Il 2012 nel mondo arabo


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Radiografia delle 'Primavere'

Il rapporto dell'Istituto Affari Internazionali P

Le rivolte in Tunisia e in Egitto hanno colpito i settori strategici dell'economia locale: edilizia, industria tessile e soprattutto il turismo. Lo rileva il rapporto ‘La Primavera Araba: sfide e opportunità economiche e sociali’, redatto da Maria Cristina Paciello dell'Istituto Affari internazionali, e presentato alcuni giorni fa a Roma.

 

Lo studio sottolinea come le nuove dirigenze non abbiano ancora saputo o potuto imprimere una svolta alle politiche economiche: ‘I governi di transizione si sono limitati a riproporre una serie di misure in forte continuità con il passato, prive di una visione strategica di lungo termine’. Sia l'Egitto sia la Tunisia stanno vivendo una ‘progressiva ma profonda crisi del sistema del welfare’, aggravata dalla non autosufficienza alimentare, che rende i due Paesi vulnerabili alle oscillazioni dei prezzi dei generi di prima necessità. In passato, ‘le riforme di liberalizzazione economica sono state uno strumento centrale di consolidamento del potere autoritario’: in altre parole, i regimi hanno premiato solo gli imprenditori collusi con l’establishment politico. Tutto ciò, sostiene Paciello, ha ‘impedito l'emergere di un settore imprenditoriale dinamico e indipendente, capace di generare reali opportunità di lavoro e produrre un cambiamento economico’.

 

Ai tempi di Mubarak, Gheddafi e Ben Ali, l'unica società civile con diritto di cittadinanza era quella sponsorizzata e finanziata dai regimi, preoccupati di proiettare verso l'esterno un'immagine positiva. Le organizzazioni non autorizzate hanno mostrato profonde spaccature ideologiche e programmatiche, sfociate in una frammentazione che le ha indebolite allora e oggi ancora ne ostacola l’emersione. Nell'ultimo decennio,rivela il rapporto Iai, ‘la contestazione sociale è aumentata, spesso prendendo la forma di micro proteste spontanee, concentrate su rivendicazioni settoriali e quotidiane che non hanno rimesso in causa direttamente il sistema di potere autoritario’. Le prime proteste, insomma, sono state per il pane e non per le libertà fondamentali. La rivolta, dunque, ‘non è emersa dal nulla’, osserva Paciello. ‘A un forte deterioramento della situazione socio-economica, ha fatto riscontro un indurimento della repressione. Ne è scaturito un senso di frustrazione e di esasperazione che si è poi diffuso in tutta la società. Orientandosi in un secondo momento nella stessa direzione in tutto il mondo arabo: più libertà civili e politiche. I nuovi governi hanno fatto alcune concessioni, ma ‘il quadro legislativo in cui operano i sindacati e le organizzazioni della società civile è ancora sfavorevole alla libertà di espressione e associazione’. L'attivismo giovanile –sottolinea il rapporto- si è notevolmente intensificato, ma è rimasto diviso da questioni ideologiche e di appartenenza sociale, nonché privo di una leadership forte. Anche le associazioni femminili appaiono ‘relativamente deboli e ai margini dei processi decisionali’, pur con importanti differenze da Paese a Paese. Una questione importante, nota il rapporto Iai, sarà poi capire ‘come evolveranno i rapporti tra le organizzazioni imprenditoriali e il potere politico nella fase post elettorale. I nuovi governi influenzeranno le strategie economiche’ e favoriranno l'emergere di ‘nuovi e molteplici gruppi d'interesse’.