Energia per il grande freddo


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Gas, 'Italia diventi hub per Sud-Europa'

A Televideo l’ex presidente dell’Authority per l’Energia, Alessandro Ortis, rassicura: “Per gli approvvigionamenti di gas ci sono difficoltà, ma non è emergenza”. Poi lancia una proposta : 'Con altri 3-5 rigassificatori, l’Italia potrebbe diventare punto di transito per gas diretto al Nord Europa. Con vantaggi tariffari e remunerazioni per i servizi' r

di Emanuela Gialli

In Italia sono due attualmente gli impianti di rigassificazione, uno si trova a Panigaglia, nel Golfo di La Spezia, l’altro a Rovigo. Proprio questo sulla carta sarebbe il più produttivo, con una capacità di erogazione di 8 miliardi di metri cubi di gas l’anno e di 26 milioni di metri cubi ogni giorno, ma le navi che trasportano il gas naturale allo stato liquido, provenienti in particolare dal Qatar, non riescono ad attraccare per le cattive condizioni del mare e gli arrivi si sono molto ridotti negli ultimi giorni. L’impianto dunque funziona a intermittenza. La situazione è analoga per Panigaglia, che eroga tre miliardi di metri cubi di gas all’anno.

In generale, gli approvvigionamenti di gas scarseggiano, per il gelo che avvolge il Vecchio Continente, ma, a volte, anche per ragioni politiche, con il braccio di ferro che quasi ogni inverno ad esempio l’Ucraina ripropone, forte delle sue condotte di alimentazione. La minaccia di chiudere i rubinetti è sempre in agguato. Ma il gas, attraverso le “pipeline”, arriva anche dalla Russia, dalla Libia, dall’Algeria, dall’Austria, dall’Olanda e dalla Norvegia L’Italia ne produce un po’, ma certo non mette al sicuro dal rischio di interruzioni nell’erogazione dall’estero.

Ecco perché su tutto il territorio italiano sono dislocati numerosi stabilimenti di “stoccaggio”, dove il gas viene immagazzinato, magari d’estate, quando il consumo si riduce, per far fronte alle emergenze. In queste “riserve” sono accumulati 15,6 miliardi di metri cubi di gas naturale, di cui 5,1 sono però bloccati per “usi strategici”.

Questo è il quadro in Italia. Se però i rigassificatori da due diventassero sei o sette, l’autonomia sarebbe maggiormente assicurata. D’altronde, i Paesi fornitori aumentano (per molti la fornitura di gas rappresenta una consistente fonte di guadagno per le proprie economie), l’offerta di gas è sempre in crescita, il consumo pure. Ma sono le infrastrutture a fare la differenza: una rete efficiente garantisce il Paese che la crea da un lato dal rischio di una costante, graduale inefficienza energetica, dall’altro da una insidiosa subordinazione alle altrui politiche di approvvigionamento. Ma in special modo consente di acquisire una rilevante incidenza politica.

Tornando al freddo che si vive in questi giorni, in quale stato si trova l’Italia riguardo alla disponibilità di gas? Risponde Alessandro Ortis, ex presidente dell’Authority per l’Energia ed esperto del settore.

Qual è la situazione degli approvvigionamenti di Gas? E’ emergenza, ingegner Ortis?
C’è qualche sofferenza, ma dovrebbero essere superate. E’ vero anche che abbiamo un significativo assorbimento giornaliero in considerazione delle cattive condizioni meteo. Ma è alta l’attenzione del Comitato per il monitoraggio e l’emergenza, istituito dal Ministero (dello Sviluppo Economico, ndr). Dunque, bene l’allerta, ma direi nessun allarmismo. La tutela per le famiglie è massima.

Di quanto gas ha bisogno l’Italia in questi giorni di grande freddo?
Pochi giorni fa abbiamo toccato il picco di 466 milioni metri cubi di gas al giorno. Alcuni anni fa avevamo raggiunto anche i 480 milioni. Si potrebbe arrivare a sfiorare i 500 milioni metri cubi di gas al giorno. Noi dobbiamo avere un sistema che soddisfa i consumi dell’anno, ma soprattutto i consumi “di picco”. Al momento disponiamo di quattro gasdotti che riforniscono il nostro Paese: il primo ci collega via Austria, passando per la Slovacchia, fino alla Russia, per l’ingresso del gas a Tarvisio. Poi, al Nord ancora, c’è il gasdotto di ingresso al Passo Gries (Verbania), per l’importazione dall’Olanda e dalla Norvegia, soprattutto. C’è la condotta per il gas algerino, che arriva in Sicilia, dove giunge anche quello dalla Libia. Oltre a questi quattro corridoi, ci sono i rigassificatori e la produzione nazionale. Al momento del picco, si ha a disposizione circa 350 milioni di metri cubi al giorno. Se la punta del consumo è superiore a questo livello, il gas deve essere prelevato dagli stoccaggi.

