La crisi non frena lo spreco sulle tavole natalizie: durante le festività, dalla vigilia di Natale e Capodanno, sono finite nei cassonetti 440 mila tonnellate di cibo, il 20% della spesa, per un valore complessivo di 1,32 miliardi di euro, equivalenti a circa 50 euro a famiglia buttati. Una cifra inferiore allo scorso anno (-12%), quando però i consumi alimentari erano stati superiori del 10% (la differenza sarebbe quindi del 2%). A fornire i dati è un'indagine della Confederazione italiana agricoltori (Cia).
Secondo lo studio della Cia, a passare con più facilità dal piatto alla pattumiera sono stati latticini, uova e carne (43%), seguiti dal pane (22%), frutta e verdura (19%), pasta (4 %) e dolci (3%). Gli sprechi maggiori si sarebbero concentrati durante il Natale, nei giorni 24-25 e 26, quando le famiglie avrebbero gettato nei cassonetti quasi 90 milioni di euro, poco meno di 40 euro a famiglia. Un vero e proprio ''scempio'' etico, economico, ma anche ambientale: una sola tonnellata di rifiuti organici, ricorda l'associazione agricola, genera infatti 4,2 tonnellate di Co2.
Nel mondo, secondo la Fao, un terzo del cibo prodotto, 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti (670 mln nei Paesi industrializzati, 630 in quelli in via di sviluppo), finisce buttato. Uno sperpero a cui i consumatori europei e Nord-Americani contribuiscono con 115 kg pro-capite l'anno, contro i 6-11 kg delle popolazioni dell'Africa sub-sahariana e del Sudest asiatico. Gli Stati Uniti detengono il titolo dei più ''spreconi'', con il 40% degli alimenti prodotti finiti nel pattume, seguiti dalla Svezia (25 %) e dalla Cina (16%).
Tutto ciò, conclude la Cia, nonostante in Europa quasi 80 milioni di persone vivano sotto la soglia della povertà, e 900 milioni di persone al mondo soffrano la fame.