Un anno fa l’incidente nucleare


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Fukushima, le radiazioni e gli sfollati

L'emergenza non è finita n

di Bianca Biancastri

L’allarme in Giappone a un anno dal terremoto e dallo tsunami che hanno messo in ginocchio il Paese non è ancora rientrato. Centomila persone non hanno fatto ritorno nelle loro case nell’area intorno alla centrale di Fukushima. I bambini giapponesi che risiedono a 200 chilometri di distanza dall’impianto presentano ancora tracce di contaminazione, secondo quanto risulta dalle analisi effettuate dall’Associazione per il controllo della radioattività (Arco). Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia atomica internazionale del gennaio scorso, l’1% delle circa 14 mila analisi svolte sugli alimenti giapponesi dà ancora valori superiori alla norma per il Cesio 137.

La situazione della struttura atomica di Fukushima, che un anno fa ha fatto trattenere il fiato al mondo intero, è lontano dall’essere risolta. A dicembre le autorità giapponesi hanno annunciato che l’impianto era stato portato in “uno stato di stabilità”, tuttavia ci sono dubbi e diversi esperti attendono che venga delineato un programma delle prossime operazioni nella centrale. Secondo un recente rapporto di Greenpeace, dal sito continuerebbero a fuoriuscire radiazioni, non si conosce la condizione del combustibile fissile alterato e decine di migliaia di tonnellate di acqua contaminata restano nei locali dei reattori e delle turbine. Il governo giapponese, inoltre, si è impegnato a decontaminare un’area di 13mila chilometri quadrati ma le operazioni procedono a rilento. La Commissione per l’energia giapponese stima che ci vorranno dai trenta ai quaranta anni per bonificare la centrale mentre resta difficile la situazione per i 3.000 ingegneri, tecnici e operai che lavorano senza sosta nell’impianto, malgrado turni diventati ora meno pesanti.

Il sisma che l’11 marzo 2011 ha sconvolto il Giappone è stato classificato di magnitudo 9 sulla scala Richter, il quarto più potente finora al mondo e il più potente sul territorio nipponico. L’onda più alta registrata nello tsunami che ne è seguito è stata di 23 metri, mentre la centrale di Fukushima è stata investita da un’onda di 14 metri, molto al di sopra dei 4 metri previsti come massimo. Tutto l’impianto è andato in blackout, compresa la sala controllo. Nei reattori da 1 a 3 si sono verificate fusioni parziali dei noccioli, seguite da esplosioni e rilascio di isotopi radioattivi nell’aria e nell’acqua. Il 4 è stato seriamente danneggiato dalla forza dell’onda anomala. L’Agenzia per la sicurezza nucleare nipponica (Nisa) ha rilevato una decina di errori fatti dall’operatore Tepco che vanno dalle modalità per le attività da svolgere in sicurezza fino alla sorveglianza delle condizioni di esercizio dello stabilimento. L’Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha ammesso che le procedure di sicurezza hanno avuto diverse falle.

Il disastro di Fukushima ha riacceso il dibattito nel mondo sulla sicurezza nucleare e di fatto ha portato a un drastico calo delle nuove costruzioni di impianti nucleari, con eccezioni soprattutto in Asia e Medioriente. Il Giappone ha subito l’effetto più significativo e ha spento 52 reattori su 54 mentre la mancata produzione di energia sta pesando molto sull’economia. Il Paese tuttavia è riuscito a ricostruire molte infrastrutture distrutte e a far ripartire la produzione industriale che aveva subìto un immediato tracollo. La sfida della ricostruzione è però ancora enorme. Soprattutto nella zona colpita dall’incidente nucleare, sono al collasso i settori agricolo e ittico. Migliaia di persone vivono ancora in rifugi temporanei o dipendono dai sussidi governativi per potersi permettere una casa.

“La cosa più spaventosa non è stato lo tsunami, ma tutto ciò che è arrivato dopo”.Così Honami, 9 anni, descrive agli operatori di Save the Children ,che ha lanciato nel Paese un piano quinquennale per restituire ai più piccoli un senso di normalità, lo stato d’animo dei bambini di Fukushima, che da un anno lottano contro un nemico invisibile, che non si può toccare e che hanno imparato a conoscere attraverso le notizie in tv o dai timori dei genitori quando vogliono uscire a giocare.

“Il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo 2011 hanno causato la morte di quasi 20 mila persone, fin dall’inizio il Giappone ha ricevuto generose offerte di assistenza da oltre 160 Paesi e a nome del mio popolo vorrei esprimere ancora il mio apprezzamento”. Questo il messaggio del premier Yoshihiko Noda nel primo anniversario del disastro. “Oltre l’80% delle amministrazioni colpite –continua il premier giapponese- hanno completato la formulazione di un piano di ricostruzione,che include obiettivi ambiziosi per diventare ‘modelli globali’ con l’introduzione di energie rinnovabili”.”Lo stato di arresto a freddo dei reattori di Fukushima è stato raggiunto alla fine del 2011 ma la lotta contro l’incidente continuerà fino a quando i reattori non saranno stati decommissionati. Continueremo a dare priorità assoluta alla sicurezza alimentare e alla salute dei residenti vicino alla centrale”, afferma Noda. “Una delle responsabilità più importanti del Giappone è quella di condividere le conoscenze e le esperienze acquisite dal disastro con la comunità internazionale”.