Musica - i consigli della settimana


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Generazioni a confronto

Nuovi album per Leonard e Adam Cohen

di Maurizio Iorio

Leonard Cohen
Old ideas (Columbia)

“Vecchie idee”. Cos’altro poteva cantare quell’anziano e nobile signore di 77 anni, che è un ambasciatore ambulante dell’eleganza tradotta in musica? Qualcuno pretendeva forse invenzioni, voli pindarici, sperimentazioni elettro-pop? E perché, quando ascoltare la soffusa morbidezza delle sue melodie è a sua volta un’arte? Complementare, ma sempre arte è. Il vecchio maestro zen, ridisceso dall’antico monastero di Mount Baldy, in California, e tornato fra le umane miserie, canta una nuova serie di classici, perché ogni suo brano diventa automaticamente un classico. “Ho cercato di affrontare poeticamente, ma direttamente, le difficoltà più profonde dell’esistenza, il rapporto con l’amore, il sesso, la perdita, la morte”, racconta Cohen, che considera “Old ideas” l’album “più poeticamente spirituale” della sua carriera. Come faccia questo anziano gentleman canadese a sfornare ogni volta un capolavoro resta un mistero eleusino, blindato nel suo dna, che non è riuscito a trasmettere per intero al figlio Adam. Per tornare alle vecchie idee, si potrebbe parafrasare che “vecchio è bello”. “Old ideas” è un album avvolgente, soffuso, confortante, con la stupenda voce di Sharon Robinson che s’insinua qua e là, il tutto disegnato con la grazia di un Raffaello, ma con i contorni oscuri di un Caravaggio. E’ leggero, elegante e raffinato come pochi, il buon Cohen. Perché, ha detto, “se proprio bisogna esprimere la grande , inevitabile sconfitta che attende ognuno di noi, bisogna almeno farlo rimanendo entro gli stretti confini della dignità e della bellezza”.


Adam Cohen
Like a man (Cooking Vinyl)

“Ho trascorso tutta la vita a cercare di ribellarmi al suo mito. Finché non ho capito che lui è il mio maestro, il mio idolo”. L’ha confessato il piccolo Cohen (si fa per dire, 39 anni) a “Grazia”. E’ il percorso che fanno tutti i pargoli oscurati da un’ombra troppo grande per le loro spalle. Julian Lennon, Jakob Dylan, Cristiano De André, tanto per fare qualche esempio. Solo a 40 anni si arriva a capire che l’ombra può essere trasformata in luce riflessa, tanto vale rassegnarsi e fare tesoro di cotanti maestri, perché il confronto altrimenti è impietoso. Adam Cohen ha solo 4 album al suo attivo. L’ultimo, “Like a man”, è probabilmente quello in cui l’influenza paterna si fa sentire di più. Canzoni intime, soffuse, malinconiche, introspettive, profondamente romantiche, scarne, molto ispirate dal paterno “New skin for old cerimonies”. Certo, il confronto è impietoso, ma basta ascoltare il figlio senza pensare al padre.