di Emanuela Gialli
Il verdetto sulla velocità del neutrino sta per arrivare. Forse è già pronto, ma gli scienziati ancora non lasciano la loro personalissima “camera di consiglio”. Ogni tanto ne escono per fornire alla comunità internazionale e all’opinione pubblica i risultati dei test di verifica, attualmente in bilancio ve ne sono due negativi, ma poi ritornano nelle “segrete stanze”, che poi tanto segrete non paiono, per continuare a scandagliare le misurazioni fin qui raccolte.
Da settembre, in effetti, non si sono fermati un istante: annuncio della misurazione –choc, conferma, smentita, conferma della smentita e ora il “check incrociato” tra due esperimenti –Opera, “padre” della misura, ed Lvd- tra i tanti attivi sotto il tunnel del Gran Sasso, dai Laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Se ci si muovesse nel campo del diritto processuale penale, quello in corso al Gran Sasso si chiamerebbe “cross-examination” , un istituto giuridico che si rifà alla cultura anglosassone dell’esame incrociato cui sia la difesa che l’accusa (pubblico ministero) sottopongono le parti in causa e i testimoni : tutto viene detto e contraddetto nell’ambito del dibattimento, in modo che il giudice si formi il suo “libero convincimento”. E questo è il punto che differenzia la cultura processuale giuridica da quella scientifica. Il metodo galileiano prevede infatti che il risultato di un esperimento, per essere assunto come reale e veritiero, vada verificato in natura attraverso altri esperimenti “indipendenti e autonomi”, che possono confermarlo oppure no. Non c’è dunque alcuna posizione di accusa o di difesa, né alcun soggetto “superpartes” o preposto che decide la validità di un dato scientifico. Insomma, il controllato è il controllore, ispirato dal rigore della scienza.
Cosa è emerso dunque dall’ultimo controllo-incrociato? Che la prima smentita, di un paio di mesi fa, è confermata: la misura, secondo la quale il neutrino viaggia più veloce della luce, è stata falsata da un non corretto funzionamento di un’apparecchiatura ottica. Ma ancora non basta. Il presidente dell’INFN, Fernando Ferroni, spiega perché.
Presidente Ferroni, è stato utile il workshop al Gran Sasso, in cui sono stati resi noti le misurazioni sul neutrino effettuate dagli esperimenti Opera ed Lvd?
Sì utile. Con questi nuovi risultati ci si sta praticamente avvicinando alla conferma che la misurazione è stata provocata da un malfunzionamento della fibra ottica di un’apparecchiatura.
In che modo si è arrivati questa volta a confermare la smentita?
Questa volta non sono stati misurati i neutrini del Cern, ma i muoni cosmici. Consideri che al Gran Sasso ogni cinque anni riescono ad arrivare dal cosmo circa 300 neutrini muonici. I Laboratori sono stati creati sotto la roccia proprio per schermarli dai neutrini cosmici.
E cosa si è visto?
Che la misurazione ha avuto un certo valore nel 2007 e 2008, poi il valore è cambiato tra il 2008 e dicembre del 2011, quando è tornato ad essere quello del 2007. La differenza tra questi due numeri è compatibile con il valore di Opera per la velocità del neutrino. Sostanzialmente, si conferma che nel progetto Opera c’è stata un’anomalia. Quindi è stato fatto il penultimo passo verso la soluzione del problema.
Perché la differenza è compatibile?
Perché quella disparità tra i due valori del 2007 e 2008 è dovuta alla stessa anomalia., segnalata nel connettore della fibra ottica. Probabilmente questo connettore è stato messo male un giorno del 2008 ed è rimasto così fino a quest’anno, quando si è andati a controllare.
Insomma, il verdetto finale quando arriverà?
Bisogna solo aspettare che torni il fascio di neutrini dal Cern, tra aprile e maggio. A quel punto tutti i quattro esperimenti del Gran Sasso –Opera, Lvd, Icarus, Borexino- saranno pronti a prendere i dati e a interpretarli, per la parola finale.
Un pronostico?
Ripeto, stiamo andando avanti a larghi passi verso la conferma che c’era uno sbaglio.