In lutto il mondo delle istituzioni


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Scalfaro, dal 'caso del prendisole' al 'Io non ci sto'

'E' il carro del vincitore quello che attira, le ideologie non contano. Ho visto anche persone di statura scrivere pagine infelici della propria biografia. Ma il politico serio deve saper dire dei no, dispiacere ai propri elettori e accettare l'idea di non essere rieletto' s

"E' il carro del vincitore quello che attira, le ideologie non contano. Ho visto anche persone di statura scrivere pagine infelici della propria biografia. Ma il politico serio deve saper dire dei no, dispiacere ai propri elettori e accettare l'idea di non essere rieletto". Temperamento focoso e poco incline al compromesso, Oscar Luigi Scalfaro si attenne nella sua vita a questa 'regola'. Si ricorda il cosiddetto 'caso del prendisole', che, nonostante risalga all'estate del 1950, ha avuto risalto in tutte le sue biografie. Raccontano le cronache dell'epoca che a cena con due colleghi 'Da Chiarina', a via della Vite, il parlamentare Dc si indigno' talmente per le spalle scoperte di una signora, Edith Mingoni in Toussan, da attraversare la sala per richiamarla con veemenza a un abbigliamento piu' casto: "Si rimetta il bolerino".

La lite degenero', si parlo' di uno schiaffo dato da Scalfaro alla signora. Comunque si fini' in questura, dove la donna, militante del Movimento Sociale Italiano, querelo' Scalfaro e il collega Sampietro per ingiurie. La vicenda tenne banco sui giornali e riviste italiane per lungo tempo, alla Camera furono presentate interrogazioni parlamentari nell'attesa di una delibera sull'autorizzazione a procedere (della cui competente Giunta Scalfaro stesso era membro) contro i due parlamentari a seguito della querela sporta dalla signora. Inoltre, poiche' la Mingoni aveva dichiarato la sua militanza politica, nella richiesta di autorizzazione a procedere si afferma che dai parlamentari sarebbe stata chiamata "fascista" e minacciata di denuncia per apologia del fascismo.

Il padre della Mingoni in Toussan, colonnello dell'aeronautica militare a riposo, ritenendo offensiva nei confronti della figlia una frase pronunciata da Scalfaro durante un dibattito parlamentare, lo sfido' a duello. Al padre subentro' poi come sfidante il marito della signora, anch'egli ufficiale dell'aeronautica. La sfida fu respinta. E nella querelle intervenne anche il principe Antonio Focas Flavio Comneno De Curtis, in arte Toto', che accuso' Scalfaro di comportamento prima villano e poi codardo.

Durante il governo Scelba, Scalfaro fu sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e al Turismo e spettacolo. Tra le sue competenze anche quella della censura nei confronti dei film, la cui ammissione al circuito nazionale poteva essere negata se considerati contrari alla pubblica decenza o ammessa solo a condizione che alcune scene venissero tagliate. Con il suo operato si attiro' parecchi attacchi ironici da parte della stampa laica. Tra i suoi detrattori Giovannino Guareschi e Curzio Malaparte.

Dopo un periodo lontano dalla scena politica di primo piano, anni durante i quali Scalfaro si batte' contro ogni possibile compormesso storico, nel 1983 Giulio Andreotti lo volle ministro dell'Interno fino al 1987. Anni molto difficili, percorsi da episodi terribili della storia italiana come la Strage del Rapido 904 (dicembre 1984), l'omicidio da parte delle Br dell'economista Ezio Tarantelli (marzo 1985) e la recrudescenza dell'attivita' della mafia.

Conclusa l'esperienza al Viminale, Scalfaro fu eletto Presidente della Camera dei Deputati il 24 aprile del 1992 e un mese dopo, il 22 maggio, Presidente della Repubblica, anche sull'onda della scossa politica ed emotiva nel paese provocata dall'omicidio di Giovanni Falcone.

Nel suo settennato, Scalfaro fu molto amato e molto odiato. Si trovo' a dover 'governare' le forze politiche alle prese con il terremoto tangentopoli, e quando il nome fu tirato dentro allo scandalo per i fondi neri al Sisde, nel 1993, reagi' duramente pronunciando a reti unificate il 'non ci sto' che lo ha poi accompagnato per tutto il resto della vita. Era il 3 novembre 1993 e l'allora Capo dello Stato si presento' in televisione,interrompendo la partita di Coppa Uefa tra Cagliari e la squadra turca del Trabzonspor con un messaggio straordinario alla nazione nel quale parlo' di "gioco al massacro" e diede una chiave di lettura dello scandalo come di una rappresaglia della classe politica travolta da Tangentopoli nei suoi confronti. Una accusa in seguito si dimostro' fondata.

Sempre molto tesi i rapporti di Scalfaro Presidente della Repubblica con Silvio Berlusconi. Le frizioni piu' evidenti quelle sulla scelta di Cesare Previti come ministro e la decisione di non andare alle elezioni anticipate nel 1994 come invece richiesto da Berlusconi, formando invece il governo Dini. "La Costituzione e' di una chiarezza assoluta -diceva- Se in Parlamento c'e' una maggioranza e questa maggioranza indica un premier, il Capo dello Stato non puo' che prenderne atto".

Concluso il settennato, Scalfaro, come senatore a vita, ha votato la fiducia al governo Prodi e lo ha sostenuto in moltissime occasioni, convinto com'era che "dal Quirinale si va in pensione, ma da cittadino e da cristiano no". Nel 2007 ha aderito al Pd e si impegnato per Veltroni-Franceschini nelle primarie del 2007.