Tassa 'disgrazia'


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Calamità, +5 cent al litro sulla benzina

Italia, Paese in Europa con le maggiori accise sui carburanti benzina_aumenti_296

di M.Vittoria De Matteis
(mv.dematteis@rai.it)

Con l'aumento di 5 cent a litro dei carburanti previsto dalla riforma della Protezione Civile in caso di calamità e approvato in Consiglio dei Ministri, il governo viene accusato - da sindacati, consumatori e imprese del settore - di voler solo aumentare le tasse. Più che una tassa sulla disgrazia, l’accisa stessa - rileva Carlo Pileri presidente dell’Adoc - “è una disgrazia. L’aumento comporterà un aggravio di spesa pari a circa 225euro l’anno per consumatore per ricarichi diretti e indiretti. Il Governo ha dato un segnale negativo agli italiani, entrando in un loop di tasse senza via d’uscita, affossando ogni prospettiva di ripresa, sia occupazionale che di consumi”. E ancora: "Il prezzo dei carburanti, da un anno a oggi - dice il presidente della Figis Confcommercio Squeri -in Italia è aumentato mediamente di 31 centesimi al litro: di questi, 10 sono dovuti all'aumento del petrolio e ben 21 a quello delle imposte, cosa unica nel panorama comunitario". Fanno eco Federconsumatori e Adusbef, che ricordano quanto "gli italiani che pagano le tasse siano allo stremo". In una nota della presidenza del Consiglio dei ministri si legge: "L'aumento delle accise contenuto nella riforma della Protezione Civile scatterà eventualmente ed esclusivamente ad esaurimento della capienza prevista dal bilancio". L'imposizione dell'accisa da parte delle Regioni è rimessa - si precisa - alla facoltà e non all'obbligo delle stesse". E aggiunge: "E' previsto che la legge di stabilità debba prevedere una dotazione finanziaria specificatamente destinata alla Protezione Civile".

Col nuovo aumento delle accise della benzina, si allunga la lista delle mini-tasse che gravano sul prezzo del carburante: quella sulla guerra in Abissinia del ‘35, la crisi di Suez del ’56, il disastro del Vajont del ’63, l’alluvione di Firenze del ’66, il terremoto del Belice del ’68 e quello del Friuli del ’76 e dell’Irpinia dell’80, la missione in Libano dell’83 e in Bosnia del ‘96, etc. Palazzo Chigi chiarisce che gli aumenti della benzina per finanziare la riforma della Protezione civile sono un’ eventualità e, se mai ci saranno, solo a fondi esauriti: l'aumento scatterà solo "a esaurimento della capienza prevista dal bilancio". Il governo sottolinea che le regioni hanno "la facoltà, non l'obbligo" dell'aumento fiscale. La Presidenza del Consiglio dei Ministri ricorda inoltre che "è previsto che la legge di stabilità debba prevedere una dotazione finanziaria specificatamente destinata alla Protezione Civile". L’obiettivo è di rafforzare l’efficacia nel monitoraggio, controllo e gestione delle emergenze” conclude la nota. Riforma che “verrà finalizzata dal CdM dopo l’esame da parte della Conferenza Unificata che si terrà il 19 aprile”.

Se per finanziare la riforma della Protezione Civile il governo intende varare un nuovo aumento fino a 5 centesimi al litro dell’aliquota delle accise sulla benzina sia a livello nazionale sia regionale, sottolinea Assopetroli-Assoenergia, l’organizzazione che rappresenta le oltre 1.000 imprese attive nella commercializzazione dei prodotti petroliferi, “noi siamo i primi a dire che questo governo ha deciso di fermare il Paese e con esso l’economia e ci opponiamo fermamente a questo modo di procedere”. Posizione condivisa anche dai gestori della Figis Confcommercio e dalla Faib Confesercenti. “La ventilata ipotesi dell’aumento dell’accisa sui carburanti per finanziare la riforma della Protezione Civile - sottolinea il presidente della Faib-Confesercenti Martino Landi - si configura come un atto di irresponsabilità economica che rischia di condurre il Paese verso la paralisi”. Anche i sindacati non condividono la scelta governativa: “E’ evidente - sottolinea il segretario confederale Ugl Paolo Varesi - che la Protezione Civile ha bisogno di fondi adeguati per il ruolo fondamentale che svolge nella gestione di situazioni di crisi e di emergenza, ma è inaccettabile che si continui a scaricare sui cittadini e sulle famiglie il costo delle istituzioni, che invece dovrebbero trovare risorse nel taglio agli sprechi”.