L'offensiva talebana di primavera


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Afghanistan, 'Niente pace senza di noi'

I talebani vogliono concessioni al tavolo dei negoziati a

A un mese dal summit della Nato di Chicago in cui si discutera' di Afghanistan, a sette mesi dalle elezioni negli Stati Uniti e con i colloqui di pace in Qatar bloccati, i Talebani afghani hanno lanciato l'offensiva di primavera, con un chiaro messaggio per l'Amministrazione di Washington.

"Chiamatela pure, se volete, offensiva d'estate", dice Rahimullah Yusufzai, giornalista pakistano, esperto di questioni afghane e noto per aver intervistato il leader dei Talebani, il mullah Omar, e l'ormai ex numero uno di al-Qaeda, Osama bin Laden.

Offensiva d'estate perche' e' prevedibile che nelle prossime settimane i Talebani continueranno a far parlare di loro. Con altri spettacolari attacchi, dopo la serie di ieri a Kabul e in altre localita' afghane, che funzionano bene per la 'guerra di propaganda' e come dimostrazioni di forza, pur "non avendo - osserva Yusufzai in un colloquio con Aki-adnkronos international- grande impatto dal punto di vista militare". Gli attacchi delle ultime ore, secondo il ministero dell'Interno di Kabul, hanno fatto 11 morti: tre civili e otto militari. Sono 36, invece, i Talebani rimasti uccisi nell'offensiva. I seguaci del mullah Omar hanno voluto "lanciare - afferma Yusufzai - un messaggio: 'Possiamo attaccare sempre, ovunque, anche nel centro di Kabul, siamo qui e non siamo stati sconfitti"'.

"I Talebani - prosegue - dicono: 'L'Afghanistan non conoscera' la pace senza di noi. Dobbiamo essere coinvolti in qualsiasi soluzione"'.

Il messaggio e' stato recapitato con violenza ieri a Washington, dopo la sospensione dei colloqui di pace in Qatar annunciata dai Talebani in seguito al rogo di copie del Corano in una base americana in Afghanistan e alla strage di civili a Kandahar a opera di un soldato statunitense.

L'obiettivo e' aumentare le pressioni sull'Amministrazione americana per ottenere importanti concessioni al tavolo dei negoziati. Ma nel breve periodo, secondo Yusufzai, "e' improbabile una ripresa di colloqui di pace, almeno fin quando gli Usa non daranno garanzie riguardo il rilascio dei Talebani detenuti".

Il momento e' delicato, per gli Usa, perche' a novembre ci saranno le presidenziali e Barack Obama spera nel secondo mandato. "Poiche' il presidente punta alla rielezione - aggiunge - non potra' fare concessioni ai Talebani, altrimenti verrebbe travolto da critiche e accuse. Cosi', e' molto difficile una ripresa dei colloqui di pace fino alle elezioni americane". I Talebani non vogliono essere esclusi dai futuri assetti dell'Afghanistan, ne' si accontentano di un ruolo di secondo piano.

"Il tempo stringe, per gli Usa e per la Nato", osserva Arshi Saleem Hashmi, analista della National Defense University di Islamabad contattata da AKI, che pensa al ritiro delle forze della coalizione dall'Afghanistan previsto il 2014. Lo stesso anno in cui scadra' il mandato del presidente Hamid Karzai. "I Talebani aumenteranno le pressioni", dice, convinta che alla luce del processo di riconciliazione lanciato da Karzai "nella futura amministrazione afghana ci saranno molti ex Talebani", che avranno abbandonato le armi e accettato la Costituzione. "E' chiaro che senza di loro sara' impossibile formare qualsiasi nuovo governo - conclude, a piu' di dieci anni dalla caduta del regime dei Talebani - E' chiaro che e' impossibile ignorarli e anche la popolazione e' ormai psicologicamente pronta a questo sviluppo".