Trentuno denunce e sei arresti, centocinquantamila file rilevati. Sono i risultati dell'ultima operazione di polizia postale, in questo caso della sezione di Palermo, contro la pedopornografia online. Un'operazione, la 'Fabulinus', che ha coinvolto tutto il paese con ben 13 regioni messe sotto controllo. Al centro, come molto spesso succede, il web, internet, quel mondo virtuale attraverso il quale una minorenne diventa maggiorenne e l'adulto, 'l'orco' di turno, miracolosamente, torna giovane. Tanto, davanti ad un pc, chi puo' dire il contrario? A rimetterci, manco a dirlo, giovani, giovanissimi vittime, che finiscono nella rete di insospettabili, di pedofili "impiegati, operai, pensionati, giornalisti, un ufficiale delle forze armate, un carrozziere, un vigile urbano, un insegnante", come ha raccontato Roberto Di Legami, polizia postale di Palermo, a proposito proprio dell'ultima operazione di contrasto a una terribile piaga come la pedopornografia e la pedofilia in genere.
La 'Fabulinus' e' appunto solo l'ultima delle tante operazioni che le forze dell'ordine mettono in campo a difesa di tanti minorenni. Che spesso restano sconosciuti, vittime in gran parte di casi irraggiungibili per il solo fatto che certe immagini possono aver fatto il giro di tutta Europa rendendo impossibile scovare da dove siano mai uscite fuori. Di casi di pedofilia online ormai si legge quasi quotidianamente. Prima dell'operazione di Palermo, quella che pochi giorni fa ha portato all'arresto di un 44enne di Nocera, beccato sempre dalla polizia postale, stavolta della sezione di Salerno: attraverso internet scaricava e diffondeva filmati contenenti violenze sessuali in danno di minori. A poche ore e a diversi chilometri di distanza, poi, il caso del sanremese che, accusato di avere scaricato da internet file dal contenuto pedopornografico, e' stato condannato a un anno di reclusione con la sospensione condizionale. Nel 2009 gli agenti della polizia postale lo avevano trovato in possesso di video che ritraevano minori.
Dalla Liguria al Veneto. Un 42enne di Grezzana, provincia di Verona, sul famosissimo social network Facebook ha adescato una dodicenne, l'ha convinta ad andare a casa sua e con lei ha passato la notte e su di lei avrebbe compiuto abusi sessuali. Arrestato, si e' difeso dicendo che lei era consenziente. C'e' poi la storia, solo restando alle ultime, della 13enne costretta a soddisfare le richieste di un 50enne bosniaco, anche lei 'contattata' via internet e caduta nella rete. I carabinieri lo hanno arrestato a Roma.
Polizia postale: meglio regole che oscurare il web
"Regole si', oscurare il web no". In sintesi e' questo il pensiero del vicequestore Elvira D'Amato, del centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia sulla rete presso il servizio della polizia postale. Le ultime notizie di cronaca, arresti e denunce contro pedofili, impongono una attenzione sempre alta contro una piaga come appunto quella della pedopornografia. "Ma non va demonizzato internet- spiega- anzi. Servirebbero delle regole per permettere ai giovani un utilizzo sicuro di questo mezzo". Sull'utilizzo del web il piu' possibile sicuro vigila proprio la polizia postale: "Abbiamo ottime legislazioni- prosegue D'Amato- grazie a nuove leggi su questa materia la nostra attivita' investigativa ne puo' solo beneficiare. Lo confermano i nostri risultati della lotta al contrasto alla pedofilia, letteralmente raddoppiato negli ultimi due anni".
La lotta agli abusi passa anche attraverso il riconoscimento delle vittime: "Non sempre facile- spiega- abbiamo persone dedicate proprio a questo. Negli ultimi dieci anni ne avevamo identificate molto poche, si contavano sulle dita di una mano. Oggi siamo almeno a venti". Da luglio dello scorso anno la polizia ha un collegamento diretto con la banca dati delle immagini dell'Interpool. "E i risultati si vedono". Internet e i giovani: un connubio sempre piu' forte, come conferma lo stesso vicequestore: "I giovani 'nativi digitali' non vedono piu' la tecnologia come un semplice Strumento, e' ormai un qualcosa che fa parte di lui. Bisogna prendere atto di un cambiamento di costumi.
Prendiamo i social network, ad esempio Facebook. Vietato ai minori di 13 anni, ne vediamo dentro al contrario molti, che spesso barano sull'eta'. Entrano nei siti che poi riempiono di proprie informazioni, a partire dalle foto. Ma servono delle regole per evitare che facciano proprio questo. Non oscurare, ma dare delle regole". In questo importante e' il comportamento delle aziende, o dei gestori di siti, di social netwrok: "E' importante che una azienda si doti di 'sentinelle', che ci siano dei filtri in rete come ormai sta succedendo".
Negli ultimi tempi c'e' stata una discreta impennata di notizie riguardanti abusi sui minori. Una casualita'? "No. Il minore di accosta al web, a questo o a quell'altro sito, per curiosita'. Ma e' come se si mettesse in vetrina, comincia a scimmiottare i modelli che offre la tv, le pubblicita'. C'e' una evoluzione del costume sessuale, del buon gusto. Se il minore sta ore e ore sul web, il rischio 'incontri' con i pedofili aumenta". Questo perche', spiega ancora D'Amato, "ora e' lo stesso minore a essere attratto dall'adulto, dalla persona grande, gli piace provocare, lo vede come un gioco". Quindi sono aumentati i casi di abusi? Non e' proprio cosi'. La differenza e' che ora c'e' un maggiore ricorso da parte delle vittime "a genitori e polizia. Si esce di piu' allo scoperto, si previene".
Il vicequestore lancia un appello ai giovani: "Ricordiamoci che non esiste un paese messo meglio o peggio. Come non esiste una categoria maggiormente a rischio o di meno, neanche piu avvezza a un certo tipo di crimine. L'unica cosa, tanto piu' che non ci sono segnali e categorie predestinate, è quella di non vedere il mostro dovunque". Ai genitori, invece, dice: "Non bisogna trattare la tecnologia come una 'tata' per i figli: la piazza virtuale e' meno sicura di quella reale".