Vanessa, la ragazza ventenne uccisa dal suo fidanzato per aver pronunciato il nome del suo ex, è l'ultima vittima della violenza sulle donne nel nostro Paese. I numeri, impressionanti dall'inizio dell'anno, indicano una vera e propria emergenza: 50 vittime in quattro mesi, quasi sempre per mano del compagno o di un ex.
Eventi violenti che di solito sono preceduti da segnali che dovrebbero mettere in allarme: ossessioni, gelosie, liti furiose, persecuzioni. Così dice all'ANSA la criminologa Roberta Bruzzone, tra i massimi esperti di violenza sulle donne. La violenza in famiglia e' in aumento, afferma, e i dati di quest'anno sono ancora piu' preoccupanti.
Quasi sempre a toglierle la vita e' il compagno o l'ex fidanzato o marito e il ritmo è di una vittima ogni due-tre giorni, confermando l'Italia come il Paese che detiene il primato europeo per omicidi intrafamiliari. C'e' una ''sottovalutazione'' del fenomeno violenza in famiglia che va di pari passo con ''un aumento dei casi di omicidi e di maltrattamenti. Oggi c'e' un clima sociale che spinge all'esasperazione e la coppia e' il luogo dove si manifesta il lato peggiore di un individuo, specialmente se violento. Ecco perche' e' pericoloso accettare anche il primo schiaffo: perche' dopo, quasi sicuramente, ne seguiranno altri e sara' sempre peggio''.
I maltrattamenti non vanno mai sottovalutati. ''Anche l'ultimo omicidio, quella di Vanessa Scialfa, e' stato preceduto da segnali inequivocabili: ossessioni, gelosie, comportamenti persecutori. E' l'ennesima dimostrazione che molti di questi omicidi si possono evitare''. L'identikit dell'aggressore generalmente e' il cosiddetto 'uomo della porta accanto', senza profili psicologici di particolare rilievo, non noto alla societa' o alle forze dell'ordine per qualche atteggiamento particolare.
La violenza intrafamiliare, spiega Roberta Bruzzone, e' assolutamente trasversale. ''Non riguarda solo contesti sociali depressi ma anche famiglie benestanti e socioculturalmente di un certo livello. Ci sono anche imprenditori 'stalker'. Vanno sfatati certi tabu''', aggiunge la criminologa.
Questi omicidi non sono ''delitti passionali'' o ''raptus di follia'', precisa Roberta Bruzzone, ed e' improprio usare questi termini. ''Sono omicidi premeditati e lucidi. Spesso le vittime vengono prima torturate psicologicamente e poi massacrate con efferatezza. In tanti anni di indagini - racconta - di gente che ha ucciso in preda ad un raptus ne ho vista pochissima. Di 'passionale' in questi delitti non c'e' nulla. Sono delitti d'odio. Uccidere, per questi uomini, e' una forma di controllo delle vittime. Il delitto passionale non ha nulla dell'amore''.