Musica - i consigli della settimana


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Canzoni senza tempo

Marianne Faithfull e Les Petits Mouchoirs

di Maurizio Iorio

Marianne Faithfull
Horses and high heels (Naive)

Quest’album è già in commercio da qualche mese, ma poco importa. La musica non ha i tempi delle breaking news, non scade, come i latticini. Marianne Faithfull, vista l’età (65 primavere), dovrebbe essere già andata in pensione ma, visto che la musica non segue i cicli umani, neanche gli umani che la fanno sono tenuti a rispettarli. L’affascinate musa londinese, ex-compagna di mezza storia del rock, a cominciare da Mick Jagger e Keith Richard, leggendaria icona della swinging London, fascinosa e sensuale come sempre, abbandona le atmosfere troppo seriose dei suoi lavori precedenti, e si trasferisce nella calda New Orleans per registrare questo “Horses and the high heels”, con a fianco gente come Lou Reed, tanto per nobilitare il pedigree. L’atmosfera della “Big Easy” pervade le 13 tracce dell’album, solo cinque delle quali sono firmate dall’autrice, che ha abbandonato gli arrangiamenti seriosi del precedente “Easy come, easy go”, e ha assunto toni più baldanzosi e giovanili. Le otto cover non rispolverano brani famosi, sono piuttosto chicche ripescate qua e là con molta sapienza, come ad esempio “Back in baby’s arms” del maestro del New Orleans sound, Allen Toussaint, con al piano mister Mac Rebennack, alias Dr. John. Ripescati “Easy come easy go”, vecchio hit delle Shangry-Las, leggendario gruppo pop al femminile degli anni ’60, e “Goin’ back”, un gioiellino tratto dal repertorio di Carole King. Ancora, “The stations”, firmato da quei due bruti di Mark Lanegan e Greg Dulli. Tanto per non smentire se stessa, Marianne Faithfull ha operato delle scelte non convenzionali, mai una concessione al motivetto facile facile da cantare sotto la doccia. Non le interessa. Lei ha il suo pubblico di vecchi estimatori, di quelli che di musica ne capiscono. E questo le basta.

Les petits mouchoirs (Columbia)

“Les petits mouchoirs”, (titolo italiano: “Piccole bugie tra amici”) è un delizioso film francese uscito nel 2010, che in Italia non avrebbe visto nessuno se Jean Dujardin, uno degli attori del cast, non avesse vinto l’Oscar per “The artist”; e se Francois Cluzet non avesse spopolato con “Quasi amici”. Ergo, da una ventina di giorni circola anche nelle sale italiane. Uno dei punti di forza del film è la strepitosa colonna sonora. Niente di originale, solo un assemblaggio di brani del passato, parecchi risalenti agli anni ’60 e ’70, ma ben amalgamati con la storia, alla quale spesso conferiscono una sferzata di energia, oppure ne sottolineano le frequenti situazioni maliconico-drammatiche. Come, ad esempio, “Cold Water”, struggente melodia della coppia Damien Rice – Lisa Hannigan. Oppure la ruvida “Kozmic blues” di Janis Joplin, “The Weight” della Band (ex-gruppo di supporto di Bob Dylan), “Moonage daydream” di David Bowie. E poi Ben Harper, con “Amen Omen”, o gli Isley Bros (“This old heart of mine”), Gladys Knight (“If I were your woman”), Nina Simone (“My way”) I Credence Clearwater Revival (“Fortunate son”), Anthony and the Johnson (“Fistful of love”), Bonnie Tyler (“I need a hero”). Se il film ammicca molto al “Grande freddo” di Lawrence Kasdan, anche la colonna sonora è un vero e proprio déjà vù sonoro. Che, per fortuna, si può ascoltare anche in macchina, senza bisogno di immagini a supporto.