Gli stoccaggi sono dei grandi magazzini di gas?
Sì. In primo luogo, garantiscono la sicurezza di accedere al gas quando la fornitura diretta non riesce a rispondere alla domanda. La seconda virtù degli stoccaggi è l’aspetto economico. E’ possibile infatti riempirli di gas, magari acquistato in estate a prezzi più basi di quelli invernali.

Gli stoccaggi sono anche in Italia, ovviamente?
Sì, ne abbiamo. Queste sorgenti, per così dire, devono essere all’interno del territorio italiano. Però, l’attuale volume di stoccaggio va incrementato, perché al momento sono solo di 15,6 miliardi di metri cubi di gas. Di questi, 5 miliardi sono di stoccaggio “strategico”.

Ingegner Ortis, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nei giorni scorsi ha invitato ad attingere alle scorte. A chi si riferiva?
Alle aziende che hanno contratti di fornitura gas che si possono interrompere. C’è un insieme di aziende “energivore” (che ‘mangiano’ energia, ndr), ad esempio dell’acciaio, metallurgiche, della carta, della ceramica, notoriamente forti consumatrici di gas, che volontariamente accettano di esser soggette a sospensione dell’alimentazione, in caso di necessità, come in questi giorni, a fronte di un vantaggio tariffario. Certo, l’interruzione della produzione, pur comunicata con preavviso, soprattutto in questo periodo, non è la piacevole. Per questo, Marcegaglia è intervenuta per sollecitare un maggior utilizzo degli stoccaggi. Ma resta fermo che i contratti sono stati stipulati e sono remunerati.

Gli attuali rigassificatori non bastano?
E' sufficiente dire che la Spagna ne ha sei, noi solo due. L’Italia avrebbe bisogno di almeno 4-5 rigassificatori in più, perché con questi nuovi impianti si potrebbe far meglio fronte alle punte invernali, anche nell’ipotesi in cui si bloccasse del tutto una delle grandi direttrici, ad esempio Russia o Algeria. Inoltre, consentono di rendere più diversificati ed economici gli approvvigionamenti di gas.

Quelli già autorizzati sarebbero gli impianti di Livorno, Gioia Tauro e Porto Empedocle?
Livorno non è molto grande: erogherebbe 4 miliardi di metri cubi di gas l’anno e dovrebbe essere disponibile alla fine del 2012. Poi c’è Porto Empedocle, per 8 miliardi di metri cubi l’anno. E ancora, Falconara, Brindisi, Trieste, Gioia Tauro, quest'ultimo autorizzato pochi giorni fa dal Ministero dell’Ambiente, Augusta e altri in progetto, come Taranto, Ravenna e Rosignano. Comunque, si tratta di fare in modo che si aprano i cantieri e che concretamente si realizzino presto almeno i primi quattro.

Ma quanto sono pericolosi i rigassificatori?
Non c'è da temere. Il trasporto del gas liquido viene fatto a basse temperature, ma a pressione atmosferica, e il processo di rigassificazione è un processo fisico e non chimico.

E quanto è strategica un’efficiente rete di rigassificatori?
Se ci diamo da fare, il problema di oggi può diventare un’opportunità. Ho sempre detto, nelle mie relazioni al Parlamento e al Governo, che l’Italia potrebbe diventare l’”hub” del Sud Europa. Detto in altri termini, non dobbiamo essere soltanto un Paese che si preoccupa dei suoi inverni e che è solo un consumatore, ma dovremmo diventare, perché no, vista anche la nostra posizione geografica molto favorevole, un Paese di transito. Fedro diceva che è meglio stare a monte del ruscello, no? Se noi ampliassimo gli stoccaggi e la rete dei rigassificatori e, aggiungo, potenziassimo i gasdotti, con due nuovi collegamenti, il primo Algeria-Italia, via Sardegna, fino alla Toscana; il secondo, a Sud dell’Adriatico, verso Est, per alimentarsi, tramite la Turchia, del gas che arriva dal Caspio - e questo diversificherebbe le fonti, con uno sgravio sulle tariffe - potremmo di immaginare di ricevere il gas, non solo per consumarlo, ma anche per venderlo, farlo transitare, verso il Nord, in modo da invertire il flusso sulle Alpi. Questo in gergo significherebbe diventare un “hub” del Sud Europa. Siccome anche l’Europa aumenterà i suoi consumi di gas, i nostri servizi di fornitura e di stoccaggio sarebbero preziosi e adeguatamente remunerati.