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'Nessun’altra Terra'

'Difendiamo questa': è il messaggio di uno spot di Greenpeace Italia, sintetizzato da Andrea Pinchera, direttore della Comunicazioni e della Raccolta Fondi dell’associazione pianeta_terra_296

di Emanuela Gialli

E’ andato in onda in questi giorni sulle reti Rai uno spot di Greenpeace Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della difesa del pianeta Terra. Lo spot elenca le caratteristiche degli altri pianeti del sistema solare considerati, per così dire, ‘alternativi’ al nostro. Per dimostrare cosa? Risponde Andrea Pinchera direttore della Comunicazioni e della Raccolta Fondi dell’associazione.

Lo spot fornisce una serie di informazioni riguardo quelli che potrebbero essere i pianeti da abitare, in un quanto mai lontano futuro fuori dalla Terra. Sono informazioni anche piuttosto puntuali. Come mai vi è venuta questa idea? Sulla scorta di quelli che sono stati finora i progressi scientifici? Cos’altro vi ha ispirato questa sorta di notiziario sugli altri pianeti?
In realtà, il ragionamento è diverso. Quello che volevamo far emergere parlando delle caratteristiche degli altri pianeti del sistema solare era l’unicità del pianeta Terra. Cioè volevamo spiegare come negli altri pianeti ci siano delle particolari condizioni - vento estremo, radiazioni, come nel caso di Marte, raggi cosmici, atmosfera – che di fatto hanno impedito che si sviluppasse la vita. Quello che a noi interessava dunque era far risaltare la condizione ideale del pianeta Terra, dove si è formata la vita e dove la stessa ha potuto raggiungere quel sofisticato livello che stiamo conoscendo. Nel fare questo abbiamo voluto e vogliamo ricordare come la vita sia un bene raro e prezioso.

E’ stato anche un modo per riportare a terra gli scienziati?
No. Nel senso che è stato un modo per riportare a terra non solo gli scienziati, ma tutti noi, in particolare chi ci rappresenta. Il problema che oggi stiamo vivendo, al di là della questione ambientale specifica, è che si ragiona sempre in termini di tempo molto, molto breve. Si cerca spesso un vantaggio immediato, un guadagno immediato, senza pensare alle conseguenze nel lungo termine. E la problematica dei cambiamenti climatici, la più grossa che l’uomo si trovi ad affrontare in questi tempi, ne è la dimostrazione. Abbiamo tante belle soluzioni per vivere più comodi, ma non abbiamo considerato il fatto che molte di queste soluzioni rischiano di alterare sensibilmente il clima terrestre. E ciò implica non solo dei problemi per l’ambiente, e questo ancora alcuni non l’hanno ben chiaro, ma anche gravi impatti per le persone che abitano il pianeta. E poi c’è un altro aspetto. Si è portati a pensare: “Vabbè, ma tanto colpirà gli altri”. Questo è un ragionamento egoistico inaccettabile. E poi vorrei ricordare che nell’estate del 2003 c’è stata in Europa un’ondata di calore causata dal riscaldamento globale, a seguito della quale sono morte 30-40 mila persone (questi sono dati scientifici). Se si alza il livello del mare, magari l’Olanda che è più ricca si difenderà, ma il Bangladesh no. E temo che anche molte delle coste italiane andranno sott’acqua.

Secondo Greenpeace dunque i cambiamenti climatici vi sono e sono anche piuttosto visibili, mentre alcuni esperti sostengono che non ci sono sostanziali cambiamenti del clima e che le tragedie avvenute ad esempio negli ultimi mesi in Italia, sono state causate, nel nostro Paese, da un potenziamento delle infrastrutture che ha reso più fragile il territorio. Sono due analisi tra loro contrastanti. O no?
Qui non si tratta di discutere dell’eccezionalità o meno di eventi specifici, va invece sottolineato che l’origine di questi eventi, il fatto che si ripetano con maggiore frequenza, è qualcosa che è già stato previsto dai climatologi stessi. Partiamo da dati scientifici incontrovertibili. Il primo è che le temperature del pianeta sono aumentate in questi ultimi decenni. Il secondo fatto certo è che le concentrazioni di gas-serra, in particolare di anidride carbonica e metano, sono aumentate in maniera abnorme negli ultimi 50 anni. Questi dati non si possono mettere in discussione. Ci sono le misurazioni, in particolare quelle fatte dagli americani a partire dal 1956 alle Hawaii. Terzo elemento che conosciamo è che i gas-serra alterano l’effetto-serra, o meglio, più sono concentrati, più aumenta la capacità dell’atmosfera di catturare il calore. Alcuni scienziati tendono a negare questi aspetti, ma questi tre dati sono incontrovertibili. Si discute, invece, e c’è incertezza su quello che avverrà. E questo lo possiamo prevedere attraverso i modelli matematici, sempre più precisi. E’ vero, il margine di errore c’è sempre, ma a livello globale credo ci stiano dicendo la verità e cioè che si va verso una maggiore instabilità climatica. Noi stiamo lottando affinché i cambiamenti climatici si fermino a quelli che abbiamo visto finora e che non vadano ancora avanti.

