di Rita PiccoliniLa Mostra, al Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps, curata dal direttore della Maison Gattinoni, Stefano Dominella, e promossa dalla Provincia di Roma, è stata prolungata fino al prossimo 5 febbraio. Un po’ per la grande affluenza di pubblico, ha aperto infatti i battenti lo scorso 22 novembre e ha avuto molti visitatori, e anche in considerazione del fatto che chiuderla proprio mentre in città sono in corso le sfilate di Alta Moda, con un notevole afflusso di addetti ai lavori, buyer, giornalisti e curiosi sarebbe stata un’occasione persa.
Persa per far conoscere la nostra storia anche attraverso le creazioni dei grandi della Moda italiana, per rivendicare la grandezza di un Paese sicuramente in difficoltà a causa di una profonda crisi economica, che è anche europea, ma mai povero di creatività, cultura, arte. “La Moda italiana veste il Risorgimento” con la direzione artistica della storica della moda Ionizza Giordani Aragno, si è avvalsa della consulenza storica della Risorgimentalista Bruna Bertolo.
Un viaggio con le grandi donne del Risorgimento attraverso la moda. E’ questo il filo conduttore di “Eroine di stile” e l’idea è geniale. Sarà per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, sarà perché rende omaggio alle donne del Risorgimento di cui i libri di Storia parlano ancora troppo poco e sempre come mogli, amanti, compagne, e quasi sempre come figure di secondo piano, sarà perché l’abbinamento alle creazioni dei grandi della Moda restituisce loro il ruolo di protagoniste, per questo insieme di elementi e per la bellezza delle creazioni in sé la mostra è imperdibile.
Abiti per donne illustri: Anita Garibaldi, Cristina di Belgioioso, la contessa di Castiglione e tante altre ancora. Un omaggio al loro coraggio, all’ambizione, alla determinazione, firmato da grandi maestri della moda italiana e non solo. Il tributo alle donne –eroine che hanno contribuito al sogno unitario si concretizza attraverso l’esposizione di 79 abiti che rappresentano l’espressione dell’ eccellenza italiana. Oltre ai modelli esposti anche un percorso fotografico realizzato da Paolo Belletti, che illustra la suggestione dei monumenti alle eroine con 21 fotografie trattate come immagine di arte contemporanea, e ancora busti raffiguranti alcune signore del Risorgimento, dello scultore Federico Paris, che fanno da scenografia alla mostra.
Ma torniamo agli abiti. Pensati per donne aristocratiche, intellettuali, regine e religiose, combattenti e garibaldine, donne del popolo. Oltre alle già citate e famosissime Anita Garibaldi, Cristina di Belgioioso, la contessa di Castiglione, Maria Sofia di Borbone, anche Enrichetta Caracciolo, Clotilde di Savoia, le “brigantesse”Michelina di Cesare, Filumena Pennacchio, Maria Oliverio. Per loro le creazioni di Balestra, Ferragamo, Fendi, Gattinoni, Moschino, Max Mara, Sportmax, Mila Schon, Roberto Cavalli, Laura Biagiotti, Valentino, Ferré, Armani, Prada, Coveri, Scognamiglio,Scervino, Shuberth, Galitzine, Romeo Gigli, Sarli, Missoni, Pucci, Alessandro Dell’Acqua, Walter Albini, Biki, Carosa , l’intero elenco sarebbe troppo lungo.
Di ogni eroina ottocentesca ne sono stati reinterpretati il carattere, la grazia, la sensibilità, la passione, attraverso un simbolico abbinamento con uno dei celebri stilisti degli ultimi 50 anni della storia della moda. Donne di ieri proiettate nella contemporaneità secondo l’idea del curatore Stefano Dominella. Una vera e propria narrazione storica attraverso la moda. E così ecco le aristocratiche di educazione liberale che vestono Emilio Pucci; Clara Maffei, amica di Verdi e Manzoni, con un mise da sera di Shuberth. La contessa di Castiglione, alla quale vengono dedicati due splendidi abiti bianchi di Gattinoni e Sarli.
E poi la più “iconica” di tutte , Anita Garibaldi, l’ amazzone invincibile e irriducibile che, naturalmente in rosso, veste Laura Biagiotti. Accanto a lei altre popolane e combattenti. Giuditta Tafani Arquati, uccisa nel cuore di Trastevere , veste Soprani. Camicie rosse su gonne mimetiche e poncho di Moschino per Giuseppina da Barcellona e Peppa la Cannoniera. Non sui campi di battaglia ma ugualmente combattenti Jessie White Mario, corrispondente del New York Tribune, in Missoni, e Margaret Fuller che indossa un abito di Romeo Gigli. E ancora le “mazziniane doc”, le coraggiose “Giardiniere” abbigliate alla garçon che indossano Prada e Gattinoni, insieme a Maria Drago Mazzini, in Ferragamo. La maison Fendi veste due regine: Sofia di Wittelsbach e Maria Clotilde di Savoia. Abiti neri, austeri, di un’eleganza raffinatissima disegnati da Karl Lagerfeld. I gioielli che indossano sono quelli di di Gianni De Benedittis, i cappelli sono Borsalino.
Il percorso della mostra è reso ancora più suggestivo dalle musiche, la maggior parte delle quali sono state utilizzate anche come colonna sonora di capolavori del cinema italiano: Il Gattopardo, Piccolo mondo antico, Senso, In nome del Papa re, Nell’anno del signore, Noi credevamo.