di M.Vittoria De Matteis
(mv.dematteis@rai.it)
Egoismo e miopia sono il sintomo di ciò che ostacola la crescita della democrazia? Il futuro dei nostri figli e della nostra terra devastata dipenderà prima di tutto dal nostro senso etico, da una democrazia partecipata, oltre che dalle decisioni dei ‘tecnici’? Il costituzionalismo può ignorare questioni di questo genere? A questi e ad altri quesiti ha risposto l’ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky, membro dell’Accademia dei Lincei, e presidente onorario di ‘Libertà e Giustizia’ (associazione apolitica che difende e diffonde i valori della Costituzione, il cui comitato di garanti è composto da Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Umberto Eco, Alessandro Galante Garrone, Claudio Magris, Guido Rossi, Giovanni Sartori e Umberto Veronesi):
“Se il nucleo minimo essenziale della Costituzione e la sua ragion d´essere sono la protezione del diritto di tutti all´uguale rispetto, la risposta - risolutamente - è no, non può ignorarle. Fino al tempo nostro non c´era ragione di affrontarle. Ogni generazione compariva sulla scena della storia in un ambiente naturale e umano che - se pure non era stato migliorato dai padri - certamente non ne era stato compromesso. Il costituzionalismo non ha avuto finora ragioni per occuparsi delle prevaricazioni intergenerazionali. Ma molte ragioni ha oggi, e drammatiche. Le persone di oggi e di domani hanno lo stesso diritto all´uguale rispetto, perché uguale è la loro dignità. Per soddisfare appetiti di oggi, non si è fatto caso alle necessità di domani. Ogni generazione s´è comportata come se fosse l´ultima, trattando le risorse di cui disponeva come sue proprietà esclusive, di cui usare e abusare. Il costituzionalismo si trova oggi di fronte alla sfida di ampliare lo sguardo su una nuova dimensione temporale” dice Zagrebelsky.
“Oggi assistiamo alla separazione nel tempo dei benefici - anticipati - rispetto ai costi, posticipati: la felicità, il benessere, la potenza delle generazioni attuali al prezzo dell´infelicità, del malessere, dell´impotenza, perfino dell´estinzione o dell´impossibilità di venire al mondo, di quelle future. La rottura della contestualità temporale segna una svolta che non può lasciare indifferenti la morale e il diritto. Bisogna prendere atto che la categoria del diritto soggettivo, in tutte le sue varianti di significato (diritti di, da, negativi, positivi, di prestazione, ecc.), è inutilizzabile tutte le volte in cui è rotta l´unità di tempo. È invece la categoria del dovere, quella che può aiutare. Le generazioni successive non hanno diritti da vantare nei confronti di quelle precedenti, ma queste hanno dei doveri nei confronti di quelle; esattamente la condizione della madre, nei confronti del bambino quando lo porta ancora in grembo. Il diritto costituzionale di oggi deve essere un ‘diritto prognostico’, che guarda avanti, fin dove - nel tempo - le previsioni scientifiche permettono di gettare lo sguardo. Ma c´è dell´altro. Il giudizio prognostico non è un giudizio politico; è un giudizio tecnico-scientifico. Il costituzionalismo ha avuto una storia. La questione è se avrà una storia. L´avrà in quanto riuscirà a incorporare nella democrazia, senza annullarla o umiliarla, la dimensione scientifica delle decisioni politiche. Questa, mi pare, è l´ultima sfida del costituzionalismo, l´ultima sua metamorfosi. Laddove l'uomo ha agito libero da ogni debito nei confronti della generazione successiva, alla fine ha autodistrutto la sua stessa società”.
Ecco qual è il punto di questo mondo globalizzato, insiste Zagrebelsky, pensando forse a uno Stato che si dovrebbe comportare come il buon padre di famiglia che riceve in eredità beni per custodirli temporaneamente e mantenerli in buone condizioni per trasmetterli ai suoi figli. E aggiunge, quasi per dare una base giuridica a ciò che sta accadendo in Italia e in Europa: “La prospettiva che si apre è quella di una tutela tecnocratica del potere e della politica”. Un passo necessario, questo, anche se la svolta tecnocratica dovrà per forza essere una parentesi: altrimenti - avverte - c'è il rischio che la sospensione della democrazia costituzionalmente intesa “possa alimentare ideologie illiberali”.