In Sicilia giochi pirotecnici 'naturali'


Stampa

L'Etna e i suoi fuochi

Vulcano di nuovo in attività e

di Emanuela Gialli

Questa volta oltre a fontane di lava e cenere -la colonna di fumo ha raggiunto i 5 km di altezza, con problemi a Catania- il magma, proveniente dal solito cratere di Sud-Est, ha prodotto una colata dall’area sommitale lungo la dorsale jonica che si affaccia sulla Valle del Bove. Ma si è fermata prima, molto distante dai comuni più a ridosso e affollati, come Zafferana Etnea. L’eruzione è durata più di dodici ore, dal pomeriggio del 4 gennaio fino alle 8 circa della vigilia dell’Epifania.

Le fontane di lava, la cenere sparata nel cielo a 5 mila metri di quota e il magma riversato dalla viscere del vulcano, non possono però essere considerati il segnale dell’inizio dell’ “attività effusiva”, che sarebbe ben più imponente.

E’ così, dottor Patanè?
Esattamente. L’inizio dell’attività effusiva, più consistente e prolungata rispetto a una eruzione da attività stromboliana, è segnalata dalla presenza di una quantità di magma maggiore rispetto all’attuale rilevata dai nostri strumenti. E, soprattutto, da un forte aumento della pressione gassosa, che spinge il magma ad aprirsi altri varchi. Attualmente, i nostri sistemi non rilevano questi due elementi.

In una precedente intervista a Televideo Lei aveva parlato della possibilità che nell’area del cratere di Sud-Est si aprisse una frattura, una crepa, dalla quale inizierebbe ad uscire il magma in notevoli quantità?
E’ accaduto con l’eruzione i questi giorni? Oppure sta per accadere? No, non si è verificata alcuna “frattura” sulla crosta del vulcano. Di solito questo succede quando, come dicevo prima, dai canali interni il magma, spinto dalla forte pressione dei gas accumulata nelle camere di stoccaggio sotterranee e nei canali, comincia a modificare il proprio percorso e a premere fino ad aprirsi un varco all’esterno. Da questo momento in poi si può dire che inizia l’”attività effusiva” di un vulcano. E ripeto, al momento non abbiano segnali di questo tipo.

Che sta succedendo allora? L’Etna, negli ultimi mesi dell’anno scorso, ci aveva abituato a una maggiore frequenza nelle eruzioni.
E’ vero. Tra luglio e settembre ne abbiamo registrato in media una ogni 6-8 giorni. Dall’autunno, gli intervalli si sono allungati. Prima di quest’ultima eruzione, c’è n’era stata un’altra il 15 novembre. Ma non c’è alcuna anomalia. E’ un andamento in linea con quanto succede dentro il vulcano: il magma si accumula nelle camere di contenimento e, quando la pressione raggiunge un certo livello, viene spinto all’esterno, con getti di lava incandescente e cenere. Niente attualmente fa presagire invece che il magma possa prendere altre strade, perché accelerato dalla pressione sviluppata al suo interno.

LEGGI ANCHE:
"Dalla Sicilia alla Turchia, un sottile filo rosso"