Libri, 'La trappola' di Ventura


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Crisi, una rivoluzione culturale per uscirne

'Il pil misura tutto eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta': lo diceva Bob Kennedy nel 1968 e lo ribadisce Andrea Ventura nel suo libro dal titolo: 'La trappola. Radici storiche e culturali della crisi economica', l'Asino d'Oro edizioni

"Il pil misura tutto eccetto cio' che rende la vita degna di essere vissuta", lo diceva Bob Kennedy nel 1968 e lo ribadisce Andrea Ventura nel suo libro dal titolo: "La trappola. Radici storiche e culturali della crisi economica", l'Asino d'Oro edizioni, in libreria a giorni. L'autore pone al centro della sua analisi la dimensione culturale del fenomeno economico, ponendo l'accento sulla odierna cultura dominante della ricchezza personale che si e' affermata a scapito della dimensione umana nei rapporti interpersonali.

L'espansione dei mercati finanziari, a partire dalle liberalizzazioni degli anni ottanta, si e' basata sulla teoria economica dell'equilibrio efficiente che "non e' scientificamente dimostrata", spiega Ventura in un'intervista all'Adnkronos, ed ha generato "quegli enormi profitti che hanno prodotto la bolla finanziaria dei giorni nostri".

Lo sviluppo economico in Occidente, come evidenzia Ventura, "ha comportato un significativo miglioramento della qualita' della vita. Gli uomini oggi dispongono di un benessere materiale sempre maggiore, in una societa' in cui la realizzazione personale passa attraverso il conto in banca". Eppure, osserva, "in quella parte di mondo dove c'e' maggiore benessere, ricchezza e successo, il senso del vivere viene meno".

Sembra un paradosso, ma e' anche realta' di tutti i giorni. A dimostrarlo sono "l'alta diffusione del fenomeno della depressione o l'elevato numeri di suicidi. Le persone si affermano attraverso la carriera e perdono di vista i rapporti interumani".

Al centro della riflessione di Ventura il concetto stesso di economia e il modo in cui, nel tempo, l'uomo ci si e' rapportato. Nel medioevo si credeva che il fine dell'uomo fosse la vita dopo la morte. Con l'eta' moderna "il fine dell'uomo e' diventata la vita terrena, ma questa non e' la vita economica" ha spiegato l'autore.

La tesi smithiana della "mano invisibile", secondo cui ciascun individuo nel perseguire il proprio tornaconto viene spinto -proprio come da una mano invisibile- a operare per il bene di tutta la collettivita', e' una teoria "infondata che ha portato al dominio dei mercati finanziari e alla perdita di quel senso morale che Adam Smith aveva riconosciuto". Con l'avvento delle teorie neoclassiche e' passata l'idea che gli uomini siano come uno "sciame di cavallette" metaforicamente assimilati alla speculazione dei mercati finanziari.

Nella societa' odierna, ha concluso Ventura, un ruolo molto importante lo svolge la comunicazione e uno strumento rivoluzionario e' rappresentato dai social network, "ma non basta, ci vorrebbe una rivoluzione culturale". Riprendendo la "teoria della nascita" proposta dallo psichiatra Massimo Fagioli nel 1971, l'autore suggerisce di ribaltare il rapporto tra la dimensione non-razionale dell'individuo, da sempre condannata come "male", e quella razionale, considerata in maniera positiva.

"Non occorre un'inversione di rotta, l'uomo dovrebbe proseguire il proprio cammino sull'idea di benessere ma recuperando la dimensione non-razionale e dei rapporti interumani. Pensiamo che a distinguerci dagli animali sia la ragione, e' un'idea folle".

Ventura si spiega con un esempio concreto. "Se un'azienda decide di chiudere una fabbrica in Italia per aprirla in un paese in via di sviluppo, sfruttando manodopera a basso costo per guadagnare in termini di profitto, quella scelta e' dettata dalla sfera di comportamento razionale". Ma cosi' l'uomo distrugge, calpesta, e la societa' non funziona. "Quello che ci accomuna agli animali e' l'istinto, ed e' quella la dimensione non razionale e positiva che dobbiamo recuperare", conclude l'economista.