Il verde dei pascoli della valle del Po, il rosso del sangue versato dagli eroi che combatterono per la Nazione e il bianco delle cime innevate della Patria.
Tre colori che, letti in particolare dai francesi dell'epoca che consideravano la bandiera italiana gemella alla loro, sono anche allegoria di tre valori irrinunciabili: giustizia, uguaglianza e liberta'. Gli stessi pilastri della Rivoluzione Francese e della moderna democrazia.
E' questo il simbolismo in cui affonda le radici il vessillo nazionale, nato a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797. Una data che la citta' del Tricolore celebra ogni anno e che il prossimo 7 gennaio, 215esimo anniversario, vedra' una solenne cerimonia cui partecipera' anche il presidente del Consiglio Mario Monti, ospite d'eccezione della giornata che chiudera' le celebrazioni reggiane per i 150 anni dell'Unita' d'Italia.
A dare vita ufficiale al primo Tricolore furono, dunque, oltre due secoli fa, i rappresentanti di 4 citta' emiliane insorte e liberate: Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara. I delegati, riuniti in Congresso, proclamarono il tricolore verde, bianco e rosso come vessillo della Repubblica Cispadana, il nuovo Stato sorto sotto la protezione delle armi francesi.La prima versione della bandiera vedeva i colori disposti in tre strisce orizzontali: il rosso in alto, il bianco in mezzo, il verde in basso. Al centro il turcasso (o faretra) con quattro frecce, a simboleggiare l'unione delle 4 citta'. Infine, le lettere 'R' e 'C', iniziali di Repubblica Cispadana, poste ai lati dello stemma su campo bianco.
Bisognera' aspetttare l'11 maggio 1798 per vedere la prima volta la disposizione a bande parallele all'asta, stabilita con decreto del Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina. Tuttavia per circa 40 anni il tricolore e' stato composto con modalita' variabili nell'accostamento e nella disposizione, sino alla definitiva codifica del 1848.
Vita travagliata per la bandiera italiana
In realta', la primissima volta che il Tricolore compare in un atto pubblico ufficiale risale al 28 ottobre 1796, quando a Bologna il Senato provvisorio vara un documento che sancisce la composizione dei colori della Bandiera, identici a quelli della Coccarda. Un atto, ancora oggi conservato nell'Archivio di Stato di Bologna.
Ad adottare in via definitiva questo provvedimento furono i membri del congresso tenutosi a Reggio Emilia il 7 gennaio dell'anno successivo, nella grande sala del Palazzo Comunale, prima Sala del Congresso e oggi Sala del Tricolore, fulcro delle celebrazioni.
Ma il vessillo ha avuto, nel corso dei decenni, una vita travagliata, come travagliata e' stata la storia dell'Unita' d'Italia. Con la Restaurazione, infatti, i colori nazionali furono messi al bando e il Tricolore divenne di fatti clandestino. La stagione dei moti si svolse non a caso con i colori carbonari: nero, rosso e turchino, fino al 1831 quando nei Ducati e nello Stato Pontificio ricomparve il Tricolore, ma solo per poche settimane, a Bologna, Modena, Parma, Reggio Emilia e in Umbria.
Quando il 23 marzo 1848, Carlo Alberto mosse guerra contro l'Austria ordino' che il suo esercito, in marcia sul Ticino, adottasse la bandiera Tricolore con sovrapposto lo stemma sabaudo: la croce bianca in campo rosso, orlato d'azzurro.
Il tricolore con lo stemma sabaudo e la corona adottato nel 1860, venne confermato anche dopo la proclamazione del Regno d'Italia il 17 marzo 1861 e partecipo' ai successivi eventi fondamentali della storia italiana.
La bandiera, nella versione attuale (senza lo stemma dei Savoia), aveva sventolato pero' sulle teste dei combattenti delle Guerre di Indipendenza e tra le giubbe rosse dei Mille di Garibaldi. Tutta la storia del vessillo e' raccontata nel museo del Tricolore di Reggio Emilia, che sorge a pochi passi dalla sala in cui nacque la bandiera.Museo del tricolore aperto il 7 gennaio 2004 da Ciampi
Il museo, che riunisce cimeli, documenti, testi, contributi multimediali e reperti storici, e' stato inaugurato il 7 gennaio 2004 all'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. In quell'anno, infatti, ha aperto al pubblico la prima sezione dedicata al periodo napoleonico. Due anni dopo ha aperto i battenti la sezione dedicata al periodo che va dal Risorgimento nazionale, fino al 1897, l'anno delle grandi celebrazioni reggiane del primo Centenario del Tricolore che ebbero il loro culmine nel celebre discorso di Carducci.
Il percorso espositivo e' stato curato da Maurizio Festanti e si articola su due linee parallele: la storia della bandiera nazionale e quella delle vicende politiche di Reggio Emilia, dalla nascita della Repubblica Reggiana nel 1796 alle testimonianze del contributo offerto dai reggiani alle battaglie per il riscatto nazionale.
Oltre ai gadget, alle mostre tematiche e ai cataloghi, il Comune di Reggio Emilia ha prodotto, in collaborazione con gli enti locali emiliani, una ricca serie di contributi multimediali, in particolare rivolti alle scuole e ai ragazzi, come la storia della bandiera nazionale in versione cartone animato, promossa insieme alla Presidenza del consiglio dei Ministri e disponibile su youtube, cercando 'La nascita del Tricolore'.