del centro-nord con risorse pari a 400mln di euro, ma il processo di aggregazione coinvolgerà anche distretti già esistenti nelle regioni del Sud. In questo processo gli atenei e gli enti pubblici di ricerca saranno chiamati a svolgere un ruolo fondamentale, favorendo la domanda pubblica e privata di innovazione”. Il ministro della Coesione Territoriale Fabrizio Barca ha parlato poi del ruolo delle regioni nella creazione dei distretti; alla Tavola Rotonda hanno preso parte anche Giorgio Squinzi - Presidente in pectore di Confindustria, Marco Mancini - Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) e Andrea Beltratti - Presidente Banca Intesa San Paolo. Ha chiuso i lavori il Vice Presidente della Commissione Europea Antonio Tajani.
Per il Commissario Europeo alla Ricerca Geoghegan Quinn, bisogna trasformare l’Unione Europea in un’Innovation Union: l’Europa ha identificato nell’innovazione e nelle grandi sfide sociali i due principali fattori di un nuovo sviluppo, in grado di coniugare crescita, occupazione, competitività, sostenibilità, qualità della vita e coesione sociale. E’ un importante cambiamento di direzione che si sposta dalla ricerca all’innovazione, da un’economia industriale ad un’economia sociale e da un mercato estero a quello nazionale. Questo ribaltamento necessita l’abbandono strategico del modello economico quantitativo, non più competitivo e sostenibile, a favore di quello qualitativo basato sulla conoscenza. Modello che dovrebbe essere affrontato in modo nuovo grazie ad un approccio di sistema ed al coinvolgimento di tutte le parti interessate, sin dall’inizio della definizione della strategia stessa.
Il ruolo della ricerca pubblica dovrebbe essere fondamentale in particolare per l’industria che in questo momento ha notevoli difficoltà ad investire le proprie risorse in questo settore. Gli investimenti pubblici per le infrastrutture e per la ricerca interdisciplinare potrebbero diventare forti strumenti in grado di attirare numerose risorse umane e finanziarie, ed incentivare la realizzazione di importanti collaborazioni legate da una comune visione strategica, e da piani d’azione condivisi. La Commissione Europea intende utilizzare sempre più partenariati pubblici e privati, poiché tali aggregazioni di imprese, istituti di ricerca, enti nazionali, regionali e locali, sono delle vere e proprie ‘isole d’innovazione’, veri e propri ‘ecosistemi’ in grado di produrre ricerca di qualità, alta formazione ed innovazione.
Tra gli ambiti strategici individuati: aerospazio, smart communities, nanotecnologie, Ict, agroalimentare, biotecnologie. In tale prospettiva i Distretti Tecnologici (Technology Clusters), sorti in molti paesi europei, con la loro struttura mista industriale ed accademica, pubblica e privata, possono svolgere un importante ruolo guida a livello locale, diventando i veri ‘luoghi’ di attrazione, ‘laboratori’ di innovazione e di intelligente crescita sostenibile. Tutto ciò può essere realizzato solo se l’Europa adotterà misure idonee per sostenere la partecipazione dei Distretti Tecnologici alle numerose attività del prossimo Programma Quadro per la Ricerca e l’Innovazione (Horizon 2020). Nella posizione italiana, presentata alla Commissione Europea, si propone di considerare i Distretti Tecnologici e le reti dei distretti come nuovi attori che possono contribuire alla crescita delle competitività delle regioni europee.