L'Alta Moda a Roma


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Bottoni Anni '40

I dettagli che fanno la differenza

di Rita Piccolini

Raffaella Curiel incanta quando spiega in conferenza stampa cos’è per lei l’Alta Moda: l’amore per i dettagli, i particolari che rendono unico e irripetibile un abito. Lavorazione di mani sapienti, piccoli trucchi, raffinatezze. La ricerca anche nei mercatini di Roma, Londra, Parigi di bottoni che non siano industriali. I pizzi esclusivi, nastri del ‘700 acquistati a un’asta di New York. Non la moda urlata e omologata per tutti i mercati internazionali.

E che per le creazioni di Raffaella Curiel si possa parlare di Haute Couture non ci sono dubbi. Racconta la stessa stilista come nasce la collezione per la prossima primavera-estate. L’ispirazione è altissima: la volta della Sala degli Scrittori, un tempo ingresso al Salone Sistino. Siamo nella Biblioteca Vaticana. E di questo ambiente raffinatissimo la stilista si prefigge di cogliere le diverse e innumerevoli sfumature di colore:i gialli di Siena, i succhi d’erba, i terracotta lievi, i vermigli, i blu cobalto e la sfumatura dei lapislazzuli, i bianchi gesso e lavagna.

“Ecco –mi sono detta- questi cromatismi così armoniosi, dipinti sotto la severa guida dei maestri Giovanni Guerra e Cesare Nebbia nel tardo ‘500, evocano luci di gioia interiore in questo vecchio mondo così stanco per un avvenire che oggi si snoda tra chiarori ed ombre…”. Così Raffaella Curiel racconta la filosofia del suo lavoro e descrive la passione per l’alta moda. Continua la stilista:”Importante è crederci, basilare proseguire nel vivificare le nostre tradizioni, la nostra civiltà, la creatività italiana così unica nelle sue espressioni di altissimo artigianato, la sperimentazione, l’emulazione della tavolozza dei grandi maestri pittori del passato e del presente o quella della natura…Importante è essere determinati a ripercorrere la bellezza…rinventarla, trasformarla, per non perdere quel bene assoluto che è la femminilità”.

E la collezione è estremamente femminile, opulenta e sobria allo stesso tempo, complicata nella realizzazione ma semplice nel prodotto finito. Apre un soprabito leggero la cui stampa riproduce gli affreschi della volta del Salone Sistino e poi via via gli abiti dai tagli più severi da giorno, con giochi di nervature e pieghine che esaltano il punto vita.

I tessuti utilizzati :la seta, l’organza, il lino. I tailleur da pomeriggio sono impreziositi da ricami leggeri e hanno giacche in seta leggera con piegoline e plissè. Per la sera abiti di mousseline e di crèpe di seta. Hanno drappeggi, volute e cadute di voile che li rendono impalpabili. Le modelle sembrano dee dell’antica Grecia.

I modelli presentati in giochi di luce sofisticati e al lume di candela sono 58, fino all’abito da sposa bianco, di organza, impreziosito dal pizzo e con una gonna ampissima,sbieca, molto “Dior prima maniera”. Le acconciature altissime a ricordare la tiara dei vescovi. La sfilata si chiude con le note della Nona sinfonia di Beethoven, l’Inno alla gioia.

Gioia per non perdere di vista ciò che di bello e buono c’è nella nostra economia pur in momenti di grande difficoltà. Gioia che sia autentica e non solo ottimismo della volontà per i giovani stilisti, per i quali, ricorda la Curiel, ora è tutto più difficile. Non ci sono finanziamenti, non ci sono sponsor, non ci sono fondi per fornirli di materiali nobili, tutto sembra improntato al ribasso, mentre è importante partire dall’Alta Moda, come Galitzine, Balenciaga, lo stesso Valentino, per arrivare al pret à porter e non viceversa.

Un altro imperdibile appuntamento romano è quello con Sarli. Questa volta la sfilata si svolge nel complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia. Già le note della colonna sonora suggeriscono che la collezione guarda a Oriente. Uno scrigno si apre in passerella e una fragranza orientale pervade l’atmosfera.


La donna Sarli per la prossima stagione sceglie la luce e i bagliori dei colori del sole: giallo, rosso, arancio, oro e bianco che si fondono e rimandano a suggestioni di luoghi lontani. C’è molto oro in questa collezione, e questo la rende forse più difficile da portare.

Le giacche in crèpe cady traforate, tono su tono o in forte contrasto cromatico sono un omaggio alle arti decorative dei palazzi mediorientali. Bellissime e tipiche di Sarli le geometrie e i volumi morbidi, il rigore delle costruzioni architettoniche, ma tutto impreziosito da ricami luminescenti a evocare atmosfere da “Mille e una notte”.

Nelle immagini, dall'alto: due modelli di Raffaella Curiel (foto di Graziano Ferrari) e due proposte di Sarli