di M. Vittoria de Matteis
mv.dematteis@rai.it
A Roma, presso la Sala Consiglio della Camera di Commercio, si è tenuto un dibattito sulla presenza delle donne nelle Pmi e nella cooperazione italiana. Sono intervenuti, fra gli altri, Maria Cecilia Guerra, sottosegretario del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giancarlo Cremonesi, Presidente della Camera di Commercio romana e Dora Iacobelli, Presidente Commissioni Pari Opportunità Legacoop. Nel corso dell'evento è stato illustrato il lavoro degli Organismi di Parità dell'alleanza delle cooperative italiane Aci e presentato il progetto europeo Progress, attraverso un dibattito con i rappresentanti dei Paesi europei partner del progetto europeo "Progress". E’ stato discusso in merito:
• alle buone pratiche delle cooperative italiane, descrivendo progetti ed esperienze
• alla gestione delle risorse umane in ottica di genere
• ai costi della conciliazione
• allo sviluppo della dirigenza istituzionale femminile
''Unire le diverse specificita' dei coordinamenti femminili delle rappresentanze della cooperazione come Agci, Confcooperative e Lega delle Cooperative, in questa situazione di forte difficolta' economica, mi sembra un obiettivo concreto e quanto mai meritorio'', ha dichiarato Alberta Parissi, presidente del Comitato per l'imprenditorialita' femminile della Cciaa di Roma. Shirin Ebadi, premio Nobel 2003 per la pace, avvocato iraniano che si batte per i diritti civili, durante una recente premiazione delle imprenditrici emiliano-romagnole del CNA, ha detto: “Le donne sono la meta' delle popolazione. Ignorarle significa dunque ignorare la meta' delle persone. Tra l'altro - ha aggiunto - non solo non hanno meno immaginazione degli uomini, ma le indagini in tutto il mondo mostrano che sono meno corrotte ed e' per questo che dovrebbero riscuotere maggior favore nei posti di responsabilità imprenditoriale”. A questo proposito, si parla di donne a capo di imprese che hanno investito in pratiche manageriali innovative, e che hanno consentito di tradurre le competenze acquisite, in valore. I settori merceologici tradizionalmente ‘maschili’, che vedono sempre più managerialità femminile sono i più vari: da quello della disinfestazione e sanificazione ecologica, alla progettazione e realizzazione di sistemi elettronici computerizzati specializzata nella produzione di sistemi di visione per le Ferrovie.
Questa piccola avanguardia lascia pensare ad un futuro migliore. “Siamo un Paese tradizionalista e ingessato” dice invece Carla Collicelli, vicedirettore generale del Censis. Al Sud è un disastro: il 39% delle ragazze è a spasso. I dati dell’istruzione non sono poi così lontani da quelli americani, eppure il tasso di occupazione femminile è al 46%, tra ì peggiori d’Europa. Tuttavia, se infatti il 60% delle donne trovasse lavoro, il prodotto interno lordo crescerebbe di sette punti percentuali: “Immaginiamoci come un titolo sottovalutato, che nel tempo può soltanto salire” invita Viviane Reding, Commissaria europea per la Giustizia. Attitudini organizzative, pragmatismo e fantasia sono prerogative di genere? L’aiuto fornito dalla presenza ed efficienza dei servizi per i figli, è fondamentale. Guardando al solo dato modenese, per esempio, Confesercenti pone in evidenza come - nei settori presi in esame - la posizione delle donne nella conduzione delle imprese assuma aspetti rilevanti, dopo la presentazione del rapporto economia di Unioncamere: sono oltre infatti 7.400, sul territorio provinciale, le donne che ricoprono un ruolo dirigenziale all'interno delle Pmi del commercio, del turismo e della ristorazione. “Un numero importante, aggiunge l'associazione, che pone in evidenza la volontà di voler continuare a misurarsi col mercato nonostante il difficile periodo”. Nella regione Emilia Romagna sono 18.694 le imprese femminili su 47.800 sedi di imprese attive con attività prevalente nel commercio al dettaglio (in provincia, infatti, sono 4.638 le donne che assumono cariche di alto livello, delle quali 2.164 titolari di attività commerciale e 1.576 amministratrici); 1.465, su 4.395 imprese attive con attività prevalente nel settore ricettivo; 6.888, su 22.610 imprese attive, invece quelle con attività prevalente nel settore della ristorazione (fra le cariche rivestite, per la maggioranza dei casi le donne sono amministratrici (1.474), seguite dalle titolari di esercizio (537) e dalle donne che assolvono la funzione di socie (521). E in un futuro prossimo, chissà che non si raggiungano - anche in Italia - traguardi ancora migliori: “In America 4 donne su 10 guadagnano più dei loro compagni - riporta il news-on-line della fondazione Marisa Bellisario ‘Le protagoniste’- e non sono solo le Jill Abramson, prima direttrice in gonnella del New York Times o le altre signore al top, ma anche “mogli normali”: preparate, tenaci, molto competitive, punte di diamante di un sistema che ancora favorisce i maschi. E a cui ci affidiamo per pareggiare i conti, almeno quelli in banca.”