Infinito


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Piccoli editori crescono

Tutto in famiglia, contro i colossi del libro libro_generica_296

di Paola Cortese

Quando aveva 6 anni, alla domanda “che lavoro fanno mamma e papà”?, Sara rispondeva: “Fanno la casa editrice”. E in quella parola, “casa”, c’era tutto. C’era il nido familiare e la tana dei libri che arrivavano a decine dalla tipografia, accatastati un po’ dovunque, frutto della passione di mamma e papà che un giorno, sai che c’è?, hanno deciso di fare il salto nel vuoto. Luca ha lasciato il lavoro di giornalista dipendente, Maria Cecilia quello di consulente, e si sono messi a fabbricare libri. “Era il novembre 2004 – ricordano – il rodaggio non è durato molto, visto che a febbraio avevamo già in casa le copie del primo libro”. Un impegno duro e senza tregua. La ricerca degli autori, la lettura dei testi, l’impaginazione, la stampa, il contatto col magazzino, la distribuzione, la promozione.

Tutto in prima persona, perché naturalmente Luca Leone e Maria Cecilia Castagna, fondatori delle edizioni Infinito, non sono figli d’arte e neanche figli di papà. Si sono rimboccati le maniche e hanno fatto tutto da soli. Giovani imprenditori della cultura, forse anche un po’ temerari, perché hanno scelto temi molto poco gettonati a livello commerciale: i loro titoli parlano di immigrazione, diritti umani, di nuove e antiche povertà. Argomenti che nella stampa ordinaria di solito occupano le pagine meno importanti o stanno relegati nei trafiletti dove non li legge nessuno.

Però, con temi così, come la guerra in Bosnia o la lotta alla fame in bicicletta, hanno strappato la loro piccola ma vitale fetta di mercato. Nel 2010 il fatturato ha sfiorato i 200mila euro. Un risultato che andrebbe valorizzato e premiato, quando si parla tanto di incentivare l’iniziativa imprenditoriale dei giovani. Invece. “Dal nostro lavoro riusciamo a ricavare al massimo i nostri due stipendi – spiega Maria Cecilia – perché la spesa per tasse e contributi incide per il 65%. E anche nella nuova Finanziaria di interventi a favore delle piccole aziende se ne vedono pochi”.

La sensazione è un po’ quella di essere lasciati soli. A cercare il modo di mettere fuori la testa per non soffocare tra gli editori colossi che dispongono di mezzi enormi, la distribuzione capillare, la pubblicità sui grandi giornali, le comparsate in televisione. Migliaia di libri che, nonostante questo imponente fuoco di fila, finiranno per buona parte al macero. “Una cosa che a noi non è consentita – dice Maria Cecilia – noi piccoli dobbiamo stare attenti a non fare nessun errore. Non possiamo permetterci di sbagliare la tiratura, i volumi resterebbero in magazzino. Ma anche quando va bene e bisogna fare una ristampa si tratta di notevoli costi in più”. Pubblicità zero: con certe tariffe non se ne parla neanche. “La nostra promozione sono gli autori stessi, le presentazioni che organizziamo ogni mese in tutta Italia con la collaborazione delle associazioni, una cosa che dà grande soddisfazione, perché la gente si muove per venire a sentirci, c’è un confronto reale, e puoi trovare anche quello che alza la mano e ti mette in difficoltà. Ci devi stare con la tua faccia, ma il bello è proprio questo”.

Ad aiutare i piccoli oggi c’è la grande democrazia della rete. Su Internet compaiono le schede dei libri, che si possono comprare online. Le novità rimbalzano sui social network, senza mediazioni. Una buona prospettiva arriva dal mercato dell’e-book, il libro digitale. “Ci siamo appena entrati – dice Maria Cecilia – è un settore ancora poco sviluppato in Italia, ma è una promessa”. Buona specialmente per un editore che punta tutto sul passa parola. In un mercato in cui anche le tradizionali fiere del libro segnano il passo. “A Roma l’appuntamento di ‘Più libri più liberi’ è stato un fiasco – dice Luca Leone – i visitatori sono diminuiti drasticamente anche in qualità, sembrava la fiera paesana da struscio, l’Ikea degli pseudo bibliofili. Certo per via della crisi, ma anche della mancanza di idee”. Luca punta il dito anche contro i colleghi: “Tra i piccoli editori manca la voglia di rinnovarsi, di scoprire nuove strade. E c’è quel sentirsi eletti dagli dei che impedisce a molti di guardare oltre le miserie del loro orticello, non riuscendo così a capire che solo nell’unione può esserci la forza, sia nel confronto coi giganti sia nell’innovazione”.