Dall'infiltrazione al radicamento


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Le mafie a km zero

Obiettivo delle organizzazioni, il controllo dell'economia e della società civile. Un fenomeno che riguarda anche il Lazio. Parla Antonio Turri dell'associazione Libera nel Lazio B

di M. Vittoria De Matteis
(mv.dematteis@rai.it)

Le mafie mirano a prendere il controllo dell'economia e della società civile, attraverso uso della violenza e gestione silenziosa dei grandi affari nella capitale e nel sud pontino.
Intervista ad Antonio Turri, referente di ‘Libera’ nel Lazio.

Cosa s’intende per ‘quinta mafia’?
“La ‘quinta mafia’, o da contaminazione è una composita forma di aggregazione criminale, sviluppatasi prima nel basso Lazio, poi a Roma e nel resto d’Italia. E’ il risultato della contaminazione dell’agire della criminalità organizzata d’importazione (mafia, camorra, sacra corona unita e ‘ndrangheta) sui gruppi criminali autoctoni, sulle criminalità organizzate straniere (russa e cinese) e su quei pezzi dell’economia e della politica locale (colletti bianchi) contigui. Il Lazio (negli anni ’70), sia per la contiguità con le regioni del Sud, che per il consistente arrivo dei boss sottoposti al divieto di soggiorno, ha sperimentato tutte le fasi d’infiltrazione (negli anni ’90) su territori ‘puliti’”.

Da quando si verifica il fenomeno nella regione?
“Dai primi anni ‘80 si stabiliscono nel basso Lazio molti dei capi della camorra casertana e napoletana, di ‘ndrangheta e cosa nostra. Tutti di elevato spessore criminale come il clan dei Casalesi e i La Torre a Formia, i Moccia e i Magliulo a Gaeta, i Tripodo a Fondi, i Cava a Sabaudia, i Santapaola e le ‘ndrine di Polistena a Latina, la ‘ndrina degli Alvaro ad Aprilia, i Corleonesi e la mafia italoamericana a Pomezia (Rm) con Frank Coppola detto “Tre dita”, le ‘ndrine dei Gallace - Novella a Nettuno, Anzio e su parte del litorale romano. A metà degli anni ‘80, arriva e opera a Roma Pippo Calò che entra in contatto con i boss della Banda della Magliana. La ‘ndrangheta è presente nella città di Aprilia sin dalla fine degli anni ‘80.

Che tipo di potere esercitano questi gruppi?
“Quei clan, da allora, controllano pezzi importanti dell’economia agricola e del ciclo del cemento a sud di Roma e sono entrati in contatto con settori importanti dell’alta finanza e con pezzi della politica romana, (cosiddetti ‘colletti bianchi’). A Fondi il clan Tripodo e quelli della camorra casalese sono stabilmente presenti nelle attività economiche del locale mercato ortofrutticolo (il più grande d’Europa) base logistica in particolare nella distribuzione dei prodotti ortofrutticoli che gestiscono il trasporto su gomma: nelle cassette della frutta si nascondevano kalashnikov”.

In quali altri settori opera la mafia locale?
“Nell’edilizia, nelle scommesse on line e nel commercio (usura). Ed è rimasta più o meno indisturbata sino all’arrivo a Latina del Prefetto Bruno Frattasi: è di qualche mattina fa l’operazione denominata ‘Tahiti’ della Dia, che ha prodotto decine di arresti tra Formia, Fondi e Napoli nel clan Mallardo”.

Arriviamo a oggi: quando inizia la terza fase?
“La fase della contaminazione (anni ‘2000) vede protagonisti persone e settori dell’economia, della politica e della criminalità locale. I processi che si sono tenuti e si stanno tenendo nei tribunali del Lazio vedono come imputati del delitto di associazione mafiosa (416 Bis) o reati ad esso collegati, moltissimi cittadini laziali con ruoli di organizzatori e comunque di primo piano: come l’ex assessore ai Lavori Pubblici Riccardo Izzi, funzionari e imprenditori del Mof di Fondi incensurati. I magistrati della DDA di Roma denunciano nell’annuale relazione come in tutto il basso Lazio, e in consistenti territori della capitale, siano in aumento i livelli di omertà delle popolazioni locali”.

Sono trascorsi più di due mesi dall’ennesimo danneggiamento del bene confiscato a Borgo Sabotino. Eccone la storia.

Lo scorso 12 Aprile il Comune di Latina ospita una cerimonia “diversa”. Perché due beni confiscati per abusivismo edilizio ovvero il villaggio ed un complesso sportivo in via Helsinki a Latina vengono assegnati a Libera. Messo fuori uso l'impianto idrico al "Villaggio della legalità", ma la società civile e i giovani rispondono alla violenza mafiosa praticando legalità, formazione e informazione, come ci racconta M. Sole Galeazzi, referente presidio Libera ‘Giancarlo Siani’ di Sabaudia: “I sabotaggi sono continui: dalla soda caustica nell’acqua al danneggiamento degli impianti elettrici e poi quelle presenze, quei presunti soci della ex gestione che restano all’interno del villaggio anzi ci vivono. Le attività procedono frenetiche e viene il momento di proiettare ‘La Quinta mafia’, storie di fusti tossici interrati nella vicina discarica di Borgo Montello, storie di Casalesi e di pentiti ma soprattutto la storia di Don Cesare Boschin il vecchio parroco di Borgo Montello incaprettato ed ucciso nel 2005 perché aveva capito che nella discarica di Borgo Montello erano stati smaltiti rifiuti speciali. Di questa morte a Latina ancora non si può parlare. E’ bastato preannunciare la proiezione del documentario per segnare la devastazione del villaggio nella notte tra il 21 ed il 22 ottobre. Tutto distrutto, escrementi sparsi ovunque e due coltelli lasciati come monito. Sul posto oltre ai ragazzi di Libera ci sono, per aiutare, i rom di Al - Karama. Il villaggio viene sistemato, la ‘Quinta Mafia’ viene proiettata. La solidarietà che segue il raid è tanta, dalla fiaccolata della Cgil alla seduta straordinaria della Commissione regionale per la sicurezza tenutasi proprio al villaggio. Ma qualcuno minimizza: sono vandali. Il Comune di Latina intanto si impegna a riparare ma arriva un altro sabotaggio. Vengono sottratte due pompe idrauliche proprio la notte prima che venisse nuovamente proiettato il documentario. L’iniziativa si svolge lo stesso ed il giorno dopo arrivano 500 scout ed una cisterna di acqua dalla protezione civile. Quello di Latina è un fronte aperto alle porte di Roma, non va dimenticato. La dormiente palude, quella morale, esiste ancora e per anni ha nascosto il malsano radicamento delle mafie e lo svilupparsi di un’ ancora più letale mafia autoctona”.

Nella foto, uno dei sabotaggi subiti da Borgo Sabotino

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