Le presidenziali arrivano esattamente 3 mesi dopo le elezioni politiche che hanno evidenziato la crescente disaffezione degli elettori: soltanto il 60% di votanti. Il partito di Putin e Medvedev si è fermato al 52,9% dei consensi, ottenendo 238 dei 450 deputati. Si è trattato di un risultato al di sotto delle attese dell'oligarchia politica, che puntava a confermare i due terzi dei seggi che deteneva alla Duma per poter avere mani libere e attuare nuove riforme costituzionali.
Alle politiche gli osservatori esteri sono stati ammessi con il contagocce. Lo stesso criterio varrà anche per le presidenziali. La carenza di osservatori credibili ha agevolato il moltiplicarsi di brogli e irregolarità alle elezioni del 4 dicembre, tanto che l'Osce ha denunciato "numerose violazioni" e l'Europa ha espresso "profonda preoccupazione" per la "mancanza di correttezza" del voto. I brogli sono stati palesati da decine di testimonianze anche attraverso i videofonini: schede precompilate e inserite nelle urne prima ancora dell'apertura dei seggi, elettori trasportati in pullman per votare in vari seggi. Le contestazioni, ha detto il premier Putin, sono state "orchestrate" dall'Occidente, Washington in testa.
L'esito delle politiche è stato contestato da un movimento spontaneo che, per la prima volta in decenni, ha portato in piazza decine di migliaia di persone. Nata su internet, l'unico mezzo di comunicazione sfuggito alla censura, la protesta ha unito filo-occidentali e nazionalisti, liberali e no global sotto la bandiera della contestazione e la richiesta di cambiamento. Due i limiti del movimento: il suo carattere fortemente eterogeneo, che rischia di farlo implodere, e la sua natura civile e non politica, che per ora lo vede senza un leader capace di confrontarsi con il potere. Dopo settimane di proteste, le varie anime del movimento hanno formulato cinque richieste: annullamento dei risultati delle elezioni politiche, indizione di nuove elezioni, inchiesta sulla Commissione elettorale e sul suo capo, procedure più libere per registrare nuovi partiti e rilascio di tutti i detenuti politici. Il governo, mostratosi insensibile alle richieste, è rimasto però colpito dall'ampiezza del fenomeno ed è corso ai ripari organizzando i propri cortei. Nella campagna per le presidenziali, le piazze si sono così trasformate nel teatro di una gara a chi portava più dimostranti, tra i detrattori e i sostenitori di Putin.
Qualcuno ha paragonato l'ondata di proteste che ha scosso la Russia con quelle della "Primavera araba". Malgrado alcuni punti di contatto, le differenze restano notevoli. Anche qui la rivolta viaggia sul web, ma in Russia l'incidenza dei giovani è minima rispetto al Nord Africa, sia sul fronte economico che su quello sociale e, soprattutto, a livello politico-decisionale. L'età media dei russi è di 39 anni, a fronte dei 24 degli egiziani o dei libici. Dallo smembramento dell'impero sovietico, inoltre, il Paese vive un costante decremento demografico: 8 milioni di abitanti in meno negli ultimi 10 anni, per una popolazione complessiva, oggi, di 142 milioni di abitanti. Negli anni di Putin-Medvedev, la Russia ha conosciuto una crescita economica e un relativo benessere che l'ha portata a entrare persino in quel gotha del potere economico mondiale che è il G-8. La crisi, in realtà, ha iniziato a farsi sentire solo di recente. Il sistema dell'oligarchia al potere in Russia, infine, non è paragonabile a quello di Gheddafi, Ben Ali o Mubarak: benché il Cremlino e Russia Unita siano in grado di controllare l'economia e l'informazione, condizionando tutte le istituzioni e persino i risultati elettorali, la Duma presenta una pluralità di voci impensabile nei deposti regimi nordafricani. Putin ha usato in campagna elettorale un crescendo di toni sempre più accesi nei confronti dei suoi detrattori. L'ex agente del Kgb ha accusato l'opposizione in generale di aver preparato brogli per poi accusare il governo di averli commessi, e ha definito “inaccettabile e contrario alla democrazia” il fatto che, prima ancora del voto, qualcuno abbia definito la tornata elettorale illegittima. Putin ha poi criticato i manifestanti scesi in piazza contro la sua candidatura: "Sarebbero pronti anche a sacrificare una personalità nota pur di gettare il discredito sul governo e sulla mia persona", ha detto.
Gli occhi degli osservatori sono puntati sull'andamento del processo elettorale, ma soprattutto su quanto accadrà dopo che Putin sarà stato eletto. L'esito che scaturirà dalle urne potrà rafforzare o ridimensionare la sua fin qui indiscussa leadership. Sia nella prima che nella seconda ipotesi, il rischio più temuto in Occidente è che le proteste degli ultimi mesi possano intensificarsi e che il potere reagisca con il pugno di ferro. La speranza di Europa e Stati Uniti è che, al contrario, la piazza sappia organizzarsi e andare a un confronto sui temi più scottanti, e che il Cremlino si mostri disponibile a fare concessioni.