Nel primo semestre del 2009, l’Ue sarà presieduta da un Paese il cui presidente, Vaclav Klaus, è tra i più accaniti euro-scettici. La Repubblica Ceca è anche quella del premier Mirek Topolanek, leader di un centro-destra che non ha più la maggioranza in Parlamento, ma che si dice pronto a gestire i vari dossier europei.
La vigorosa presidenza Ue del francese Sarkozy ha lasciato aperto il nodo del no di Dublino al Trattato di Lisbona, che riforma le istituzioni europee. Se ne riparlerà a ottobre, quando gli irlandesi torneranno alle urne per un referendum che i 26 partner sperano ribalti gli esiti di quello del 2007.
Intanto, a giugno, ogni Paese andrà alle urne con un suo sistema elettorale per rinnovare l’Europarlamento. Per la Germania di Angela Merkel e della Grossekoalition, il voto sarà una prova generale delle politiche di settembre. E anche il britannico Brown, in calo di popolarità e credibilità, sarebbe a rischio in caso di una batosta dei laburisti.
Nella foto, propaganda contro il Trattato di Lisbona in occasione del Referendum irlandese