Infrastrutture per 4 miliardi di euro


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Riattivato il trattato Italia-Libia

Firmato nel 2008, sospeso nel febbraio 2011 jalil_monti_296

"Il presidente Jalil e io abbiamo deciso di riattivare il trattato di amicizia, la cui applicazione era stata sospesa con l'inizio del conflitto in Libia". Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Mario Monti al termine del colloquio con il capo del Consiglio nazionale transitorio Mustafà Abdul Jalil. "Abbiamo percorso i modi concreti per concentrarci sulle priorità della nuova Libia" ha aggiunto Monti, in conferenza stampa a palazzo Chigi con Jalil.

Il 'Trattato di amicizia tra Italia e Libia fu firmato il 30 agosto 2008 a Bengasi dal premier Silvio Berlusconi e dal leader libico Muammar Gheddafi. L'intesa, ratificata in seguito dal Parlamento italiano e dal Congresso libico, aveva l'ambizione di mettere la parola fine al contenzioso sul passato coloniale italiano in Tripolitania e Cirenaica e aprire un'epoca di cooperazione in campo economico - soprattutto energetico e nel settore delle infrastrutture - e di lotta all'immigrazione clandestina.

Questo fino al 26 febbraio 2011 quando, di fronte all'evidente bagno di sangue che il leader libico Muammar Gheddafi stava imponendo al suo stesso popolo, l'Italia prese le distanze dal rais annunciando - per bocca del ministro della Difesa Ignazio La Russa - la sospensione del Trattato: l'articolo 4 del Trattato stesso impegnava infatti il governo italiano a non concedere le basi dislocate sul territorio nazionale per 'atti ostili' contro la Libia. Cosa che invece sarebbe poi accaduta di lì a breve.

Secondo la lettera del Trattato, l'Italia si impegna a finanziare la realizzazione di infrastrutture sul territorio libico per una spesa complessiva di 5 miliardi di dollari (circa 4 miliardi di euro) nell'arco di 20 anni. L'esecuzione delle opere - tra cui l'autostrada costiera che dovrebbe attraversare tutto il Paese da est a ovest, dall'Egitto alla Tunisia - devono essere concordate da un comitato paritetico ed affidate ad imprese italiane.

Ecco in sintesi i punti salienti dell'accordo:
* PIU' IRES PER L'ENI CHE FINANZIA ACCORDO - L'Eni, in qualita' di principale operatore nel settore della ricerca e della coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, dovra' versare un'addizionale all'imposta sul reddito delle societa' (Ires) pari al 4% dell'utile prima delle imposte. Tale addizionale e' dovuta dal 31 dicembre 2008 al 31 dicembre 2028, coprendo cosi' la durata ventennale del rimborso di 5 miliardi di dollari.

* IMMIGRAZIONE, ITALIA CONTROLLA FRONTIERE TERRESTRI LIBIA - Investimenti per 5 miliardi di dollari in cambio di un rinnovato impegno della Libia a collaborare nella lotta al terrorismo, alla criminalita' organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina, obiettivi peraltro gia' stabiliti dall'accordo del 2000, in vigore dal 22 dicembre 2002. Per contrastare l'immigrazione clandestina, e' previsto un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, che verra' effettuato dalla parte italiana.

* DA ITALIA 200 ABITAZIONI E RESTITUZIONE REPERTI ARCHEOLOGICI - L'Italia si impegna a realizzare alcune iniziative speciali tra le quali la costruzione di 200 abitazioni, l'assegnazione di borse di studio universitarie a studenti libici, la cura delle persone colpite dallo scoppio di mine in Libia presso istituti italiani, il ripristino del pagamento delle pensioni di guerra ai titolari libici e la restituzione di manoscritti e di reperti archeologici trasferiti in Italia in epoca coloniale.

* 150 MLN A ESULI ITALIANI E VISTI PER TORNARE IN LIBIA - Gli italiani espulsi dalla Libia nel 1971, dopo che il colonnello Gheddafi prese il potere con un colpo di Stato che detronizzo' re Idriss, potranno tornarvi con un visto turistico, ma anche per lavoro o per altre finalita'. Agli esuli dalla Libia si riconosce un indennizzo complessivo di 150 milioni da corrispondere nella misura di 50 milioni all'anno dal 2009 al 2011.

* MANOVRE MILITARI CONGIUNTE E ACCORDI INDUSTRIA DIFESA - Con successive discipline dovevano essere definiti i tempi e i modi per lo svolgimento di manovre congiunte e scambio di esperti e tecnici. La collaborazione in questo settore doveva riguardare anche le industrie militari. Italia e Libia si impegnavano anche a collaborare nel settore della non proliferazione delle armi di distruzione di massa e del disarmo.