Elogio della bicicletta


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Un colpo di pedale ci salverà?

La bicicletta come strumento di redenzione da uno stile di vita sbagliato b

di Rita Piccolini

Elogio della bicicletta ai tempi della crisi, ai tempi dell’ inquinamento ambientale, ai tempi dell’ alimentazione sbagliata nonostante i pressanti appelli dei nutrizionisti. La bicicletta come strumento di redenzione da uno stile di vita sbagliato. Alla vigilia della manifestazione “#Salvaiciclisti” del 28 aprile ai Fori imperiali a Roma, per chiedere ai politici locali e nazionali maggiore tutela per chi sceglie le due ruote, una riflessione sull’utilizzo di un mezzo di locomozione che ci aiuta a sconfiggere la pigrizia e il cattivo umore.

E’ dimostrato, andare in bicicletta fa bene, anzi benissimo. Migliora le nostre condizioni fisiche. Una tranquilla passeggiata in bicicletta aiuta persino i cardiopatici, favorendo una migliore circolazione del sangue; è utile per mantenere un peso forma indispensabile per la salute, senza necessariamente frequentare palestre e saune; ma soprattutto migliora il tono dell’umore, e questo è certo l’aspetto più interessante in una società in cui lo stress, l’ansia e la depressione sono costantemente in agguato. L’aria sulla pelle, il vento tra i capelli, il paesaggio che si muove lento intorno a noi, la riscoperta della lentezza come filosofia di vita, la “slow life”, come dicono gli inglesi. E poi non ha costi, e con la benzina verde a quasi due euro al litro anche questo è un buon antidoto al cattivo umore.

Andare in bicicletta sulle strade delle grandi città è essere “controcorrente” (contro la l’efficientismo ad ogni costo, il pressappochismo di ci non si ferma mai a riflettere, contro la superficialità), e già solo questo è un argomento interessante per avvicinarsi alle due ruote. Lo sa bene chi ha la fortuna di vivere in campagna, o comunque nelle zone in cui è agevole muoversi pedalando. E’ inutile dire che a Rovigo tutti e a tutte le età si muovono in bici, così come in tutte le città padane. La scommessa è avvicinare al mondo della bicicletta chi vive nelle grandi città soffocate dal traffico e dall’inquinamento e persino chi, come i romani, non sono certo agevolati dai Sette Colli.

L’esempio viene da Londra. La bici viene usata dal sindaco Johnson per andare al lavoro, e non è raro vedere sul sellino persino il premier Cameron, con la moglie Samantha che invece la usa per fare shopping senza ansie da parcheggio. Dal 2005, anno dell’attentato nel metrò, è arrivato al 17% il numero dei ciclisti cittadini. Anche i turisti a Londra sono invogliati a fare questa scelta, con 500 parcheggi disseminati nelle vie cittadine in cui prelevare o depositare il mezzo messo a disposizione dal Comune.

Ma contro questo affascinante modello di vita “ecosostenibile” ci sono ancora i dati terrificanti di ciclisti vittime di incidenti stradali. Dal 2001 al 2011 oltre 1.200 ciclisti hanno perso la vita nel Regno Unito. Nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 12% tra morti e feriti. C’è chi sostiene che l’aumento di vittime viaggia di pari passo con l’incremento dell’uso della bicicletta, ma proprio in considerazione di ciò è assolutamente necessario pensare a città fatte anche a misura delle due ruote. Ed è questo il senso delle manifestazioni che sabato si svolgeranno contemporaneamente a Roma, Londra e a Edimburgo. Servono corsie preferenziali e protezioni più adeguate per chi pedala.

Il motto della “bici manifestazione” di Roma è “veni, vidi, bici”. Il sit-in è previsto nel luogo dove nell’ottobre del 2009 Eva Bodhalova venne uccisa da un taxi. Le richieste del movimento “#salvaiciclisti” sono confluite in una proposta di legge sottoscritta da una sessantina di parlamentari di tutte le forze politiche e in fase di approvazione al Senato. C’è anche l’iniziativa “Caro sindaco”, per sensibilizzare le amministrazioni locali ad adottare misure per facilitare l’uso delle bici: dall’istituzione di “zone 30” (aree urbane dove la velocità non superi i 30 km orari), al monitoraggio delle strade, al ripensamento di incroci particolarmente pericolosi.

Una prima risposta positiva è intanto già arrivata proprio dal comune di Roma dove, nei giorni scorsi, è stato approvato un piano, da realizzare in otto anni, per la creazione di mille chilometri di pista, oggi sono 225, e 360 stazioni di “bike sharing” contro le attuali 26. Piste ciclabili nel centro cittadino, ma anche un grande raccordo anulare per gli spostamenti in periferia, con aree attrezzate di scambio e di sosta. E’ stato previsto anche il proseguimento della pista sulla riva destra del Tevere fino a Fiumicino, e l’idea di arrivare dalla città al mare senza correre rischi è veramente bella. Certo è solo un progetto, c’è ancora un problema di fondi sicuri da stanziare, ma sicuramente è un segnale importante e positivo.

La bicicletta è bella come oggetto, elegante nella sua rotonda linearità, positiva come filosofia di vita, è sobria, ecologica, democratica e trasversale alle classi sociali. Quello che conta è che però ognuno, inforcandola, non dimentichi che è uno strumento di locomozione che ci porta nel traffico, e che è dunque indispensabile seguire il codice della strada. Tenere la destra, non zigzagare, segnalare le curve, non andare contromano…Sembra un’ovvietà ma non è così. Per andare in sicurezza pedalando è necessario anche conquistarsi la simpatia e la benevolenza degli automobilisti.