Un Consiglio dei ministri dedicato a temi importanti come la delega fiscale e all'azzeramento del beauty contest. Un vertice con i leader di maggioranza per discutere di crescita, trovare un accordo definitivo sul ddl lavoro e parlare dei nodi della Rai, dell'Imu e degli esodati. Una seconda riunione del governo con all'ordine del giorno il Documento di Economia e Finanza (Def) che certificherà il peggioramento delle prospettive economiche.
Sarà una settimana impegnativa per Mario Monti, soprattutto sul fronte del rapporto con partiti sempre più nervosi in vista di un voto per le amministrative su cui, almeno stando ai sondaggi, spira forte il vento dell'antipolitica. Per non parlare dei mercati, che potrebbero riservare nuove brutte sorprese.
Tutti i numeri della discordia
Sessantacinquemila per il ministero del Lavoro, 130 mila per l'Inps, oltre 300 mila per i sindacati: sul numero degli esodati - coloro che cioé rischiano di restare senza reddito e senza pensione, alla luce della riforma previdenziale che ha innalzato l'età pensionabile e che avevano già raggiunto accordi per essere accompagnati alla pensione sulla base delle vecchie regole - le stime differiscono perché partono da criteri di inquadramento della platea diversi. Mentre si profila, secondo alcuni, un aumento dei contenziosi. Queste le cifre indicate dai vari attori in campo.
MINISTERO LAVORO, 65 MILA. Con un comunicato, ieri il ministero del Lavoro ha diffuso i dati a conclusione dell'analisi compiuta dal tavolo tecnico istituito tra lo stesso ministero, il ministero dell'Economia-Ragioneria dello Stato e l'Inps sugli esodati. Viene indicato il numero di circa 65 mila persone "complessivamente interessate". Nella nota si definiscono 'salvaguardati' e si fa riferimento ai lavoratori "in prossimità del pensionamento". Ossia - come spiegato da fonti tecniche - a coloro che entro due anni matureranno i requisiti per la pensione con le vecchie regole. E che hanno già lasciato il lavoro al 31 dicembre 2011. Il previsto decreto interministeriale Lavoro-Economia sarà emanato nelle prossime settimane. Mentre ad un successivo intervento normativo è affidata la possibilità - come affermato dallo stesso ministero del Lavoro - di far rientrare "per specifiche situazioni e con criteri analoghi" i lavoratori interessati da "accordi collettivi stipulati in sede governativa entro il 2011", comunque beneficiari di ammortizzatori sociali per l'accompagnamento alla pensione. Tra questi, ad esempio, Termini Imerese, che al momento è fuori: il primo dicembre scorso è stato firmato l'accordo per l'accompagnamento alla pensione di 640 lavoratori dell'ex stabilimento Fiat, con due anni di cassa integrazione straordinaria e quattro anni di mobilità. Stesso discorso potrebbe valere per altri casi come Irisbus e Fincantieri.
INPS, 130 MILA. Il direttore generale dell'Inps, Mauro Nori, due giorni fa nel corso di un'audizione alla commissione Lavoro della Camera ha indicato cifre che, sottolinea oggi in una nota, non presentano "alcuna contraddizione" con quelle del ministero del Lavoro. Si tratta di una platea potenziale di 130 mila nei prossimi quattro anni: circa 45 mila che entreranno in mobilità sulla base di accordi fatti entro dicembre 2011; altri 13-15.000 lavoratori che sono nel fondo di solidarietà del credito; 70.000 usciti dal lavoro sulla base di accordi volontari. E' la platea massima perché una parte di questi avrà nei prossimi quattro anni i nuovi requisiti per la pensione. Poi ci sono i lavoratori autorizzati ai versamenti contributivi volontari all'Inps che sono 1,4 milioni, ma la platea, da tutelare rispetto ai nuovi requisiti per l'accesso alla pensione, "é di gran lunga inferiore", aveva detto Nori.
SINDACATI, OLTRE 300 MILA. Per i sindacati il numero di tutti gli esodati è invece superiore a 300 mila. Cgil, Cisl, Uil e Ugl contestano al governo di aver indicato solo una parte della platea e nel conteggio considerano anche quanti hanno fatto accordi collettivi e individuali entro il 2011, ma lasciano il lavoro dopo (e maturano i requisiti per la pensione oltre i due anni stabiliti dal Milleproroghe).