2012 anno internazionale delle cooperative


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L’economia cooperativa ci può salvare

Dalla crisi nasce un tempo di maggiori responsabilità e più opportunità per questa forma associativa professionale c

di M. Vittoria De Matteis
(mv.dematteis@rai.it)

Roma, assemblea Nazionale di Confcooperative. Si fa il punto sull’economia cooperativa nella crisi e ci si confronta coi numerosi rappresentanti del governo e delle parti sociali intervenuti ai lavori. Negli ultimi 4 anni la cooperazione in Italia ha registrato un +8% di occupazione . “Occupazione moderna - dice il vicepresidente vicario Carlo Mitra – con maggioranza femminile e consistente integrazione di immigrati quella realizzata dalla cooperazione che rappresenta con 1,3mln di occupati il 7,7% del Pil”.

“Tra occupazione e redditività hanno scelto il lavoro - continua Mitra parlando delle cooperative – ma i segni della crisi si registrano, come la forbice che si allarga tra chi ha più mezzi e competenze per crescere e chi ne scarseggia, tra grandi e piccole imprese, tra chi esporta e chi è chiuso nel mercato domestico, tra le aree forti e quelle deboli, non solo meridionali”. Ma il ruolo della cooperazione è rendere partecipi dell’economia di mercato, rendere protagonisti dell’iniziativa economica e sociale, moltitudine di persone che singolarmente non potrebbero farlo. “Per rilanciare le economie ferite dalla crisi, per ridare vita e crescita all’Europa, per risanare il legame tra industria e finanza, le cooperative devono allargare la loro presenza - aggiunge Mitra – Bastano pochi catalizzatori (nella capitalizzazione, nella crescita dimensionale, nell’initegrazione) per moltiplicare l’apporto cooperativo all’occupazione e allo sviluppo meridionale”.

Si è parlato di sfoltimento delle agevolazioni fiscali, di rapporti tra banche e imprese e di ritardati pagamenti: “La Pubblica Amministrazione deve alle imprese 100mld; ci sono poi i ritardi nei rimborsi Iva. Sollecitiamo iniziative consistenti per smobilizzare lo stock dei crediti arretrati e l’attuazione della direttiva europea per evitare che il fenomeno persista”. Oltre a riforme strutturali per liberare la crescita, all’UE la Confcoop chiede gli ‘eurobond’ e all’Italia di bonificare l’evasione, e di vincolare alla riduzione del debito la dismissione di quote del patrimonio pubblico.

Al governo si chiede di valorizzare l’apprendistato e ridurre la precarietà contrastando gli abusi e, sull’art. 18 “avrebbero preferito un punto di equilibrio più evoluto e più nitido - conclude Mitra - ci sono le cooperative sociali, per esempio, che non possono sostenere alcun aggravio. Prestazioni e contribuzioni devono convergere”. Si parla infine di impiego di energie civili e imprenditoriali personali, l’immenso deposito di abilità e creatività, la disponibilità ad essere italiani più moderni e seri, e di mobilitazione dei talenti per obiettivi condivisi.