di Cinzia Gorini
Come e cosa fare per tutelare bambini e adolescenti, quotidianamente bombardati da notizie e immagini che possono influenzarne negativamente la crescita, garantendo allo stesso tempo, nell’informazione e comunicazione,la libertà d’espressione?
L’argomento, delicato e di ampio respiro, è stato affrontato nel corso di un convegno-seminario di studio, “Informazione tv e minori. E’ vera tutela?”, organizzato a Messina dall’Aiaf (Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i Minori).
Giuristi, giornalisti, docenti di diritto internazionale e costituzionalisti si sono confrontati su questo tema, ricordando le Carte siglate per la salvaguardia dei giovani, dalla Convenzione Onu sui “Diritti del fanciullo” (firmata a New York nel 1989 e ratificata in Italia nel 1991), alla “Carta di Treviso” (codice di autoregolamentazione dei giornalisti) e alle direttive dell’Unione europea, con un occhio alle nuove tecnologie e alla normativa in materia In altri Paesi..
“Abbiamo voluto porre attenzione a tutti i problemi che nascono quando i minori vengono a contatto con i mezzi d’informazione, tv, internet, social network, non solo come soggetti attivi ma anche come soggetti passivi” , spiega l’avvocato Remigia D’Agata, presidente Aiaf Sicilia.
Chi deve provvedere a che contenuti poco adatti ai giovani non appaiano su giornali, su riviste?
“Da parte di chi gestisce l’informazione occorre una maggiore attenzione al rispetto sia delle norme nazionali e internazionali, sia della Carta di Treviso che gli stessi giornalisti si sono dati”, risponde D’Agata, “ i giornalisti dovrebbero evitare scene particolarmente cruente o che coinvolgono minori in situazioni poco opportune”.
Su internet la tutela dei minori è più complicata, aggiunge D’Agata, “per tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, telefonini, videocamere, con le quali si riprende tutto indiscriminatamente e tutto si riversa sul web. Sarebbe forse opportuna un’attenzione maggiore da parte dei genitori”.
La comunicazione “ai tempi di facebook” è l’argomento affrontato da Aldo Mantineo del Dipartimento Formazione Associazione siciliana della stampa. “Noi giornalisti, operatori dell’informazione in genere, dobbiamo avere una consapevolezza diversa rispetto al passato perché il panorama dei mezzi di comunicazione è cambiato. I ragazzi che si avvicinano al mondo dell’informazione molto spesso lo fanno attraverso social network, o blog, e il vero nodo di internet è rappresentato dal fatto che normalmente la verifica (che in tutti i media tradizionali, anche quelli on line viene fatta da redazioni, da giornalisti, specificatamente attrezzati per questo), nel caso di alcuni contenuti presenti sulla rete, scarica questo compito essenziale (dell’attendibilità dell’informazione), sul fruitore finale. E se questa verifica la deve fare un adulto, con la propria esperienza, con i propri mezzi, è un conto, se la deve fare un ragazzino di 12-14 anni, è ben altro”.
Cosa si può fare?
Noi, come giornalisti, dobbiamo avere la consapevolezza dei cambiamenti che ci sono stati negli ultimi 20 anni e che hanno stravolto il modo stesso di fare la professione e dobbiamo riuscire a gestirli, questi cambiamenti, risponde Mantineo “sapendo bene che dall’altra parte i nostri possibili lettori, fruitori, possono anche essere dei ragazzi, che non hanno tutti gli strumenti e l’attrezzatura professionale giusta per poter decodificare quello che è il nostro messaggio. Abbiamo dunque bisogno di entrare direttamente in contatto con loro attraverso un linguaggio che sia facilmente comprensibile ma occorre anche una impostazione di contenuti che sia molto più attenta ai valori”.