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Separazioni, trauma esistenziale ed economico

Il 15% delle famiglie vive una condizione di disagio padri_separati_296

di Fabrizio de Jorio

Su 5 milioni di genitori separati in Italia, nel 65% dei casi ci sono figli minori. Le separazioni e i divorzi, considerati gli obblighi economici e le tante spese che aumentano di anno in anno, trasformano questi lavoratori in veri e propri poveri soprattutto perché lo stipendio o le entrate percepite non riescono più a coprire le uscite legate al mantenimento dei figli, delle ex mogli e quelle per sopravvivere dignitosamente.

Le spese raddoppiano mentre lo stipendio rimane identico. Secondo i dati di una ricerca Eurispes (Istituto Italiano di ricerca e di statistica) del 2009, quando viene stabilito il versamento di un assegno mensile nel 97,9 per cento dei casi questo è a carico dell’ex marito e l’importo medio è intorno ai 500 euro, mentre l’assegno per il mantenimento dei figli è di circa 445 euro al mese e nel 94% dei casi è erogato dal padre. I conti e l’impatto sulle tasche dei papà sono presto fatti. Un capofamiglia che guadagna fino a 1.500 euro al mese, stretto tra le spese di mantenimento dei figli e quelle legali, si ritrova, a volte, a dover vivere con meno di 300/400 euro. E, se non può contare sulla fortuna dei genitori che lo accolgono in casa, come già detto, in diversi casi è costretto fare la fila davanti alle comunità di religiosi per un pasto caldo o un luogo dove dormire.

Tra queste quella gestita dalla Fondazione Fratelli di San Francesco a Milano, le cui strutture su Milano hanno circa 650 posti letto. Secondo padre Clemente Meriggi, presidente della fondazione, un’ottantina di posti letto sono occupati da padri italiani separati. Anche l'Ami, l'Associazione matrimonialisti italiani ha rilevato come circa il 25% degli ospiti delle mense dei poveri sono separati e divorziati. Alcuni dormono anche in auto, perché il grande problema di questi uomini è la casa: è difficile mantenerne una, quasi impossibile due. In molti casi, certamente per quei lavoratori che guadagnano tra i 1300/1500 euro al mese, la fine del matrimonio rappresenta l’inizio dell’indigenza. Se un terzo delle entrate mensili viene versato direttamente alla ex moglie e ai figli, una parte viene destinata al mutuo o all’affitto, quanto rimane è ben poco per permettere all’uomo un alloggio decoroso.

Questo fenomeno, come ha spiegato l’avv. Gassani, in sede di divorzio o separazione, vede la casa coniugale attribuita al genitore affidatario dei figli, quasi sempre la donna. L’uomo così entra in una sorta di frullatore: oltre a perdere la casa e a dover mantenere moglie e figli, deve pagare doppie bollette, doppi affitti e doppie spese ordinarie. Il rischio è che questa temporanea indigenza, diventi stabile. Senza contare che un papà separato, che magari non riesce a creare un rapporto stabile con i figli, in difficoltà economica, corre il rischio di perdere fiducia nella vita. Siamo dunque di fronte a una vera e propria emergenza figlia di un problema sociale, quello della separazione, aggravata dall’attuale crisi finanziaria.

Proprio per questo, di recente, si è registrato un boom di cause per rivedere gli assegni di mantenimento: la cifra che qualche anno fa un (ex) marito poteva dare alla (ex) moglie ora non può più garantirla. I dati Istat, rileva che il 15% delle famiglie vive in situazione di disagio economico, quando non di vera e propria deprivazione. Da ciò ne discende che se in due si vive una esistenza difficile, con continue rinunce, “proviamo ad immaginare, dice Gassani, cosa succede quando quel poco denaro che veniva messo insieme viene frammentato a causa dell’interruzione del matrimonio e della conseguente separazione: è la fine per entrambi, ma soprattutto per chi lascerà la casa, quasi sempre il marito”.

La vera rivoluzione del diritto di famiglia? “Quando avremo eliminato la separazione e il relativo addebito. Quando cioè- conclude Gassani- per lasciarsi basterà solo il divorzio”.

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