Un altro punto di vista


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La crisi? Dipende dalla moneta

A convegno gli economisti della Modern Money Theory mmt_296

di Massimiliano Piacentini

Pochi giorni prima dell’approvazione del Patto di bilancio da parte di 25 leader europei, esclusi Gran Bretagna e Repubblica Ceca, si è tenuto a Rimini (dal 24 al 26 febbraio) il primo Summit italiano della Modern Monetary Theory (Mmt). Oltre 1.500 partecipanti hanno potuto ascoltare le lezioni dei cinque economisti intervenuti.

Crisi dell’economia, deficit di bilancio, insolvenza, tassi d’interesse, mutui, deflazione, depressione, default i temi al centro dell’attenzione. Un evento voluto e organizzato dal giornalista Paolo Barnard. Dal cartalismo (G. F. Knap, A. Mitchell-Innes) passando per i lavori di A. P. Lerner e J. M. Keynes fino alla MMT. Un corpo teorico, un approccio analitico che mette al centro la questione della natura della moneta per spiegare il funzionamento delle economie moderne. Ne discende un’analisi alternativa e direttamente contrapposta a quella neoliberista imperante. Niente di più lontano, cioè, dalle posizioni di Milton Friedman, fondatore della scuola monetarista e Nobel per l’economia nel 1976.

Perché l’Europa è in crisi? Come e perché la speculazione finanziaria attacca Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo, Italia? La risposta dell’MMT, sebbene molto articolata, è semplificabile così: la crisi è stata prodotta dalle scelte di politica economica dell’Unione europea, mentre gli attacchi speculativi sono resi possibili dalla rinuncia dei 17 alla sovranità monetaria e fiscale attraverso l’adozione dell’euro, cioè a tutti gli effetti di una valuta estera.

Ma cosa si intende per moneta sovrana? Anzitutto, essa è Fiat, cioè di proprietà dello Stato che la emette, non convertibile e floating, ovverosia non soggetta a cambio fisso con altra valuta e non agganciata all’oro. Essendo imposta attraverso le tasse ed emessa esclusivamente dal governo attraverso una Banca centrale, comporta considerevoli vantaggi. Il primo di questi è, secondo Mmt, che quando uno Stato spende a deficit nella propria valuta non può fallire e non può neppure diventare oggetto di attacchi speculativi, in quanto è in grado di controllare i tassi di interesse sul debito. In secondo luogo, e questo è centrale dal punto di vista macroeconomico, quando un governo spende a deficit trasferisce di fatto ricchezza al settore privato e, con ciò, stimola l’economia.

E allora, le politiche dell’Ue e della Banca centrale europea? Mmt e circuitisti non hanno dubbi: porteranno al disastro economico certo, come avvenne in Argentina. L’euro non è una moneta sovrana, distrugge l’economia reale, riduce la spesa pubblica e induce una deflazione permanente.

Non solo, la logica dell’ordinamento europeo è quella dello smantellamento totale dello Stato e della distruzione della democrazia. Così, lo scontro è servito: la crisi del debito sovrano è un evento nuovo nella storia, pianificato dagli architetti del sistema europeo per trasferire le leve del potere nelle mani della tecnocrazia.

“Il sistema attuale è insostenibile, lo sanno tutti. I programmi di stabilità voluti da Germania e Francia impongono deflazione negli altri Paesi” (A. Parguez). Ma l’alternativa esiste e la sovranità monetaria rappresenta la sua precondizione imprescindibile. Solo a questa condizione si può avviare una politica economica che riporti i Paesi alla crescita. Una politica anch’essa diametralmente opposta a quella del neoliberismo. Servono programmi di garanzia dell’occupazione, sostegno al reddito, altro che licenziamenti. Occorre che lo Stato spenda per rilanciare la domanda e i consumi, altro che rigore finanziario o pareggio di bilancio in Costituzione (Fiscal compact). “Abbiamo analizzato l’euro molto attentamente, i sistemi con tassi di cambio fissi, lo standard aureo e spiegato come funziona tutto quanto: per far funzionare bene un sistema serve la garanzia del lavoro, perciò bisogna aumentare l’occupazione e difenderla” (S. Kelton).