Quando l’amore diventa possesso e uccide


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‘Mia o di nessun altro’

Oltre 40 le donne uccise in Italia da compagni o fidanzati dall’inizio dell’anno

di Paola Scaramozzino

Lei è una donna di 28 anni siciliana, separata e con due figli che vive a Loreto, in provincia di Ancona. Conosce un uomo molto più grande, se ne innamora e nasce una storia d’amore. A opporsi alla loro relazione i familiari della giovane che vedono nella differenza di età, un elemento negativo. Si frequentano ma poi qualcosa non va e la donna lo lascia. Allora nel 58enne, anche lui siciliano, scatta la voglia di “fargliela pagare”. Entra nell’abitazione di lei e fa una mattanza: uccide davanti ai suoi occhi la madre e la sorella e poi le spara. Una breve fuga e l’arresto. La donna colpita in due parte del corpo sarà in pericolo di vita e operata più volte ma alla fine ce la farà. Era il 29 luglio del 2010. Sulle pagine dei giornali si scrive ancora di delitto passionale come a giustificare l’orribile crimine che porta mariti, compagni, fidanzati e addirittura padri a uccidere le donne che sfuggono al loro possesso. E’ il 4 marzo scorso: stesso copione. Siamo a Brescia, un uomo di 33 anni uccide l’ex moglie e il suo compagno e non ancora soddisfatto, la figlia di lei e il suo fidanzato, entrambi ventenni, davanti alle sue tre figlie, tutte sotto i dieci anni.

“Femminicidio” è il termine coniato dalle Nazioni Unite per definire i crimini contro la donna ed è nato in occasione della strage delle giovani di Ciudad Juarez, in Messico, e indica la violenza fisica, psicologica, economica, istituzionale, rivolta contro la donna “in quanto donna”. Una strage che è un primato tutto italiano e che non sembra finire mai. Dall’inizio dell’anno sono oltre 40 donne le donne uccise: una vittima ogni tre giorni. L’aumento è esponenziale se si considera che solo nel 2010 sono state 127. Ma come si può sviluppare questa ferocia?

Ne abbiamo parlato con Matilde D’Errico, una delle autrici di “Amore criminale”, la serie di racconti su donne vittime di violenze che riparte il 23 marzo prossimo con la conduzione di Luisa Ranieri. “Le storie, ne abbiamo trattate 60 in 5 anni,- spiega l’autrice- hanno un motivo ricorrente: l’uomo non accetta di essere lasciato, non riesce a rielaborare la perdita, il lutto. Per questi uomini la donna è un oggetto, una proprietà che gli appartiene e qui scatta la dinamica del possesso”.

-Ma sono persone malate queste che arrivano in nome dell’amore, ad uccidere?
“Non ci sono problemi mentali. La violenza è slegata dalla patologia ma anche dalle condizioni sociali, culturali ed economiche. Come osservatrice dei tanti fatti che ho seguito mi sembra di ravvedere che nelle coppie ci sono tanti problemi ma che soprattutto c’è una crisi dell’individuo: molto disagio, solitudine e l’incapacità di vivere un malessere in due.”

-Perché stanno aumentando i delitti contro le donne?
“Si tratta di una vera emergenza sociale che affiora con sempre più forza perché le donne adesso parlano, denunciano e noi di “Amore criminale” vogliamo essere una cassa di risonanza per incentivare le donne ad uscire dalla solitudine della loro sofferenza. Per questo motivo la serie di quest’anno parte con una Campagna d’informazione che spinga “le donne a non vergognarsi e a denunciare.”. Molti i volti noti che si sono prestati a dare voce allo spot.”

A Franca Leosini impegnata nella preparazione della nuova serie di “Storie maledette” e ideatrice, autrice e conduttrice del programma che incontra i protagonisti di casi efferati cercando di capire dalle loro parole come una persona normale si può trasformare in un assassino, chiediamo di commentare delle violenza sulle donne.

“Io dico che Medea porta i pantaloni e come lei uccide i figli, gli uomini uccidono le donne. Perché? Per vendetta. La donna lavora, è autonoma, ha imparato a decidere anche per la coppia, e questo a chi ha sempre comandato, non va giù. A questa inadeguatezza il maschio risponde con la violenza perché non è capace di affrontare il problema. Faccio un esempio con uno dei casi che ho trattato nella mia trasmissione: l'ex direttore artistico del Teatro Lauro Rossi di Macerata, un uomo per bene di un ottima famiglia, gentile, educato, altruista, sposato che intraprende una storia che lui definisce solo di amicizia, con un’altra donna. La moglie chiede la separazione. Una mattina l’uomo si presenta a casa dalla ex moglie per fare colazione con lei e con l’intenzione di riappacificarsi . Ma lei dice no. Scoppia una lite: la colpisce più volte con un bastone. L’uomo crede di averla uccisa. La mette in un porta abiti e la getta in un cassonetto alla periferia del centro abitato. Poi un signore, “ un angelo vestito da passante “ come canta Modugno in Meraviglioso, sente dei lamenti e si accorge della donna che gravissima, riuscirà poi a salvarsi. Adesso l’ex direttore è in una Comunità di recupero condannato a 9 anni di reclusione. Una persona normale caduta nel vuoto più che della follia, della disperazione. Non si rassegnava a vivere senza la moglie.”

-Ci sono dei fattori sociali, culturali o economici che in qualche modo inducono al delitto?
"No, il delitto è assolutamente trasversale anche se una componente geografica la riscontrerei proprio in base ai dati sui delitti. Ne avvengono molto più al Nord che al Sud. Di fatto, al nord la donna è maggiormente indipendente mentre nel meridione, sia l’uomo che la donna, rimangono più attaccati all’idea di famiglia. La donna è più tollerante e probabilmente anche meno indipendente".

Il presidente dell’Associazione  "Dal 2006 gli omicidi tra familiari sono stati 200, quelli della malavita organizzata 170” . E ancora: “Nelle coppie l’80% degli omicidi avviene nella fase in cui la relazione sta finendo o quando è appena finita. Nell’85% dei casi l’omicida è l’uomo sia perché di solito sono le donne a lasciare sia perché per l’uomo è più difficile accettare di essere lasciato. Nel 40% dei casi prima degli omicidi c’erano state denunce per stalking, stalking che per il 70% è messo in atto da uomini ”.

I dati rivelano che le donne vengono uccise più dall’entourage familiare che dalla mafia. E’ difficile arginare questa strage se le donne stesse non parlano, non denunciano. Per ora uscire dall’isolamento appare l’unica strada percorribile per ribellarsi alle violenze fisiche o sessuali di cui, dati Istat alla mano, sono vittime almeno 7 milioni di donne in Italia, una su tre.


L’Italia in nero, parlano le cifre

Gli omicidi domestici dal 2009 al 2010 sono stati 235 di cui il 50% è stato commesso in Nord Italia

Dei 235 omicidi:
178 gli omicidi familiari fra coniugi, conviventi, genitori, fratelli
57 gli omicidi di relazione fra fidanzati, amanti, spasimanti

103 i delitti fra persone che hanno un legame sessuale
32% degli assassini si sono suicidati
85% sono effettuati da maschi
62% dei delitti familiari hanno come vittime le donne