di Gianluca Luceri
Chiamatela fuga. Ventisettesima giornata 'molto significativa' in chiave scudetto: a undici turni dal traguardo, il Milan vola infatti a +4 sulla Juve, distacco che non dà ancora garanzie di successo ma che comincia a farsi importante. I rossoneri avanzano a tutto gas verso l'obiettivo tricolore con il 'bomber inventato' Nocerino (9° gol, uno score davvero incredibile…) e il bomber di razza Ibrahimovic (19° centro, ma anche l'assist per Nocerino), che stendono a San Siro un rimaneggiatissimo e poco incisivo Lecce, che comunque non sfigura (per la salvezza, però, si fa sempre più dura). Partita subito in discesa dopo 7' con l'1-0 firmato dall'ex Palermo, poi almeno quattro nitide occasioni per la squadra di Allegri (Robinho, Ibra, Emanuelson, El Shaarawy), che rischia pochissimo, tiene in mano il match e raddoppia nella ripresa (65') con una saetta dal limite dello svedese.
Quarto pari consecutivo della Juventus, il sesto nelle ultime sette gare (14 totali in stagione): il ritmo non è più da titolo, anche se la corsa è tutt'altro che finita specie per una squadra irriducibile e orgogliosa come quella di Conte. Di certo la cosiddetta 'pareggite' dei bianconeri rappresenta ormai un dato incontestabile. A Genova esce solo per caso lo 0-0: il match, vibrante e apertissimo, è infatti un concentrato di emozioni, palle-gol, ed episodi discutibili. Tre legni colpiti nella ripresa dai bianconeri (Vucinic due volte e Pepe, anche se per quest'ultimo si tratta di gol divorato), un rigore a testa reclamato (su Matri e M.Rossi), una rete annullata allo stesso Pepe (71') per un fuorigioco a dir poco dubbio. A Marassi, insomma, si vede di tutto di più. Dal super intervento in avvio di Buffon su Palacio, alle grandi chances capitate sui piedi di Giaccherini e Marchisio, ad un Gilardino sprecone di testa. Ripresa ancora più veemente della Juve, che gioca bene, crea (Pirlo, Marchisio) ma non la butta dentro, aspetto questo che comincia a diventare preoccupante. Il Genoa non sta certamente a guardare, risponde quando può colpo su colpo (con Kucka, Kaladze e con Gilardino di nuovo impreciso dopo aver scartato Buffon) e si aggrappa più di una volta ai voli portentosi di Frey.
Tuttavia i bianconeri riescono addirittura ad allungare sulla terza perché all’Olimpico, nel posticipo, fa festa il Bologna che supera 3-1 una Lazio spenta e autolesionista. Che non sia serata per i biancocelesti lo si capisce da subito. All’11’ Portanova risolve una mischia su corner e porta in vantaggio i felsinei. Al 28’ Diamanti riprende una respinta di testa di Marchetti, uscito fuori area per anticipare Acquafresca, e piazza da trenta metri il punto del raddoppio nella porta sguarnita. In mezzo ai due gol una Lazio molle in cui solo Mauri, con conclusioni più spettacolari che insidiose, prova a vivacizzare il gioco. Al 42’ follia di Matuzalem che assesta una manata cattiva in faccia a Diamanti. L’arbitro Guida vede bene e sventola il cartellino rosso sotto il naso del brasiliano. La Lazio ci prova comunque nella ripresa e riceve l’insperato aiuto di Rubin, che tocca sciaguratamente all’indietro e batte il suo portiere (56’). L’ipotesi di rimonta dura lo spazio di 2’ perché un contropiede veloce di Ramirez costringe Gonzalez al fallo da ultimo uomo e al secondo rosso diretto. E sulla punizione Krhin trova la staffilata vincente dopo la respinta della barriera. Sotto di due gol e di due uomini, la Lazio imbastisce un paio di occasioni di Klose (bravo Gillet), mentre gli ospiti non affondano i colpi. Il Bologna sale a 35 e si chiama fuori dalla zona pericolosa.
E, nell’altro incontro serale, frana anche l’Udinese battuta 1-0 a Novara. Che la squadra di Guidolin non fosse più quella del girone d’andata lo si era intuito da qualche partita. Al ‘Piola’ i friulani restano passivi per tutto il primo tempo, incassando il gol di Jeda (16’, colpo di testa su corner) e diverse interessanti iniziative dei piemontesi. La musica cambia nella ripresa, con Armero e Di Natale più in evidenza e il Novara che cala e viene messo alle corde. Al 70’ l’episodio che farà discutere, con Danilo che riprende una doppia prodigiosa ribattuta di Ujkani e mette in rete. L’arbitro Peruzzo, però, annulla per fuorigioco apparso inesistente. Di Natale prova a colpire una difesa sempre più in affanno, ma non è fortunato. Inutile il forcing finale, con Handanovic che va a saltare su corner al 94’. Tesser ‘bagna’ con una vittoria il ritorno in panchina, la salvezza resta distante 11 punti.
Continua a salire e stupire il Catania di Montella, che si gode una straordinario ottavo posto in solitudine (a -2 dall'Inter). Una buona Fiorentina viene colpita e affondata al Massimino da un rigore di Lodi al 58' (fallo netto di Gamberini su Bergessio). Sedici punti nelle ultime 9 partite confermano che quella etnea è la vera squadra-rivelazione del campionato. Ma i viola, specie nei primi 45', avrebbero meritato di più: occasionissime per Lazzari e Cerci (bravo Carrizo a dire no) più un salvataggio sulla linea su conclusione di Amauri. Ma dopo il penalty dell'1-0, è più il Catania a sfiorare il raddoppio che la Fiorentina il pareggio. La bella favola dei rossazzurri, formazione moderna che fa possesso e gioca palla a terra, continua. E l'ascesa (domenica arriva in Sicilia la Lazio) potrebbe non essere finita.
"Il pareggio può starci", sentenzia mister Colantuono nel post-partita. E in effetti l'1-1 di Bergamo tra Atalanta e Parma, dopo una sfida ad alta intensità emotiva, in fondo non dispiace a nessuno. Gli orobici navigano tranquilli verso una salvezza-capolavoro (considerata la pesante penalizzazione), il Parma fa un passettino in avanti guadagnando una lunghezza sulla zona retrocessione (Lecce a -6). Una perla il vantaggio (5') di Manfredini, in rovesciata, portentoso lo stacco aereo con cui Paletta (55') rimette in carreggiata gli emiliani. Atalanta, di lì in poi, troppo precipitosa in attacco, con Denis che si mangia un gol incredibile e con un mischione da brividi in area risolto alla fine da Paletta (che spazza via).
Si avvicinano i titoli di coda per il Cesena, ormai prossimo alla serie B dopo il ko interno (0-2) con il Siena di Sannino (terza vittoria consecutiva). Romagnoli distanti adesso 14 punti dalle rivali salvezza: tanti, troppi per sperare in una rimonta che avrebbe del clamoroso. I toscani contengono per 75' i generosi ma approssimativi attacchi dei padroni di casa (decimati dalle assenze, in primis quelle di Iaquinta e Mutu), poi al primo vero affondo passano (75'): rigore e rosso a Ceccarelli per fallo su Calaiò, Antonioli para il rigore di Terzi, ma sugli sviluppi della ribattuta è Brienza il più lesto ad insaccare. Passano sei minuti e il raddoppio dell'ex Bogdani (3° squillo di fila) fa calare il sipario sulla sfida e, quasi certamente, sulla sventurata stagione del Cesena. Gode e respira il Siena, che mette in tasca un successo di inestimabile valore.