‘I nostri modelli sono state le rivoluzioni che vent'anni fa hanno scardinato il comunismo nell'Est europeo. Anche da noi, come avvenne allora, il potere provvisorio non ha completamente preso le distanze dal precedente regime. Ma ciò che è sicuro è che da ogni passo compiuto in avanti, per piccolo che sia, non si tornerà indietro’. E' l'analisi tracciata per Televideo da Ahmed Maher, membro fondatore del Movimento del 6 aprile di Piazza Tahrir. ‘Gli islamici hanno finora vinto perché pur nella clandestinità hanno saputo organizzarsi. Noi continueremo a batterci per la libertà e la giustizia sociale anche quando loro saranno al potere. La vera sfida arriverà tra 5-6 anni: allora si cominceranno a vedere i risultati della rivoluzione in corso’.
‘La rivoluzione egiziana sarà ancora molto lunga’, ammette Rabab Al Mahdi, docente di Scienze politiche presso l'università americana del Cairo. ‘Giovani e donne, motori della rivolta, non sono gruppi omogenei, e rappresentano un universo variegato che va assolutamente inserito nei processi decisionali, anche perché la maggioranza della popolazione egiziana ha meno di 30 anni. Le differenze sono molteplici: città e aree rurali, scolarità, reddito ecc. C’è tuttavia una serie di richieste comuni, e su questo la politica dovrà concentrarsi, a cominciare dall'accesso e la qualità dei servizi sanitari, scolastici e sociali, che l’intera popolazione sente come una priorità assoluta’.