I dischi della settimana


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Brave e cattive ragazze a confronto

La Winehouse postuma, Adele dal vivo

di Maurizio Iorio

Amy Winehouse

Lioness: hidden treasures

(Island)

Era lecito aspettarselo, è sempre successo e sempre succederà. La storia del rock è un campionario esemplare di morti precoci ed album postumi. L’onda emotiva è un moltiplicatore monetario. Lecito, dicevamo, che alla prematura dipartita di Amy Winehouse, che ha fatto le valigie per altri mondi il 23 luglio dell’anno scorso, uno dei pochi talenti puri emersi in questi anni di magra, seguisse l’album che (forse) avrebbe fatto, se fosse rimasta in vita. Difficile, affermarlo, non potendo opporre la prova contraria. In ogni caso, il papà della ragazza e i suoi due produttori, Mark Ronson e Salaam Remi, hanno pescato nel fondo dell’armadio, ottimizzando con arrangiamenti e post-produzioni scarti nobili, materiale già edito, svariate “oldies”, tipo “Our day will come” (Ruby & the romantics, 1963), il classico “Body and soul” (intorno agli anni 30), eseguito in duetto con il vecchio crooner Tony Bennet, “A song fot you” (scritta da Leon Russel, negli anni ’60) , omaggio al suo idolo Donnie Heatway, suicidatosi a 33 anni, “Will you still love me tomorrow” (Carole King), “The girl from Ipanema”(Jobim e De Moraes, 1962). Insomma di originale, dentro questo cd postumo c’è ben poco, nulla che faccia capire la direzione che avrebbe preso la Winehouse nel suo (mancato) futuro. Però tutto ciò nulla toglie alla soffusa bellezza dell’album, all’atmosfera vintage in bilico tra il soul il stile motown e il jazz prebellico, tra gli accattivanti vocalizzi alla Shirley Bassey e il pop levigato alla Lisa Stanfield. Bel testamento, anche se ne avremmo aspettato volentieri.

Adele

Live at the Royal Albert Hall

(XL recordings)

Per un talento che se ne va, un’altro ne arriva, neanche ci fosse stato bisogno di una compensazione immediate. Certo, siamo su piani diversi, ma non si può negare che Adele si il nome nuovo della musica inglese al femminile (chissà perché, il 90 % dei nuovi talenti sono donne). Appena ventitreenne, londinese, Adele potrebbe essere la versione “brava ragazza” della Winehouse. Solo due album all’attivo, contrassegnati dalla sua età (“19” e “21”), con il secondo che l’ha consacrata star di livello mondiale, anche in virtù del tormentone “Rolling the deep”, che ha impazzato nell’etere per mesi, oltre che fungere da colonna sonora allo spot di una nota casa automobilistica. La serata registrata in questo cd (più Dvd, che comprende anche i monologhi fra un pezzo e l’altro, stralciati nel cd) è quella del 22 settembre 2011, in uno dei templi londinesi della musica. Gran bel concerto, da gradimento trasversale. Pop per le orecchie fragili, soul e jazz per quelle più raffinate, ma con il plusvalore della orecchiabilità assoluta. A smentire il vecchio adagio che “le brave ragazze vanno in Paradiso e quelle cattive dappertutto”, sta il fatto che , per ora, in Paradiso (speriamo) c’è andata solo la cattiva Winehouse.