Esce il nuovo disco. Il 19 marzo parte la Tournée


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Cammariere: 'L'album? Un distillato di me'

Dodici brani, scritti in maggior parte con lo storico collaboratore Kunstler

di Roberta Balzotti

“E' un album eterogeneo, nel quale c'è però un filo conduttore che è la mia musica, la mia personalità umana e artistica; un concentrato di me, un distillato della mia ricerca”. Sergio Cammariere riassume così il suo nuovo disco, intitolato semplicemente con il proprio nome, in uscita per Sony martedì 13 marzo. Un disco che ha voluto dedicare all'amico Pepi Morgia, regista di eventi musicali e ligh design, scomparso sei mesi fa.

Tra bossa, samba, jazz, sonorità dell'est, nordiche e mediterranee, rapide strizzate d'occhio al progressive e alla fusion, si snodano dodici brani (due strumentali, come la tredicesima traccia, solo piano, in esclusiva per la versione I-Tunes). La maggior parte dei testi, anche in quest'album, sono firmati da Roberto Kunstler. “Sono vent'anni che scriviamo insieme. Qui ci sono due canzoni, “Buonanotte per te” e “Notturno swing”, che abbiamo composto a metà degli Anni Novanta – racconta Cammariere – Altre invece sono nate negli ultimi due anni. Con Roberto ci siamo sentiti tutti i giorni su Skype per trovare le parole giuste, la parola che avesse il giusto suono”.

C'è una nuova collaborazione, quella con Giulio Casale, che ha scritto i testi di “Transamerica” e “Controluce”. E' stato un incontro casuale o voluto?
L'ho cercato io. Ero stato a vedere il suo spettacolo dedicato a Fernanda Pivano. Siano entrati subito in sintonia. Avevo due melodie e lui si è reso disponibile a collaborare. Un paio di giorni dopo mi ha inviato via e-mail i testi. Non escludo, in futuro, di scrivere ancora insieme.

Altra firma, Sergio Secondiano Sacchi, uno dei fondatori del Club Tenco, per la canzone “Il principe Amleto”, ispirata a Vladimir Vysotsky. Come nasce quest'omaggio al cantautore e poeta russo?
Mi sono innamorato di un poema di Sacchi dedicato a Vysotsky, personaggio controcorrente proprio come Amleto. L'ho tagliuzzato, inserito su una musica, ho cominciato a sostituire le parole per adattarle. Allora Sacchi mi ha detto: “Le parole le sostituisco io!”.

C'è samba, c'è bossa; c'è un omaggio a Vinicius De Moraes con la reinterpretazione di “Com'è che ti va?” (“Onde anda voce”, nella traduzione classica di Sergio Bardotti e Nini Giacomelli): insomma, c'è immancabilmente il Brasile...
Sono molto brasiliano; sono un po' carioca dentro. Fu proprio Sergio Bardotti, uno tra i miei più cari amici, scomparso cinque anni fa, a farmi conoscere Chico Buarque de Hollanda, il quale ha continuato a spedirmi per tanto tempo cartoline dal Brasile; ho molte sue cartoline con il Redentor (statua del Cristo Redentore, emblema della città di San Paolo del Brasile, n.d.r.).

Il 19 marzo, da Bologna parte la tournée. Ad accompagnarti, la tua ormai consolidata famiglia musicale, musicisti che hanno suonato anche nel disco, Bulgarelli, Ariano, Marcozzi, Bosso, Cesari, Ascolese, per citarne alcuni. E in platea?
Un pubblico meraviglioso che mi abbraccia. Ci sono persone disposte a spendere più di 50 euro per un concerto, che 20 per un disco. A Bologna, per il debutto, arriveranno dall'America. La mia musica viaggia oltreconfine e vengono appositamente per ascoltarla dal vivo.

E tu mantieni i contatti con loro? Vedo che sei attivo su Facebook...
Sebbene sia radicato nel Novecento, nel senso che sono un ragazzo degli Anni Sessanta, gioco con questi nuovi strumenti per comunicare. A parte lo storico forum “Situation”, su Facebook nascono spontaneamente pagine, gruppi dedicati a me e così si allargano e si mantengono i contatti.