di Federica Marino
Argomenti e bacini di utenza diversissimi eppure complementari, perché coerenti con le linee guida dell’editore: alla luce di una relazione millenaria, mettere sotto la lente d’ingrandimento della cultura l’universo equestre, per promuovere il benessere dei cavalli e, per ricaduta quello di chi li frequenta.
Cavallo amico mio, fratello dolce compagno è il primo dei libri presentati: testi e immagini raccontano secoli di cavalli (e asini) più o meno famosi, disseminati lungo la storia e la fantasia: c’è Babieca, la giumenta del Cid, e c’è Hicskstead, il campione di salto morto a novembre dopo un percorso netto a Verona; da una pagina all’altra si guardano il cavallo di Lady Godiva e l’oscuro Romeo, mandato al macello dagli eredi dell’ortolano che lo aveva impiegato per portare frutta e verdura al mercato.Il risultato è una sorta di Spoon River equina, con una differenza non piccola: se nell’Antologia di Edgar Lee Masters gli ospiti del cimitero si raccontano per farsi ricordare dai vivi, qui i cavalli prendono la parola e parlano di sé e dei propri umani, con uno sguardo lucido su di loro. Molto sentimento, nei testi, ma poco sentimentalismo: quello che emerge è la consapevolezza, venata talvolta di affetto e altre volte di disprezzo: se l’asino Chamur accompagna Cristo nel suo percorso terreno e ne ricorda la capacità di portare amore al mondo, Othar è pacato ma impietoso ricordando il “suo”Attila: “Figlio della violenza, impasto di terrore, quando morì scappai”, a dimostrare che un cavallo si può possedere e dominare, ma non conquistarlo davvero, senza rispetto e amore.
Ai cavalli- come agli asini e ai muli - perché se il cavallo ha portato i guerrieri in battaglia, i cugini più umili ne hanno trasportato i cannoni - è affidato il messaggio che risuona forte lungo tutte le pagine: anche se ha coinvolto molti animali – War Horse docet - .la guerra è una follia tutta umana, da cui i cavalli si dissociano: “Io non conosco i confini e le corone tra i morti e le pianure insanguinate, dubito però - da cavallo quale sono - che Dio creò la Francia e le nazioni”, riflette Rêve, il cavallo di Giovanna d’Arco, “piccola, magra, una bambina con gli occhi spiritati”.
Il secondo libro Equitare è decisamente più tecnico, e tratta del “pareggio naturale”, una tecnica alternativa – o anche complementare- alla ferratura degli zoccoli del cavallo: dietro un manuale ampio e documentato, c’è la filosofia “iron free”, che propugna un rapporto con il cavallo non più basato sul ferro (in bocca, ai piedi, contro il costato) ma invece fondato sul rapporto con l’animale, sulla capacità di chiedergli prestazioni e soprattutto sull’accettazione dei propri limiti: arrivare fin dove si può senza forzare la mano e riconoscersi imperfetti e non più – presuntamente – onnipotenti in quanto uomini davanti all’animale.
Due semi di cultura, gettati in quello che potrebbe diventare il terreno adatto per coltivare i futuri cavalieri, come anche più semplicemente persone capaci di stare con gli altri – umani e non - accettandone le differenze e senza forzature.
- Daniela e Maria Nives Manara, "Cavallo amico mio – Fratello dolce compagno", Equitare 2012
- Pete Ramey, "Il pareggio naturale dello zoccolo", Equitare 2012