Che non si peggiori la situazione, insomma.
Esatto. In fondo, la differenza tra Greenpeace e mondo scientifico non esiste, a parte per alcuni aspetti. Quello che noi diciamo si rifà alla divulgazione a carattere scientifico. Il conflitto, se esiste, è semmai nell’ambiente degli scienziati, tra chi sostiene che il riscaldamento globale esiste e chi dice il contrario o che non è un problema.

Però di fatto entrambi sostenete la stessa cosa: la Terra a un certo punto non sarà più abitabile. Per Greenpeace, a causa degli stili di vita delle persone che l’abitano e di non corrette politiche ambientali. Per gli scienziati, a seguito dell’evoluzione del sistema solare. Ma loro fanno gli scienziati, noi facciamo Greenpeace. Gli scienziati hanno il compito di fornire elementi per prendere delle decisioni, noi siamo un gruppo di pressione. Quindi, sulla base di quello che noi consideriamo la miglior scienza ci spingiamo e premiamo, appunto, perché i politici adottino determinate decisioni. E poi, quando la Terra, per colpa del Sole, tra qualche miliardo di anni, sarà inabitabile, non è detto, che i pianeti citati nello spot non lo diventino anch’essi. Ma noi stiamo parlando di quello che sarà il nostro pianeta tra 30-40 anni. Stiamo parlando dei nostri figli. Dobbiamo chiederci se vogliamo una Terra in cui i processi restino quelli che più o meno conosciamo, o che siano accelerati a tal punto da creare problemi gravi. Perché nel frattempo, il delta del Gange è abitato da milioni di persone, senza avere strumenti per difendersi, come invece possono avere, e torno all’esempio di prima, gli olandesi. E’ di qualche giorno fa tra l’altro la notizia di una città dell’Olanda, Groningen, che è stata sommersa dall’acqua, ma dove il museo, sotto il livello dell’acqua, continua ad essere agibile e visitabile. Perché? Perché hanno la tecnologia per difendersi dal mare che si alza. Possiamo permetterci che certe isole vadano sotto? Possiamo permetterci che le persone debbano abbandonare le loro case? Oppure ondate di caldo, con morti? Possiamo permetterci le migrazioni delle colture? Tutte cose queste che potrebbero avvenire nei prossimi 50 anni. Quindi noi chiediamo che sulla base della ricerca scientifica, non contro la ricerca scientifica, i politici, i responsabili delle aziende, chi prende decisioni in campo energetico, pensi a proteggere il pianeta.

Quanto ritenete utili allora come Greenpeace gli studi sull’esplorazione di Marte, considerato anche il loro costo?
Non c’è competizione tra i viaggi su Marte e l’ambiente. Mentre c’è un vero contrasto tra la protezione dell’ambiente e tutti i soldi che sono stati dati, o che ancora vengono dati, ad aziende che non offrono soluzioni utili a tutelare l’ambiente e che anzi lo danneggiano. Mi riferisco, per esempio, al sistema economico che ruota intorno all’energia nucleare, al petrolio. Alla deforestazione, in aree che aiutano a combattere l’aumento delle temperature. Io penso che sia necessaria una risoluzione di tipo ecologico del nostro sistema economico ed energetico. Non è più possibile che vengano non sanzionate, o addirittura finanziate, produzioni energetiche che contribuiscono a provocare il riscaldamento globale. Questa è la vera sostanza del problema. Dopodiché, una volta che l’uomo avrà fatto il suo dovere per tutelare il pianeta, credo che abbia tutto il diritto per fare la sua ricerca e la sua esplorazione, nel resto del sistema solare, che non avranno magari effetto immediato, ma che potranno avvicinare soluzioni di altro genere, per la difesa dell’ambiente.